
Emergenza nucleare, dallo stare al chiuso allo iodio: cosa prevede il piano dell'Italia
Il nostro Paese ha aggiornato il documento con le linee guida e le misure da adottare in caso di incidenti. La firma sul documento è arrivata a qualche giorno di distanza dall'attacco all'area di una centrale nucleare in Ucraina, ma gli esperti rassicurano: "Situazione sotto controllo"

Con la speranza che non serva e che si tratti solo di una misura di precauzione, il governo ha aggiornato dopo 12 anni il Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari. Si tratta di un documento che "individua e disciplina le misure necessarie a fronteggiare le conseguenze di incidenti in impianti nucleari di potenza ubicati 'oltre frontiera', ossia impianti prossimi al confine nazionale, in Europa e in Paesi extraeuropei"
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La bozza del testo è stata firmata da Fabrizio Curcio, capo della Protezione Civile (in foto), in quanto sarebbe proprio quest’ente - in caso di allarme - a dare indicazioni su modalità e tempi di attuazione di un eventuale intervento di profilassi
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Il chiarimento arriva dall’Istituto Superiore di Sanità che sottolinea anche che non c’è alcun bisogno di prendere farmaci ora né di ricorrere alle pillole di iodio stabile tanto richieste ora in farmacia. “Bisogna evitare questo fai da te ingiustificato”, aveva chiarito nei giorni scorsi l'assessore alla Salute del Lazio Alessio d’Amato
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La firma sul documento è arrivata a qualche giorno di distanza dall’attacco alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, ma a quanto si apprende l'aggiornamento era iniziato mesi fa, tant'è che il piano è tarato su vari tipi di incidente e prende in considerazione scenari diversi nel caso in cui questi dovessero avvenire in un impianto posto entro 200 km dai confini nazionali, in uno oltre quella distanza oppure in una centrale in territorio extraeuropeo
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Il programma si articola in tre fasi, considerate in base all'evoluzione dello scenario incidentale, e prevede varie misure. Una di queste è il "riparo al chiuso", con l'indicazione alla popolazione di "restare nelle abitazioni, con porte e finestre chiuse e i sistemi di ventilazione o condizionamento spenti, per brevi periodi di tempo, con un limite massimo ragionevolmente posto a due giorni"
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La Repubblica spiega che verrebbe attuata nel caso in cui l'incidente avvenisse entro i 200 km. In quelle aree, secondo quanto si apprende, ci sarebbe anche un "blocco cautelativo del consumo di alimenti e mangimi prodotti localmente (verdure fresche, frutta, carne, latte), blocco della circolazione stradale, misure a tutela del patrimonio agricolo e zootecnico"

Molto importante, in questo caso, sarebbe anche la iodioprofilassi, "una efficace misura di intervento per la protezione della tiroide, inibendo o riducendo l'assorbimento di iodio radioattivo, nei gruppi sensibili della popolazione". Nella bozza si legge che "il periodo ottimale di somministrazione di iodio stabile è meno di 24 ore prima, e fino a due ore dopo l'inizio previsto dell'esposizione”

Il documento specifica che “risulta ancora ragionevole somministrare lo iodio stabile fino a otto ore dopo l'inizio stimato dell'esposizione” mentre è sconsigliato farlo dopo le 24 poiché questo potrebbe causare più danni che benefici (prolungando l'emivita biologica dello iodio radioattivo che si è già accumulato nella tiroide)

Secondo quanto si apprende, la misura della iodoprofilassi è prevista per le classi di età 0-17 anni, 18-40 anni e per le donne in stato di gravidanza e allattamento. “Il Ministro della Salute può decidere l'attivazione delle procedure per la distribuzione di iodio stabile nelle aree interessate"

Se l'incidente avvenisse in un'area più lontana - per esempio in Ucraina - verrebbero attuate misure meno rigide. Nel piano si parla per esempio del controllo della filiera produttiva, definizione di eventuali restrizioni alla commercializzazione di prodotti agroalimentari, limitazione all'importazione di beni e derrate alimentari e controlli al rientro nel Paese sui cittadini italiani che dovessero essere stati esposti alle radiazioni

Il Piano definisce anche i compiti a livello locale. Alle autorità spetta fornire comunicazioni tempestive alla popolazione - come il tempo di inizio e la durata del riparo al chiuso e istruzioni specifiche alle scuole - e far fronte ai bisogni primari della popolazione. Le Regioni hanno un compito importante perché sono in contatto con le Asl che effettuano i controlli e ci sono poi una serie di attività previste nei territori che scatterebbero in caso di necessità (Nella foto il Presidente della Conferenza dei Presidenti delle Regioni Massimiliano Fedriga)

Fabrizio Curcio aveva sottolineato che sui rischi di fughe "di radioattività, l'Italia è in stretto contatto" con i vari enti di controllo. Chiaramente "vorremmo non doverlo attuare", aveva spiegato il capo della Protezione Civile. In un’intervista a La Repubblica, Maurizio Pernice, direttore dell’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare, ha fornito ulteriori rassicurazioni

“Viste le distanze con l’Ucraina, per noi il parametro di riferimento resta Chernobyl. Nel senso che un eventuale incidente potrebbe avere in Italia le stesse ricadute dell’86 [anno della tragedia di Chernobyl] quindi non dirette sulle persone, ma sul territorio”. E ancora: “Oggi diciamo che la situazione è sotto controllo nonostante dalle centrali ucraine non si riesca ad avere informazioni attendibili perché il sistema di controllo europeo non ha rilevato alcuna anomalia significativa"