Morte Belardinelli: gli scontri a Milano, l'arresto dell'investitore. La ricostruzione

Cronaca

L’ultrà 39enne morì dopo essere stato travolto da una vettura nei pressi di San Siro poco prima del match di campionato Inter-Napoli in programma il 26 dicembre 2018. Al termine di lunghe indagini, finisce in carcere l'uomo alla guida della vettura che l'ha investito

Dopo mesi di indagini, è stato arrestato il conducente dell’auto che il 26 dicembre 2018 avrebbe investito e ucciso Daniele Belardinelli (CHI ERA), l’ultrà morto nei giorni successivi agli scontri tra i tifosi dell’Inter e quelli del Napoli nei pressi di San Siro. (VIDEO - FOTO - MORTI DOPO SCONTRI ULTRAS: I CASI)

Gli scontri prima di Inter-Napoli

Mercoledì 26 dicembre è in programma alle 20.30 a San Siro il match di campionato tra Inter e Napoli. Si tratta del primo “Boxing day” nella storia della Serie A. Tra le 19.30 e le 19.50, in una zona a meno di due chilometri dallo stadio Giuseppe Meazza, si registrano degli scontri tra le due tifoserie. Nello specifico, un centinaio di tifosi interisti blocca il traffico, occupa la strada e attacca un paio di minibus. Successivamente sarà lo stesso questore di Milano a parlare di un vero e proprio agguato con spranghe, martelli, bastoni, coltelli (LE PAROLE DEL QUESTORE - LE ARMI USATE DAI TIFOSI). Così, una volta subìto l'attacco, circa 70 tifosi del Napoli scendono dai van e vanno allo scontro con gli ultrà nerazzurri. Nella guerriglia sono proprio i napoletani ad attirare l'attenzione su un tifoso dell’Inter rimasto a terra dopo essere stato investito. Si tratta di Daniele Belardinelli, 39 anni, che in realtà fa parte degli ultrà del Varese (le tifoserie dell’Inter e quella del Varese sono gemellate). L’uomo viene immediatamente portato all’ospedale San Carlo in condizioni gravissime. Morirà intorno alle 4.30 del 27 dicembre. A nulla serve l'intervento chirurgico d'urgenza, troppo gravi le lesioni alla milza e all’aorta toracica così come le fratture alle gambe alle di ossa del bacino.

I primi arresti

Nelle ore immediatamente successive agli scontri, la polizia esegue tre arresti: sono tutti ultrà dell’Inter. Oltre agli arresti, anche diverse perquisizioni. Complessivamente sono nove, compresi i tre portati subito in carcere, gli indagati. Per tutti l'accusa è di rissa aggravata. Intanto gli investigatori della Digos lavorano per identificare il conducente dell’auto che ha investito e ucciso Daniele Belardinelli: la dinamica è ancora da accertare, con la polizia che lavora sulle immagini delle telecamere di sorveglianza in funzione nella zona degli scontri e dalle quali si vede un suv sulla corsia di sorpasso che travolge l’ultrà.

Le indagini sulla guerriglia di Via Novara

Sono due, anche se legati l’uno all’altro, i filoni di indagine sui quali lavora la magistratura in seguito alle violenze tra le tifoserie: da una parte si indaga sulla rissa e l’agguato, dall’altra sulla morte di Belardinelli. Per quanto riguarda gli scontri, sono stati tre, in un primo momento, i ragazzi arrestati dalle forze dell’ordine e ascoltati nel carcere di San Vittore nei giorni successivi. Uno di loro, Luca Da Ros, ha indicato Marco Piovella, uno dei capi della Curva Nord dell’Inter, come ideatore dell’assalto nei confronti dei tifosi napoletani. Piovella, 34enne imprenditore, si presenta in questura volontariamente per fornire la sua versione dei fatti il 29 dicembre e viene arrestato due giorni dopo. Il 20 marzo 2019, arrivano cinque condanne a pene fino a tre anni e otto mesi di carcere per cinque ultrà processati con rito abbreviato per rissa aggravata. Il 21 marzo vengono scarcerati Marco Piovella, detto 'il Rosso', ritenuto capo dei Boys della curva interista, e Nino Ciccarelli, storico capo dei Viking della stessa curva. Per Piovella, condannato il giorno prima a 2 anni e 10 mesi, il Gup Carlo Otto De Marchi dispone l'obbligo di dimora, mentre per Ciccarelli condannato a 3 anni e 8 mesi, i domiciliari. Con lori, Sono stati scarcerati anche gli altri tre ultrà condannati, con l'obbligo di dimora o obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Il Gup condanna a tre anni anche Alessandro Martinoli, ultrà del Varese, che, secondo le indagini, sarebbe stato a casa di Belardinelli il giorno di Natale, insieme anche a Piovella, per preparare il blitz di via Novara contro i tifosi napoletani. Infine, vengono condannati a due anni e sei mesi gli altri due ultras interisti, Francesco Baj e Simone Tira. Luca Da Ros, invece, che ha collaborato alle indagini, chiede di patteggiare, con il consenso della Procura, un anno e 10 mesi. 

Le indagini sulla morte di Belardinelli

Per quanto riguarda la morte di Belardinelli, il 3 gennaio, a Napoli, viene sequestrata un’auto che secondo gli investigatori potrebbe essere quella che ha investito l’ultrà 39enne, mentre nei giorni successivi – grazie all’analisi delle immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza nei pressi dello stadio – vengono sequestrate e analizzate altre vetture che facevano parte della carovana dei tifosi napoletani. Nei mesi successivi, però, le analisi eseguite dagli esperti nominati dal Gip, Guido Salvini, permettono di scartare cinque delle sei auto sequestrate dalla Digos di Napoli. Le indagini si concentrano dunque su una Renault Kadjar nera, guidata dal 39enne Fabio Manduca. Si ipotizza l'omicidio volontario. Lo stesso Manduca viene arrestato il 18 ottobre 2019 per omicidio volontario. Per lui l’accusa è quella di aver accelerato, alla guida della Renault Kadjar (che faceva parte della 'carovana' degli ultrà del Napoli), nel momento in cui gli ultrà interisti hanno invaso la strada per l’assalto nei confronti dei napoletani. Manduca, che era sull’auto con altri quattro tifosi, dopo aver superato un'altra vettura in coda alla carovana avrebbe travolto volontariamente Belardinelli.

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