
Green Pass, dal dibattito sulla durata ai test rapidi: cosa dicono gli esperti
Il governo studia nuove misure per contrastare l’aumento dei casi Covid e la diffusione della variante Omicron, fra cui una durata della certificazione verde più breve e più simile a quella della copertura vaccinale. Una decisione che trova il parere favorevole di diversi scienziati. Resta il nodo della scarsa attendibilità dei test rapidi. Crisanti: “Consentire la larghissima diffusione dei tamponi antigenici come lasciapassare sociale è stato un contributo alla diffusione del virus"

La risalita dei casi Covid e l’avanzata della variante Omicron in Italia spingono il governo a pensare a nuove misure per arginare la pandemia, che saranno discusse in una cabina di regia a Palazzo Chigi presieduta dal presidente del Consiglio Mario Draghi e in un Cdm, entrambi previsti il prossimo 23 dicembre. Fra le ipotesi sul tavolo anche quella di ridurre i tempi di durata del Green Pass a 5 mesi, per renderli più simili a quelli della copertura vaccinale
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Sul tavolo però, se i numeri sulla variante dovessero rivelarsi più preoccupanti del previsto, ci sono anche le ipotesi sull'estensione dell'obbligo vaccinale ad altre categorie lavorative come quelle a contatto con il pubblico (si pensa in particolare alla pubblica amministrazione) oppure l'estensione del Super Green Pass agli stessi ambiti
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Nicola Magrini, direttore generale dell'Aifa, ha detto in un’intervista a La Stampa che è razionale l'ipotesi di ridurre ad esempio da 9 a 6 mesi la validità del Green Pass, "per evitare discrepanze con i tempi previsti per la terza dose"
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Anche secondo Walter Ricciardi, primo consulente del ministro della Salute Roberto Speranza, “bisogna adeguare il passaporto verde alla protezione. Se questa diminuisce ed è necessario fare la terza dose, bisogna dare il Green Pass solo a chi fa la terza dose. Oppure deve essere ridotto il tempo per cui viene rilasciato e la sua validità"
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La durata del Green Pass di 9 mesi quando l'immunità data dai vaccini inizia a calare dopo 5 "è un'apparente contraddizione, ma si tratta di una mediazione comprensibile - dice a La Stampa l'infettivologo Massimo Galli - Nove mesi intanto sono l'indicazione che l'immunità non è infinita, ma va rinnovata con dei richiami come la terza dose e poi chissà. Possono sembrare troppi, però la caduta della risposta immunitaria a partire da 5 mesi è parziale e non riguarda tutti"
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Dopo la terza dose, aggiunge Galli, 9 mesi di Green Pass "mi pare un'altra mediazione comprensibile tra due scuole di pensiero”. Una più ottimistica che afferma "la terza dose duri a lungo". Una più pessimistica che tiene conto della capacità di variare del virus non escludendo richiami più o meno annuali". Se si rispettano i tempi delle dosi il rischio di rimanere scoperti "è minimo", per quanto "suggerirei di anticipare la terza dose a chi ha fatto AstraZeneca e Johnson&Johnson", dando loro "un diritto di prelazione, come ad anziani e immunodepressi"

"Dopo 5 mesi il Green Pass perde ogni giorno un po' di validità rispetto alla circolazione del virus - sostiene a Buongiorno su Sky TG24, Guido Rasi, ex direttore esecutivo Ema e consulente del commissario straordinario per l'emergenza Covid Figliuolo - Se fossimo in una situazione di bassa circolazione non sarebbe un problema, ma in un momento di alta circolazione come questo bisogna anche pensare di ridurre la durata del pass"

"Oggi il Green Pass ha una validità, tra 15 giorni potrebbe averla di meno", ha detto ancora Rasi a Mezz'ora in +, spiegando che tutto dipenderà dagli effetti della nuova variante. “Con un'altra variante completamente diversa le cose possono cambiare". Di fronte all’"attuale circolazione del virus e all'ipotesi di una variante che infetti anche in presenza dello status di vaccinato - spiega - oltre al fatto che sei vaccinato, in un dato evento dobbiamo sapere anche che in quel preciso momento non sei infettato"

Secondo il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, che ha parlato a Sky TG24, va valutata la possibilità di ridurre la durata del Green Pass in considerazione della ridotta protezione dei vaccini dopo 5 o 6 mesi. In merito il sottosegretario spiega: "È vero che c'è una riduzione dell'immunità ma non è una riduzione istantanea da 100 a zero, bensì una discesa graduale. Attendiamo le indicazioni della comunità scientifica dopo di che la politica dovrà prendere atto"

Anche il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, a Timeline, su Sky TG24, spiega che "un adattamento del Green Pass potrebbe essere necessario, i dati sulla riduzione della protezione con la seconda dose sono onnicomprensivi di qualunque età e più si è anziani più è probabile che questa immunità residuale diminuisca. Con la variante Omicron è possibile che possa servire un ridimensionamento di quella che è la durata del Green Pass, però aspetterei dati conclusivi"

Un altro tema legato alla certificazione è quello dei tamponi rapidi. Secondo Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di microbiologia e virologia di Padova, i test molecolari "sono l'unica misura che ha sempre funzionato. Consentire la larghissima diffusione dei tamponi antigenici come lasciapassare sociale è stato un contributo alla diffusione del virus". Fra gli errori più grandi "l'inserimento nel sistema del Green Pass dei test antigenici. Una misura che dovrebbe bloccare i contagi, li favorisce avendo un'attendibilità molto bassa"