
Covid, 7 italiani su 10 pronti a vaccinarsi: la rilevazione Istat sulla pandemia
Dal report "I cittadini durante la seconda ondata epidemica" emerge che l'80,2% dei cittadini ritiene utili le misure adottate per contrastare la pandemia. Secondo uno studio di Coldiretti sul comportamento dei cittadini durante l'emergenza, invece, il 70% ha rinunciato a pranzi e cene in casa di parenti e amici e quasi 9 su 10 (86%) hanno detto addio a bar, ristoranti. Capitolo lavoro: secondo un'indagine Censis per 4 persone su 10 lo smartworking genera disuguaglianze

“Sette cittadini su 10 sono disponibili a vaccinarsi" nella campagna di immunizzazione contro il Covid. È quanto emerge dal report dell'Istat "I cittadini durante la seconda ondata epidemica: 12 dicembre 2020 - 15 gennaio 2021", pubblicato oggi
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Ai cittadini è stato chiesto di esprimere la loro posizione rispetto alla seguente affermazione: "Se un vaccino Covid-19 diventa disponibile ed è consigliato, lo farei". Più precisamente, il 70,3% esprime accordo, più di 4 persone su 10 esprimono un accordo assoluto. Esprime incertezza il 12,0% dei cittadini. Il rimanente 17,8% si colloca su posizioni che esprimono disaccordo
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Nel report Istat spazio anche all’opinione degli italiani sulle misure restrittive per contenere i contagi. Analogamente a quanto rilevato durante il primo lockdown, quattro cittadini su cinque (80,2%) continuano a ritenere utili le misure adottate dal governo e chiare le informazioni ricevute sui comportamenti da adottare (82,8%).
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L'Istat fa notare che "non si osservano variazioni significative in base alle caratteristiche sociodemografiche né sul territorio" ma che "queste percentuali per quanto molto elevate sono comunque un po' più basse di quelle registrate in pieno lockdown"
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Probabilmente - aggiunge l'Istat - il sistema dei colori e la conseguente differenziazione dei comportamenti da tenere sui territori può avere generato qualche incertezza, diversamente da quanto accaduto durante il lockdown in cui le regole erano particolarmente stringenti e soprattutto uguali su tutto il territorio nazionale
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Nel report Istat anche una rilevazione sull’utilizzo delle mascherine: nel periodo compreso fra il 12 dicembre 2020 e il 15 gennaio 2021 il 93,2% dei cittadini ha detto di averne fatto sempre uso nei luoghi aperti, il 5,9% lo ha fatto spesso
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In presenza di persone non conviventi, inoltre, l'84% ha usato sempre le mascherine anche in luoghi al chiuso
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Inoltre, emerge dall'indagine Istat, in un giorno medio della settimana, durante la seconda ondata, è uscito il 58,3% dei cittadini di 18 anni e più. Il 41,7% è rimasto in casa. Il 63% di chi è uscito lo ha fatto una sola volta, il 27,7% due volte e i rimanenti più di due volte

Rispetto al pieno lockdown (28,0%) è aumentata la quota di persone che sono uscite, ma si è ben lontani dalla normalità. L'87,2% della popolazione afferma di uscire meno spesso rispetto al periodo pre-pandemico

Sul tema dell'informazione, dall'indagine Istat emerge che anche per l'emergenza sanitaria, la televisione è il mezzo più frequentemente utilizzato dalle persone per informarsi: lo ha indicato il 91,4% degli intervistati. Seguono, ma in posizione molto distaccata, i giornali (37,6%), i social media (22,2%) e i contatti con gli operatori sanitari (18,2%)
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Gli operatori sanitari, insieme ai giornali, sono una fonte informativa a cui si ricorre più spesso nelle regioni del Nord rispetto alle altre zone del Paese (42,4% a fronte del 34,3% del Mezzogiorno e del 32,2% del Centro)

Tra i giovani, la graduatoria dei mezzi di informazione più utilizzati per informarsi sull'emergenza sanitaria vede al secondo posto i social network, indicati dal 46,8% dei 18-24enni contro il 6,5% di chi ha tra i 65 e i 74 anni di età

Anche celebrità e influencer occupano una posizione non trascurabile tra gli under 25, che li utilizzano come fonte di informazione nel 12,8% dei casi (a fronte di un dato medio del 3,9%)

Da un'analisi della Coldiretti su dati Istat, invece, emerge che il 70% ha rinunciato a pranzi e cene in casa di parenti e amici e quasi nove italiani su dieci (86%) hanno detto addio a bar, ristoranti, pizzerie evitando di andare fuori per colazione, pranzo o cena a causa dell'emergenza Covid

Un auto isolamento a tavola che, precisa la Coldiretti, ha effetti sul piano delle relazioni sociali soprattutto per le molte persone sole e anziane

La situazione, precisa la Coldiretti, rischia di aggravarsi per le prossime festività di Pasqua visti i limiti fissati in tutta Italia per contenere la pandemia, con un perdita stimata per sole 2 settimane di 3,2 miliardi per la chiusura di tutti i servizi di ristorazione

La Coldiretti ricorda che sono 7 milioni gli italiani che tradizionalmente pranzano fuori casa a Pasqua spendendo circa 400 milioni, mentre il 32% dovrà rivedere i propri programmi nel lungo weekend di Pasquetta dedicato tradizionalmente alle gite fuori porta, alle visite a parenti e amici e alle vacanze

Duramente colpiti in questo periodo gli oltre 24mila agriturismi italiani, una vacanza particolarmente apprezzata con l'arrivo della primavera

Sul capitolo lavoro, dove le conseguenze della pandemia sono molto evidenti, dal quarto rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale, realizzato in collaborazione con Eudaimon e il contributo di Credem, Edison e Michelin, emerge che in Italia sono 9,4 milioni i lavoratori che hanno paura di perdere il posto e di rimetterci il reddito nell'attuale fase della pandemia

Gli operai spaventati sono 3 su 4. Ma l'87% delle aziende è ottimista sulla ripresa. Più welfare aziendale, dicono imprese e lavoratori: se fosse esteso a tutto il settore privato arriverebbe a un valore di 53 miliardi di euro

In particolare, 4,6 milioni di italiani temono di andare incontro a una riduzione del reddito, 4,5 milioni prevedono di dover lavorare più di prima, 4,4 milioni hanno paura di perdere il posto e di ritrovarsi disoccupati, mentre 3,6 milioni di essere costretti a cambiare lavoro

Del resto - si legge nel documento - nonostante il blocco dei licenziamenti stabilito per decreto, nel 2020 non sono stati rinnovati 393.000 contratti a termine
Dallo stesso rapporto Censis emerge che per 4 lavoratori su 10 lo smart working genera nuove disuguaglianze e divisioni in azienda, e che quindi il lavoro da casa è un fenomeno a due facce, apprezzato da chi lo pratica e temuto da chi non può permetterselo

Secondo il report, il 31,6% dei lavoratori ha sperimentato il lavoro da remoto: il 51,5% dei dirigenti, il 34,3% degli impiegati e il 12,3% degli operai

Sono contrastanti i giudizi espressi. Il 52,4% di chi pratica il lavoro a distanza lo apprezza e vorrebbe che restasse anche in futuro, invece il 64,4% di chi lavora in presenza lo teme. Per il 37% dei "lavoratori agili" il proprio lavoro è rimasto lo stesso di prima, per il 35,5% è peggiorato e per il 27,5% è migliorato