ArcelorMittal, sciopero a Taranto. Conte dopo colloquio con i lavoratori: tornerò di nuovo

Cronaca

Dalle 7 del mattino di venerdì è iniziata l'agitazione proclamata da Fim, Fiom e Uilm contro l'annunciato disimpegno della multinazionale. Non partecipa la sigla Usb. Il premier incontra i dipendenti per due ore: "Non ho soluzione in tasca, vedremo nei prossimi giorni"

"Parlerò con tutti, ma con calma". Queste le prime parole del presidente del Consiglio Giuseppe Conte al suo arrivo davanti ai cancelli dell'Ex Ilva di Tranato, dove dalle 7 di venerdì 8 novembre, è scattato uno sciopero di 24 ore indetto da Fim, Fiom e Uilm. L'agitazione si estende anche agli altri siti del Gruppo ArcelorMittal (FACCIA A FACCIA CONTE-OPERAI: VIDEO). La protesta dei sindacati contro l'annunciato disimpegno della multinazionale anglo-indiana, che ha avviato la procedura di retrocessione dei rami d’azienda, non ha però trovato il sostegno del sindacato Usb (DI MAIO: ARCELORMITTAL SI STA RIMANGIANDO ACCORDOCOSA È LO SCUDO PENALE). "Non ho la soluzione in tasca. Vedremo nei prossimi giorni", ha spiegato Conte parlando con la folla che lo attendeva davanti allo stabilimento. Il colloquio con i dipendenti è durato quasi due ore. "Tornerò di nuovo", sono state le parole del primo ministro a conclusione del confronto con circa 200 persone (LE IMMAGINI).

Conte e il faccia a faccia con la folla a Taranto

È stato un incontro ravvicinato, quasi un corpo a corpo, quello tra il premier, circondato da agenti della Digos, e un gruppo di cittadini che hanno invocato la chiusura del Siderurgico e il reimpiego degli operai nelle bonifiche. Conte ha cercato di stemperare la tensione accarezzando uno degli attivisti, mentre altri scandivano il coro "Taranto Libera! Taranto libera!". Il premier non si è sottratto al confronto e ha detto: "Dovete stare zitti, mi dovete far parlare". "Noi - ha sottolineato l'operaio Raffaele Cataldi, rappresentante del Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti - diciamo di prendere esempio dall'accordo di programma di Genova. Là è stata chiusa l'area a caldo perchè giudicata incompatibile con la vita umana ed è stata trasferita a Taranto". Il presidente del Consiglio è poi entrato nella struttura per incontrare i dipendenti, accompagnato da alcuni dirigenti del siderurgico, e per partecipare al Consiglio di fabbrica. Intanto, il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri ha fatto sapere: "L'ipotesi sul tavolo è che Mittal adempia ai propri impegni, deve sviluppare investimenti, il piano ambientale, il piano industriale che si è impegnata a portare avanti, è questa la prospettiva del Governo" (VIDEO).

Lo sciopero

Dal primo mattino a Taranto decine di lavoratori dell'appalto si sono messi in presidio vicino alla portineria imprese. Presenti anche lavoratori diretti e rappresentanti sindacali. I metalmeccanici chiedono "all'azienda l'immediato ritiro della procedura di retrocessione dei rami d'azienda e al governo di non concedere nessun alibi alla stessa per disimpegnarsi, ripristinando tutte le condizioni in cui si è firmato l'accordo del 6 settembre 2018 che garantirebbe la possibilità di portare a termine il piano Ambientale nelle scadenze previste". Fim, Fiom e Uilm sostengono che "la multinazionale ha posto delle condizioni provocatorie e inaccettabili e le più gravi riguardano la modifica del Piano ambientale, il ridimensionamento produttivo a quattro milioni di tonnellate e la richiesta di licenziamento di 5mila lavoratori, oltre alla messa in discussione del ritorno a lavoro dei 2mila attualmente in Amministrazione straordinaria” (LE TAPPE DELL'EX ILVA DAL 1960 A OGGI - GLI INVESTIMENTI DI ARCELORMITTAL E I NUMERI DELLA CRISI).

Uilm: impianti al minimo verso stop

Le Rsu (Rappresentanze sindacali unitarie) di Fiom e Uilm in una nota parlano di "sciopero silenzioso" per evidenziare "l'eccezionalità della situazione che ha generato e sta generando eccessiva confusione" e come "il silenzio, su un caso così complesso, valga più di mille parole contrapposte al clamore politico. Siamo stanchi - aggiungono - di essere dentro un tritacarne e riteniamo necessario riscrivere una storia, insieme ai lavoratori e a tutta la comunità, diversa da quella rappresentata fino ad oggi”. Antonio Talò, segretario generale della Uilm di Taranto, ha annunciato: "L'azienda, tenendo fede a quanto scritto nella lettera di recesso, sta portando gli impianti al minimo della capacità di marcia. In queste condizioni entro fine mese ci sarà lo stop totale"(PATUANELLI: NAZIONALIZZAZIONE NON È UN RISCHIO).

Non partecipa Usb

Le sigle sindacali non sono però unite nella protesta. Alessandro D'Amone dell'Usb di Taranto ha spiegato: "Non partecipiamo allo sciopero in quanto crediamo che finché abbiamo contezza che Mittal andrà via non riteniamo opportuno fare manifestazioni o mobilitazioni”. Commentando il tavolo di crisi aperto dal governo, ha aggiunto che "dalle parole bisogna passare ai fatti. Qui non si tratta di gestire un piccolo negozio, questa è la fabbrica più grande d'Europa. Ci sono situazioni talmente delicate che mettono in pericolo lavoratori e cittadini che da subito il Governo deve dare seguito a quello che sta pensando” (EMILIANO: ARCELORMITTAL DEVE PAGARE).

Assemblea a Genova su procedura cessione

Nello stabilimento Arcelor Mittal di Genova Cornigliano, invece, i dipendenti sono entrati tutti in fabbrica senza momenti di tensione per l'assemblea dei lavoratori a cui hanno partecipato anche i lavoratori in cassa integrazione non dipendenti di Mittal. "Oggi spiegheremo ai lavoratori la procedura di cessione ex art. 47 avviata da Mittal - spiega Armando Palombo, coordinatore dell'Rsu - e ribadiremo che su queste aree vige l'accordo di programma che garantisce reddito e lavoro per tutti. Non accetteremo neppure un lavoratore in più in cassa". Da definire invece i tempi dello sciopero: "Abbiamo deciso che scenderemo in piazza ma non quando anche perché oltre il cuore ci vuole la testa", aggiunge il segretario genovese della Fiom, Bruno Manganaro. (LO SCONTRO SALVINI-DI MAIO SUL CASO).

Consulta: norme scudo cambiate, valuti giudice

Intanto è emerso che la Corte Costituzionale ha motivato la decisione presa il 9 ottobre scorso di restituire gli atti al gip di Taranto spiegando che sullo scudo penale per l'ex Ilva sono "sopravvenute" diverse modifiche normative. E a fronte di "una tale evoluzione" del quadro delle disposizioni, "non può spettare che al giudice rimettente valutare in concreto" la loro incidenza "sia in ordine alla rilevanza, sia in riferimento alla non manifesta infondatezza delle questioni di legittimità costituzionale sollevate".

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