L'Abc del G8 di Genova del 2001. VIDEO

Cronaca

Pamela Foti

A vent'anni di distanza, ci sono parole entrate nell'immaginario collettivo. Partiamo da quelle per definire il perimetro entro cui sono avvenuti i fatti

A Genova, dal 20 al 22 luglio 2001, si riuniscono gli otto Grandi della Terra: George W. Bush, Vladimir Putin, Tony Blair, Jacques Chirac, Gerhard Schröder, Junichiro Koizumi, Jean Chrétien e Silvio Berlusconi. All'ordine del giorno del vertice del G8, la gestione economica mondiale, il commercio internazionale e il rapporto con i Paesi in via di sviluppo. Negli stessi giorni, i movimenti no-global e le associazioni pacifiste danno vita a Genova a manifestazioni di dissenso per chiedere un'economia più equa e meno globalizzata: il loro slogan più famoso è "un altro mondo è possibile" (MUSICA RIBELLE, IL PODCAST). Nelle manifestazioni, inizialmente pacifiche, la tensione sale e si verificano scontri tra manifestanti e polizia che arrivano fino al punto di non ritorno: la morte di Carlo Giuliani, l'incursione alla Diaz, i fatti della caserma di Bolzaneto (IL RACCONTO - LO SPECIALE). A vent'anni di distanza ci sono parole entrate nell'immaginario collettivo. Partiamo da quelle per definire il perimetro entro il quale sono avvenuti i fatti di 20 anni fa (IL LONGFORM).

A come Alimonda

È la piazza dove il 20 luglio 2001, alle 17.27, viene ucciso Carlo Giuliani. Aveva 23 anni. Il proiettile calibro 9 sparato dalla Beretta del carabiniere Mario Placanica lo colpisce in faccia, sullo zigomo sinistro. È in quel momento che un'intera generazione scopre che si può morire in manifestazione.

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B come Black Bloc

Non si tratta di un movimento, più di singoli individui che agiscono in gruppo e sono uniti nelle intenzioni: cercare lo scontro violento con le forze dell'ordine nel corso di manifestazioni pacifiche. Si vestono di nero e la tecnica di guerriglia urbana è sempre le stessa: si infiltrano nei cortei e poi, armati di spranghe, bastoni e alle volte anche molotov si dividono per compiere devastazioni. È così che hanno fatto anche al G8. Da quel momento, a Genova, chiunque indossa un capo d'abbigliamento nero viene definito 'black bloc'.

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C come città

La città di Genova, ferita, insanguinata, assediata, blindata. È qui che si parla per la prima volta di "zona rossa", termine diventato di uso comune in questo periodo di pandemia. Nei giorni del G8, Genova viene divisa in tre zone: quella rossa per l'appunto, interdetta, per consentire la tranquillità al vertice dei Grandi che si tiene a Palazzo Ducale; quella gialla in cui i movimenti sono limitati; quella verde dove possono svolgersi le manifestazioni. Gli elicotteri sorvolano costantemente la città e sempre che sfiorino le teste, vengono istituiti check-point, erette mura metalliche, sigillati i tombini. Viene persino vietato stendere le mutande ai balconi. Genova, in quei giorni di luglio di 20 anni fa, è al centro del mondo e bisogna mostrare un po' di decoro. Il vertice tra gli otto Grandi della Terra inizia ufficialmente venerdì 20 luglio. Poi è il caos: negozi saccheggiati, auto distrutte, cassonetti divelti. Cariche e manganellate che a un certo punto colpiscono indiscriminatamente chiunque si trovi sotto tiro. L'aria diventa irrespirabile a causa dei gas CS, gli occhi bruciano per i lacrimogeni, il sangue scorre sui visi, per le strade, le piazze, i gradini di una scuola.

G8 GENOVA SCONTRI BLACK BLOCK MANIFESTAZIONE CONTRO IL LA RIUNIONE DEL G8 DI GIOVANI NO GLOBAL, PACIFISTI E MOVIMENTI DI SINISTRA, CON GRAVI INCIDENTI TRA MANIFESTANTI E FORZE DELL'ORDINE TAFFERUGLI (GENOVA - 2001-07-23, Mantero Letizia) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate

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D come Diaz 

Il nome della scuola dove, la sera del 21 luglio 2001, polizia e carabinieri fanno irruzione e metto in atto quello che per Amnesty International è "la più grande sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la Guerra Mondiale", e che il vicequestore Michelangelo Fournier definisce anni dopo una "macelleria messicana". Gli agenti hanno il volto coperto, sono armati di tonfa, manganelli di gomma rigida e armi non in dotazione. Dopo un violento pestaggio, tutte le 93 persone che dormono all'interno della scuola vengono fermate. In 63 sono ferite, tre in prognosi riservata con fratture multiple. Chi non esce in barella dalla scuola viene portato alla caserma di Bolzaneto, che si trasforma in un Garage Olimpo italiano. "A Bolzaneto fu tortura", scrive la Corte di Strasburgo in una sentenza del 2017 (STRASBURGO: I RICORSI DEI POLIZIOTTI DELLA DIAZ SONO "INAMMISSIBILI" - VERITÀ PROCESSUALE "MONCA").

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