
Scuola, ecco le linee guida dei ricercatori per promuovere la qualità dell’aria
Presentato a Bologna, è il primo documento stilato da enti di ricerca, università e aziende a essere dedicato a questo tema. Dai materiali per edificare le strutture ai sistemi di ventilazione e di filtraggio: come fare per cercare di rendere l’istituto scolastico un ambiente salubre

Nasce il primo documento sulla qualità dell’aria all’interno delle scuole prodotto insieme da enti di ricerca, università e aziende. È stato messo a punto da due Cluster della Regione Emilia Romagna (il cluster è un insieme di più soggetti pubblici e privati intenzionati a perseguire uno stesso obiettivo e punta a fornire informazioni utili a tutti coloro che si occupano di benessere negli edifici scolastici, dove bambini e ragazzi passano diverse ore al giorno)
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I due Clust-ER coinvolti sono “Greentech” e “Build”. Il loro lavoro è stato presentato presentato in anteprima al SAIE di Bologna. Hanno collaborato 15 soggetti: Università di Bologna, Università di Parma, CNR, ENEA, LEAP-Tecnopolo di Piacenza e realtà private come beefrest srl, Certimac, Lab Service Analytica, LAV, OCM Clima, Pollution, Proambiente, Smart Domotics, TCRTECORA, U-Series
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Cercano – insieme – di fornire informazioni su come realizzare e migliorare la manutenzione degli ambienti scolastici del futuro, nell’intenzione di renderli il più possibile salubri
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Fra le altre cose, contiene un insieme di metodologie e buone pratiche in termini di edilizia: per esempio informazioni sui materiali a bassa emissione o sui sistemi ventilazione meccanica forzata ad alta efficienza energetica. Oppure approfondimenti sui sistemi di monitoraggio per la valutazione della qualità dell’aria. Ci sono poi indicazioni sui sistemi per il filtraggio dell’aria e sull’abbattimento di sostanze inquinanti che producono benefici sulla salute degli occupanti
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L’industria, si legge nel documento, si sta muovendo verso materiali capaci di assorbire i cosiddetti cov – composti organici volatili, costituiti da particelle disperse in atmosfera come pollini o spore fungine. Sono poco considerate ma, oltre a generare allergie respiratorie in soggetti sensibili, possono aggregarsi al particolato atmosferico aumentandone la massa

Ci sono poi sostanze contaminanti indoor, come quelle contenute in prodotti utilizzati per le attività scolastiche quali colle e adesivi, e anche all’utilizzo di strumenti di lavoro come stampanti, plotter e fotocopiatrici. Inoltre, prosegue il report, in numerosi studi sulla qualità dell’aria indoor sono state riscontrate anche concentrazioni in tracce di ritardanti di fiamma, ftalati, sostanze perfluoroalchiliche e fragranze sintetiche (Terpeni)

Le stesse persone che occupano gli ambienti chiusi possono essere considerate fonti di inquinamento che incrementano il livello di rischio legato alla qualità dell’aria. Il contagio influenzale o la trasmissione di agenti patogeni per via aerosol (nube d’aria che emettiamo nella fase di espirazione) sono alcuni degli effetti prodotti dalla presenza di più persone all’interno dello stesso ambiente: la pandemia di Covid 19 ne ha messo in luce la pericolosità

Ricambiare l’aria quando il livello di CO₂ cresce in modo eccessivo è l’azione che riduce in maniera significativa il rischio di diffusione di agenti patogeni trasmessi via aerosol all’interno di spazi chiusi. Tuttavia, la ventilazione naturale comporta alcuni svantaggi fra cui forti dispersioni termiche nel periodo invernale (con conseguenti maggiori costi di gestione), ingresso di correnti d’aria fredde e di agenti inquinanti non controllati (polveri sottili e allergeni), l’esposizione ai rumori esterni

Il report consiglia perciò l’introduzione di impianti di Ventilazione meccanica controllata (VMC) o più in generale di impianti aeraulici, che filtrano l’area in ingresso
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