Triage telefonico dei medici di famiglia per valutare sintomi; visite a casa dei pazienti sospetti con maschere, tute, occhiali; ambulanze qualificate per bio-contenimento: sono alcune delle procedure introdotte per ridurre i rischi di contagio per dottori e infermieri
Mentre l’Italia deve fare i conti con i nuovi casi di coronavirus (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI), scattano le misure di protezione per cercare di ridurre i rischi a cui sono esposti i medici - a partire da quelli di famiglia - e gli operatori sanitari, che devono affrontare il Covid-19 in prima linea. Le nuove misure, che prevedono tra l’altro un triage telefonico e dotazioni di sicurezza, sono state disposte dopo che in Lombardia sono risultati positivi ai test 5 persone, tra medici e infermieri, che hanno avuto contatti con il 38enne contagiato mentre erano al lavoro all’ospedale di Codogno (FOTO-VIDEO). Sotto osservazione anche il suo medico di famiglia: per lui si aspettano i risultati dei test (LA FEBBRE NON E' IL PRIMO SINTOMO - MAPPA ANIMATA- NUMERI E DATI - DOMANDE E RISPOSTE - TUTTO QUELLO CHE C'è DA SAPERE - LO SPECIALE).
Il triage telefonico
La prima misura, quindi, è la procedura filtro del consulto telefonico. “Prima di fare una visita domiciliare o di ricevere in studio un paziente con sintomi sospetti da nuovo coronavirus, i medici di famiglia faranno un triage telefonico. L'obiettivo è quello di evitare contatti a rischio", ha detto Silvestro Scotti, segretario nazionale della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg). Il triage, ha spiegato, prevede domande sui contatti (in particolare, se vi siano stati incontri con persone provenienti dalla Cina o con qualcuno poi risultato positivo), sulla capacità respiratoria del paziente, su eventuali episodi di dispnea, su quanto velocemente respiri rispetto alla norma. Tutti i medici di famiglia, ha aggiunto, riceveranno entro oggi per e-mail una scheda con le modalità del triage telefonico.
Mascherine, tute, occhiali
Se, dopo il triage telefonico, si sospetta che il paziente possa essere affetto da Covid-19, il medico di famiglia deve andare a visitarlo a casa - senza farlo andare in studio - e invitarlo a non recarsi al pronto soccorso. Il dottore, durante la visita, dovrà essere dotato di sistema di sicurezza completo per evitare di infettarsi: mascherine FPP2 e FPP3, tuta e occhiali (forniti dall'Asl). Tutto ciò per evitare - o per ridurre al minimo il rischio - che il medico stesso diventi "un soggetto contaminante". Nel caso in cui un medico si accorga di aver visitato, senza sistemi di sicurezza, un paziente poi risultato positivo, dovrà anche lui essere messo in quarantena.
La proposta: medici di base reperibili a turnazione
Secondo Fimmg, che fa parte della task-force Coronavirus del ministero della Salute, è “evidente che bisogna organizzare sul territorio un intervento selezionato di assistenza”. “Se un paziente contagiato da Covid-19 ma inconsapevole va a farsi visitare dal medico di famiglia, oppure se quest'ultimo effettua una visita domiciliare a una persona infetta ma non diagnosticata, si crea un problema serio per lo stesso medico e tutti gli altri suoi pazienti”, ha spiegato Scotti. La proposta è che vi siano dei medici di base reperibili a turnazione, con dotazione di sicurezza, che rispondano alle richieste di visita e all'esposizione degli eventuali sintomi.
Ambulanze per il bio-contenimento
Le nuove linee guida riguardano anche le ambulanze. Nel caso in cui si debba intervenire per una persona con sospetto Covid-19, infatti, deve essere inviato un mezzo qualificato per il bio-contenimento, con a bordo personale con dotazione di sicurezza.
Il nodo del certificato medico
Un tema che dovrà essere affrontato a breve è quello della certificazione per chi si trova in quarantena o in auto-isolamento domiciliare e non può andare al lavoro. "Per assentarsi dal posto di lavoro serve il certificato medico rilasciato dopo una visita e il controllo successivo del medico dell'Inps. Per evitare che due diversi camici bianchi si espongano al rischio di possibili contagi è auspicabile che in questa situazione di emergenza il ministero della Salute e le Regioni decidano per l'esonero del certificato", ha detto Paola Pedrini, segretario Regionale di Fimmg Lombardia.