Scuola e quarantena, le Regioni vanno in ordine sparso. I presidi: "Serve uniformità"
Con i primi contagi emergono le differenze tra Regioni sulla gestione dell’isolamento. Sono le Asl a valutare la situazione caso per caso. Per questo l’Associazione presidi chiede protocolli uguali per tutti al ministero della Salute. Nel frattempo si riflette sulla necessità di ridurre il tempo di isolamento. Ad oggi nella maggior parte dei casi con uno studente positivo viene messa in quarantena tutta la classe, poi viene fatto il tampone dopo 7 giorni ai vaccinati, dopo 10 ai non vaccinati
La scuola è iniziata da dieci giorni ma con i primi contagi tornano le classi in quarantena. Ed emergono le differenze tra Regioni: c’è chi mette tutta la classe in isolamento, chi si limita a una microbolla, e chi lascia a casa il solo contagiato, come in Veneto
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Il punto fermo è fare in modo di non chiudere più intere scuole. Ma ad oggi le regole per decidere la quarantena sono lasciate alle singole Regioni. "La circolare del ministero della Salute dà una definizione generale, poi le Asl determinano i protocolli”, spiega Cristina Costarelli presidente dei presidi del Lazio
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Per questo è arrivato l’appello dei presidi che sollecitano un'uniformità a livello nazionale nella gestione degli isolamenti, per evitare il caos e la confusione. “Il ministero della Salute e il Comitato tecnico scientifico devono stabilire quali sono le regole valevoli per tutti”, ha detto Mario Rusconi, presidente dell'Associazione presidi (Anp) di Roma
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“Chiediamo che i vari assessorati alla Salute diano indicazioni alle Asl, poiché le aziende sanitarie si muovono in maniera diversa caso per caso, a volte anche nello stesso territorio regionale. È il caos", spiega ancora Rusconi
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Sulla necessità di riflettere sulla riduzione della quarantena si dice convinto il sottosegretario alla Salute Andrea Costa: "È un tema sentito sul quale la politica è chiamata a fare una riflessione e assumersi una responsabilità sulla base anche delle indicazioni scientifiche del Comitato tecnico”
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L'obiettivo che abbiamo raggiunto è stato iniziare l'anno scolastico in presenza ma adesso l'obiettivo più grande è proseguire in presenza. Una valutazione sulla riduzione delle quarantene deve essere assolutamente presa in considerazione", ha dichiarato Costa
Fino a oggi, nella maggior parte dei casi, se viene trovato uno studente positivo viene messa in quarantena tutta la classe. Come secondo passo, viene fatto il tampone dopo 7 giorni ai vaccinati, dopo 10 ai non vaccinati
Ma, ad esempio, in Emilia-Romagna sono considerati “contatti stretti” da mettere in quarantena solo i vicini di banco, anche se tutti sono chiamati a fare un tampone con urgenza
È ancora presto per un monitoraggio completo sulle classi in quarantena, ma ci sono dati che arrivano dal territorio e dalle singole scuole. In Piemonte sono una settantina le classi in quarantena, soprattutto alle elementari e alle materne
All'incirca 40 in Puglia, almeno altrettante nella sola Firenze, dove complessivamente i casi di positività dell'inizio delle lezioni sono 75. Nell'Agrigentino otto classi sono rimaste a casa per un professore no vax risultato positivo
In Lombardia 3.075 studenti sono stati messi in quarantena, come ha riferito il coordinatore della campagna anti Covid della Regione, Guido Bertolaso. Solo nella provincia di Milano e Lodi sono 90 le classi in isolamento
Nel frattempo, negli Usa, si fa strada un nuovo modo di intendere la quarantena per gli studenti. Si tratta dell’approccio “test to stay”: chi è stato esposto al virus può rimanere a scuola purché si sottoponga quotidianamente a un tampone e mantenga le misure di prevenzione
Un sistema simile è stato adottato in Alto Adige, che ha proposto uno screening a tappeto agli studenti: quelli che aderiscono non dovranno andare in quarantena in caso di positività di un compagno di classe