
Scuola, rientro in aula. Dad e quarantena in base a fasce d’età: le proposte delle Regioni
Il governo non intende ritardare la riapertura degli istituti prevista per il 10 gennaio, come chiede ad esempio il governatore della Campania De Luca. Allo studio di Palazzo Chigi le proposte dei territori che differenziano regole su didattica a distanza e quarantena in base alle fasce d’età e ai gradi di istruzione. All’asilo si tornerebbe a casa con un solo caso Covid, alle elementari e in prima media con due positività, dalla seconda media in su con tre alunni contagiati

Si avvicina la riapertura delle scuole e il governo, insieme ai presidenti delle Regioni, sta valutando nuove norme in tema di quarantena nel caso in cui vengano riscontrati casi di positività al Covid-19 in una classe. Sembra al momento abbandonata la scelta di differenziare le misure per studenti vaccinati e non vaccinati. Si punta invece ad aumentare la soglia di casi positivi oltre la quale si ritornerebbe temporaneamente in didattica a distanza. Le misure dovrebbero essere discusse nel Consiglio dei ministri previsto per oggi, 5 gennaio
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Il fine ultimo, come sottolineato più volte dal ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi (in foto), è “garantire la scuola in presenza e in sicurezza”. Nella bozza di protocollo presentata dai governatori vengono previste regole diverse sulla base delle fasce d’età degli alunni. Palazzo Chigi si dice preoccupato soprattutto per gli studenti tra i 5 e gli 11 anni, che soltanto dallo scorso 16 novembre sono vaccinabili, e per quelli ancora più giovani, al momento esclusi dalla campagna di vaccinazione
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ASILI – Nelle scuole dell’infanzia – dove non è obbligatorio indossare le mascherine protettive e dove gli alunni non sono vaccinabili - si finirebbe in quarantena per una settimana dopo il riscontro di un caso di positività al coronavirus. Previsto un tampone, molecolare o antigenico, prima di tornare in aula
Scuola, Zaia: "Non sarebbe una tragedia il rientro a febbraio"
SCUOLE ELEMENTARI E PRIMA MEDIA – Diverse le proposte delle Regioni per le scuole elementari e la prima media. Con un solo caso Covid, si resterebbe infatti in classe, senza interruzione delle lezioni in presenza. Si attiverebbe però l’autosorveglianza, con la raccomandazione di astenersi dalla frequentazione di ambienti differenti dalla scuola senza essersi prima sottoposti a tampone
Scuola, cosa chiedono le Regioni per il rientro in classe
Con due casi Covid, di cui il secondo confermato entro dieci giorni dal primo, scatterebbero dieci giorni di quarantena per tutti. Per il rientro in aula viene previsto l’obbligo di presentare l’esito negativo di un test, molecolare o antigenico
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SCUOLE SECONDARIE DI PRIMO E SECONDO GRADO - Per gli alunni dalla seconda media in su, lo stop alla frequenza, con relativa quarantena di sette giorni, verrebbe disposto solamente se i casi di coronavirus nella stessa classe arrivassero a quota tre. Fino a due positività si resterebbe in classe in regime di autosorveglianza. Per tornare a lezione sarebbe necessario presentare il risultato negativo di un tampone
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Inizialmente era circolata la voce anche di un’altra possibilità prevista dalle Regioni: si sarebbe entrati in quarantena, alle elementari e in prima media, solo con quattro o più contagi

STOP A EDUCAZIONE FISICA E CANTO – Tra le altre misure chieste dai governatori per gestire la diffusione del virus nelle scuole c’è anche l’invito a "evitare la ripresa delle attività di educazione fisica, canto e utilizzo di strumenti a fiato; verificare la correttezza del consumo dei pasti in mensa”

Oltre ai protocolli per le quarantene degli studenti e la messa in sicurezza degli istituti si discute anche se sia il caso di riaprire o meno le scuole in un momento segnato da un esponenziale aumento dei casi Covid. Si dice sicuro del rientro in aula il sottosegretario alla Salute Andrea Costa. Più dubbioso il governatore del Veneto Luca Zaia (in foto): "Tifiamo tutti per la ripartenza il 10 gennaio, ma se ce lo consigliassero gli scienziati, non sarebbe una tragedia rinviare all'inizio di febbraio", ha detto in un’intervista al Corriere della Sera

Così anche il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca (in foto), che propone di chiudere gli istituti per 20 o 30 giorni, in modo da favorire così le operazioni di vaccinazione sugli studenti. Mentre i presidi accolgono con favore la previsione delle riaperture entro il 10 gennaio, alcuni sindacati scolastici la pensano diversamente

Così l’Anief, che ha definito “folle” l’ipotesi di un ritorno in presenza. "L'anno scorso - spiega il presidente, Marcello Pacifico - con una curva di contagi dieci volte inferiore si ritornava al 50% a fare la didattica a distanza. Quest'anno con i casi in crescita esponenziale decidiamo che i contatti stretti non contano più nulla”