
Il governo dovrà rivedere il calendario e obiettivi fissati in precedenza dopo i ritardi nella consegna delle dosi da parte di Pfizer e i tagli annunciati da AstraZeneca. Il ministro Boccia ha già convocato le Regioni assieme a Speranza e ad Arcuri per aggiornare il piano presentato al Parlamento il 2 dicembre. Viceministro Sileri: "A causa dei ritardi, vaccino per over 80 slitta di circa un mese". Pfizer: "Settimana prossima fornitura torna a regime"

Il governo è costretto a rimodulare il piano vaccini e a rivedere gli obiettivi dopo i ritardi nella consegna delle dosi da parte di Pfizer e dopo i tagli annunciati da AstraZeneca. Il premier Giuseppe Conte e il commissario per l’emergenza Covid-19 Domenico Arcuri hanno annunciato l’intenzione di muoversi legalmente contro le case farmaceutiche. Ma ecco, sul piano pratico, come dovrebbe cambiare il piano vaccini
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Secondo quanto dichiarato dal viceministro alla Salute, Pierpaolo Sileri, le riduzioni di dosi comunicate da Pfizer e da AstraZeneca "faranno slittare di circa quattro settimane i tempi previsti per la vaccinazione degli over 80 e di circa 6-8 settimane per il resto della popolazione"
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Sileri ha ribadito che le dosi a disposizione saranno utilizzate anzitutto per effettuare il richiamo nei tempi previsti a coloro che hanno già ricevuto la prima somministrazione, cioè soprattutto per gli operatori sanitari. "Tra due settimane, se tutto va bene - ha detto il viceministro - avremo un mercato con i tre vaccini: il che significa riprendere con maggior forza, completare la vaccinazione per i medici e gli infermieri e cominciare con gli over 80"
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L'esecutivo, con il ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia, ha già convocato le Regioni assieme a Speranza e Arcuri per aggiornare quello presentato dal ministro della Salute al Parlamento il 2 dicembre
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Contattata da Sky TG24, Pfizer ha fatto sapere: "Dalla prossima settimana la fornitura del vaccino da parte di Pfizer tornerà a regime". La società farmaceutica ha anche specificato che "dall'8 al 18 gennaio sono state inviate le fiale previste, poi c'è stata la riduzione a causa del riadattamento del sito produttivo belga. Con la decisione del Governo di somministrare 6 dosi anziché 5, Pfizer ha ridotto il numero di fiale, ma non di dosi previste, che resta lo stesso". C'è "un fraintendimento nel conteggio delle dosi che non è il conteggio delle fiale"
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Le prime dosi di Astrazeneca, se il vaccino avrà il via libera dell'Ema, entro fine gennaio, arriveranno il 15 febbraio, poi ancora il 28 febbraio e il 15 marzo. In base al piano iniziale, nel primo trimestre del 2021 sarebbero dovute arrivare in Italia, dalle diverse case farmaceutiche, complessivamente 28 milioni e 269mila dosi. Una quantità che, ormai è evidente a tutti, non sarà rispettata: entro la fine di marzo le dosi a disposizione saranno meno di 15 milioni, dunque circa la metà di quanto previsto
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Astrazeneca ha infatti confermato la riduzione a causa di un problema alla produzione, un taglio del 60% che, hanno spiegato sia Conte sia Arcuri, per l'Italia significherebbe passare da 8 milioni a 3,4 milioni di dosi. Alle quali si dovrebbero aggiungere gli 8,7 milioni di Pfizer (se l'azienda americana tornerà alle forniture iniziali) e il milione e 300mila di Moderna
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L'impegno prioritario (fase 1), quello di vaccinare entro marzo tutti gli operatori sanitari e sociosanitari, ospiti e personale delle Rsa, over 80 e pazienti fragili, oncologici, cardiologici e ematologici, potrebbe ancora essere centrato. Si tratta, infatti, in tutto di quasi 7 milioni di italiani
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Anche se il governatore della Liguria Giovanni Toti ha detto a La Stampa: "I ministri Boccia e Speranza e il commissario Arcuri sono preoccupanti. Il termine della fase uno slitterà di due settimane, a causa del rallentamento delle consegne di vaccini Pfizer previsto per la prossima settimana. Ad ora ci è stato comunicato che i tagli dovrebbero riallinearsi intorno alla metà di febbraio”

Resta un’incognita il periodo in cui saranno vaccinate le altre categorie: nella fase 2, da aprile a giugno 2021, originariamente sarebbe dovuto toccare ai 13 milioni e 400mila italiani tra i 60 e i 79 anni, i 7 milioni e 400mila con almeno una comorbilità cronica

A questi si aggiunge il personale dei servizi essenziali che in un primo momento rientravano nella fase 3, in programma da luglio a settembre 2021: insegnanti e personale scolastico, forze di polizia, personale delle carceri e detenuti, le persone con patologie di moderata gravità di ogni fascia d’età

Nell'ultima fase che probabilmente avrebbe dovuto prendere il via da ottobre 2021 (fino a dicembre) si sarebbe dovuto procedere con la somministrazione del vaccino alla restante parte della popolazione (con età superiore ai 16 anni)

Adesso si dovranno rivedere gli obiettivi, come ha confermato il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli: "La riduzione della capacità produttiva di AstraZeneca richiederà la rimodulazione della campagna”

C'è poi da tener conto anche di un altro elemento. Quando l'Ema darà il via libera al vaccino di AstraZeneca, ha spiegato ancora Locatelli, bisognerà vedere "che tipo di approvazione verrà data", se sarà cioè "condizionata a determinati parametri di età piuttosto che di percentuale di copertura vaccinale”

In sostanza, se come sembra il vaccino verrà consigliato per la popolazione sotto i 55 anni, l'Italia dovrà individuare nuovi criteri per definire le categorie prioritarie, dando la precedenza ai più giovani
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