Coronavirus, Genova tra lockdown e i lavori per il nuovo ponte: le foto dall'alto
La terz'ultima campata del nuovo viadotto è stata collocata dai tecnici di Fincantieri Infrastructure tra le pile 17 e 18. Entro il 25 verrà varata l'ultima campata, la diciannovesima
Mentre la città di Genova e la riviera circostante sono - come tutta Italia - impegnate nel rispetto delle misure ristrettive per frenare la diffusione della pandemia di coronavirus, proseguono i lavori per la costruzione del nuovo ponte
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È stata collocata dai tecnici di Fincantieri Infrastructure, tra le pile 17 e 18 grazie alle gru della portata di 1200 tonnellate, la terzultima campata del nuovo Ponte di Genova, che ha una lunghezza netta di 34.9 metri
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Domenica 19 aprile verrà posizionata per il sollevamento previsto lunedì 20 la penultima campata, a Ponente, tra la pila 2 e la pila 3, che misura 44 metri per un peso di 400 tonnellate
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Entro il 25 verrà varata l'ultima campata, la diciannovesima, tra la pila 11 e la pila 12 a Levante. "Sono particolarmente emozionato - ha detto Gianluca Bianchi, dipendente di Fincantieri - vedendo salire al cielo questa terzultima campata che ci avvicina al traguardo finale”
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"Ci piacerebbe se l'ultima campata del nuovo viadotto sul Polcevera fosse varata il 25 aprile, in quel giorno che per tutto il Paese è la festa della Liberazione e che per la nostra città potrebbe diventare la "festa della ricongiunzione", con il levante e il ponente finalmente riuniti dal ponte”, ha detto il sindaco di Genova e commissario straordinario Marco Bucci
"Mancano solo 88 metri perché il ponte sia completamente visibile in linea - ha detto ancora Bucci - lunedì isseremo la campata tra le pile 2 e 3 con l'ausilio degli strand jack, infine sarà il turno della campata tra le pile 11 e 12, che speriamo di varare il 25 aprile"
Bucci ha anche annunciato alcune nuove donazioni sul conto corrente attivato dal Comune di Genova per implementare il plafond dei buoni spesa per l'emergenza Coronavirus
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In questi giorni a Genova è nato il Movimento delle Saracinesche (Mosa) che, su iniziativa del titolare di un piccolo panettiere, riunisce artigiani, commercianti, bottegai, ristoratori, baristi e albergatori "che sono abbandonati dallo Stato ma che saranno costretti a pagare i debiti di una situazione di cui siamo vittime indebitandoci ancora con le banche"
"Siamo coloro che vivono esclusivamente 'stando aperti' - ha detto Marino Poerio, il fondatore - in un momento in cui l'Italia è drammaticamente chiusa. Siamo movimento di protesta e di proposta: abbiamo individuato sette punti fondamentali da attuare fino alla fine del 2020 per poter ripartire".