Daniele Belardinelli, chi era tifoso morto negli scontri Inter-Napoli

Cronaca
Foto: Ansa

Residente a Buguggiate e atleta della "Fight Academy" di Morazzone, faceva parte di un gruppo ultras del Varese Calcio, "Blood and Honour". Per lui, in passato, due Daspo di cinque anni. "Amava il calcio, era un ragazzo solare", dice lo zio del 39enne

Daniele Belardinelli, morto il 27 dicembre dopo essere stato investito da un suv prima del match tra Inter e Napoli, era uno dei leader del gruppo ultras del Varese Calcio, "Blood and Honour". Rimasto vittima degli scontri che si sono verificati prima della partita del 26 dicembre tra le due tifoserie, dopo che gli ultrà lombardi hanno assaltato i van dei tifosi napoletani. Un'azione "squadrista ignobile", l'ha definita il questore di Milano Marcello Cardona (LE PAROLE DEL QUESTORE). Fuori dal campo, Belardinelli era definito un ragazzo "solare e divertente", ma dentro lo stadio è stato colpito almeno due volte da Daspo ed era sorvegliato speciale per reati connessi a manifestazioni sportive. 

Il calcio e i daspo

Il 39enne era residente a Buguggiate. Sposato e con due figli (il più grande di 12 anni), era socio di una ditta di pavimentisti e piastrellisti con sede nel Canton Ticino. Appassionato di calcio, Belardinelli era un leader del gruppo ultrà di estrema destra del Varese "Blood and Honour", fondato nel 1998 (la tifoseria varesina è gemellata con quella dell’Inter). In passato, aveva ricevuto due Daspo di cinque anni: il primo risale al 2007 in occasione di Varese-Lumezzane, il secondo arriva invece nel 2012 per gli scontri che hanno preceduto un incontro amichevole tra Como e Inter. Gli incidenti di San Siro, in occasione di Inter-Napoli, hanno visto come protagonisti tifosi provenienti da diverse città, anche oltre frontiera, in nome delle tante alleanze tra le curve europee e, spesso, della comune vicinanza ad ambienti di estrema destra. Oltre agli ultras varesini, erano presenti anche i francesi del Nizza. 

Le arti marziali

Belardinelli era anche un appassionato di arti marziali e si allenava con la "Fight Accademy", scuola di arti marziali e sport da combattimento di Morazzone, comune del varesotto. Il 39enne si è aggiudicato diversi successi sportivi in discipline quali "scherma corta", gara di coltello "giacca e coltello" e "capraia". Con il suo team era anche volato, tornando vittorioso, a San Pietroburgo (Russia). "Non ha mai avuto una squalifica durante le gare, mai un richiamo, non si è mai lamentato per le decisioni degli arbitri, era serio durante le competizioni e sorridente nella vita", ha raccontato un ex compagno di squadra. 

Lo zio: "Amava il calcio, un ragazzo solare"

"Amava il calcio, ma non ne parlavamo molto perché io tifo Juventus e lui tifava Inter, non so cosa dire, era un ragazzo solare". Queste le parole di uno zio di Daniele Belardinelli. "Ci incontravamo ogni tanto perché tutti e due lavoravamo nell'edilizia - ha proseguito il parente - non so cosa sia successo, ho saputo la notizia dal telegiornale". Belardinelli è arrivato al pronto soccorso dell’ospedale San Carlo attorno alle 20 di mercoledì 26 dicembre. Aveva subito gravi lesioni interne ed è morto alle 4.30 di giovedì mattina in sala operatoria. Per ricostruire la dinamica che ha portato alla sua morte sono in corso le indagini della Questura di Milano.

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