Il reato ipotizzato per il dirigente juventino è false dichiarazioni. Secondo i nuovi dettagli dagli ulteriori accertamenti condotti dalla Guardia di Finanza, il calciatore era stato avvisato in anticipo sui contenuti della prova d’italiano all’Università per Stranieri di Perugia. La titolare dei Trasporti puntualizza: "Nulla a che fare con la procedura d'esame d'italiano"
Il Chief football officer della Juventus Fabio Paratici, è indagato per false informazioni al pubblico ministero nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Perugia sull'esame sostenuto da Luis Suarez per ottenere la cittadinanza italiana. A confermarlo è una nota pubblicata sul sito ufficiale del club, che afferma come nella mattina del 4 dicembre, "è stata notificata a Fabio Paratici un'Informazione di garanzia e sul diritto di difesa". Il reato ipotizzato dalla Procura di Perugia, precisa il club "è esclusivamente l'articolo 371 bis" del codice penale, ovvero false informazioni al pubblico ministero.
Paratici contattò la ministra De Micheli per "accelerare le pratiche"
Secondo quanto emerge dalle carte dell'inchiesta, Paratici contattò il ministro dei Trasporti Paola De Micheli, sua amica di infanzia, "per velocizzare la pratica ministeriale di riconoscimento della cittadinanza italiana nei confronti di Suarez". De Micheli, si legge ancora, "ha ammesso" di aver procurato il contatto. I "meticolosi approfondimenti investigativi", è scritto nell'ordinanza del Gip di Perugia Piercarlo Frabotta, hanno consentito "di comprendere come nei primi giorni del mese di settembre 2020 la dirigenza della Juventus si sia mossa ai massimi livelli istituzionali per velocizzare la pratica ministeriale del riconoscimento della cittadinanza italiana nei confronti di Suarez". Per effetto della segnalazione, prosegue il giudice, ci sono state "successive interlocuzioni tra l'avvocato Chiappero ed il vice prefetto Dinacci Antonella, sempre afferenti la problematica del conseguimento della cittadinanza italiana da parte del calciatore Suarez".
La ministra De Micheli: "Nulla a che fare con la procedura d'esame"
La ministra dei Trasporti Paola De Micheli sostiene di non aver nulla a che fare "con la procedura d'esame d'italiano di Suarez, oggetto dell'inchiesta" della magistratura. "Come dichiarato anche ai magistrati in qualità di persona informata sui fatti - precisa la ministra - lo scorso settembre il dirigente della Juventus, Fabio Paratici, mio amico di infanzia e originario della mia stessa città, mi ha contattata per avere informazioni su come completare la pratica per il riconoscimento della cittadinanza italiana del calciatore Luis Alberto Suarez Diaz. Non avendo conoscenza della procedura specifica, ho chiamato il capo di gabinetto del ministero dell'Interno, Bruno Frattasi, per anticipargli che sarebbe stato contattato da un dirigente della Juve che aveva bisogno di avere informazioni necessarie per completare la pratica per il riconoscimento della cittadinanza italiana di Suarez. Ogni racconto differente da questi fatti è pura strumentalizzazione che non corrisponde a quanto accaduto realmente, dal momento che non ho nulla a che fare con la procedura d'esame d'italiano di Suarez, oggetto dell'inchiesta", conclude.
Suarez conosceva già i contenuti del test
Tra gli altri dettagli emersi dall’indagine sul cosiddetto esame farsa sostentuto dal calciatore uruguaiano all’Università per Stranieri di Perugia. Secondo la procura del capoluogo umbro i contenuti della prova di conoscenza della lingua italiana sarebbero stati “preventivamente comunicati” al calciatore uruguaiano in modo che si potesse giungere “a predeterminare l'esito ed il punteggio d'esame, per corrispondere alle richieste che erano state avanzate dalla Juventus, con la finalità di conseguire un positivo ritorno di immagine, tanto personale quanto per l'Università". I fatti risalgono al periodo in cui Suarez, giocatore del Barcellona, era al centro di una trattativa di mercato, poi sfumata, che avrebbe dovuto portarlo nel club bianconero. (LEGGI I TESTI DELLE INTERCETTAZIONI).
Intercettazioni: "Per fortuna c'è la questione Covid"
"Abbiamo la fortuna che comunque le persone, sempre per la questione Covid, non potranno entrare durante l'esame. Questo ci dà una mano". È quanto ha detto lo
scorso 11 settembre Simone Oliveri, direttore generale dell'Università di Perugia per stranieri, a Lorenzo Rocca, componente della commissione Celi immigrati, nel corso di un colloquio telefonico intercettato dagli investigatori nel corso dell'esame sostenuto dal calciatore Luis Suarez. Il riferimento è all'espediente che permise lo svolgimento della sessione a porte chiuse.
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Gli sviluppi dell’indagine
Nella nota del procuratore di Perugia Raffaele Cantone sugli ulteriori sviluppi dell'indagine sull’attaccante, oggi all’Atletico Madrid, si legge che “gli accertamenti investigativi hanno consentito "di comprendere come, nei primi giorni del mese di settembre del 2020, la dirigenza del club torinese si fosse attivata, anche ai massimi livelli istituzionali, per 'accelerare' il riconoscimento della cittadinanza italiana nei confronti di Suarez, facendo, quindi, ipotizzare nuove ipotesi di reato a carico di soggetti diversi dagli appartenenti all'università, tuttora in corso di approfondimento". Dopo le perquisizioni e i sequestri del 22 settembre 2020, "le indagini, proseguite senza soluzione di continuità e nel rigoroso rispetto del principio di riservatezza - si legge nella nota - hanno significativamente corroborato il quadro probatorio che già si era delineato in ordine all'organizzazione, da parte degli indagati, nel corso di una sessione istituita ad personam, di un esame 'farsa', che ha consentito il rilascio dell'attestato di conoscenza della lingua italiana del tipo "B1" al calciatore uruguaiano, requisito indispensabile per l'ottenimento della cittadinanza".
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Le misure cautelari
È quindi scattata la misura cautelare interdittiva della sospensione, per otto mesi, del Rettore Giuliana Grego, dal direttore generale Simone Olivieri, dalla professoressa Stefania Spina e del componente della commissione "Celi Immigrati", professor Lorenzo Rocca dell'Università per stranieri di Perugia, eseguita dai finanzieri del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Perugia per i reati di rivelazione del segreto d'ufficio finalizzata all'indebito profitto patrimoniale e plurime falsità ideologiche in atti pubblici. Il giudice per le indagini preliminari ha disposto le misure cautelari avendo rilevato "il concreto ed attuale rischio che gli indagati, se non sottoposti ad idonea cautela, ripropongano condotte delittuose analoghe a quelle per le quali si procede, avendo mostrato di considerare l'istituzione di cui fanno parte e che rappresentano alla stregua di una res privata gestibile a proprio piacimento".