Il 19 luglio 1992 sono stati uccisi il magistrato e la sua scorta a Palermo. È il primo anniversario senza la sorella Rita. Conte e Mattarella ribadiscono l'impegno nel cercare la verità e nel contrasto alle mafie
Il 19 luglio 1992 è stato ucciso Paolo Borsellino in un agguato della mafia in via D'Amelio a Palermo (LA SUA STORIA - L'AGENDA ROSSA - LE FOTO DELLA COMMEMORAZIONE). A 27 anni dalla strage restano ancora molti misteri, tra depistaggi e omissioni. Quel giorno d'estate, una Fiat 126, parcheggiata nei pressi dell'abitazione della madre con circa cento chili di tritolo a bordo, esplode alle 16.58 al passaggio del giudice, uccidendo anche i cinque agenti. Quest'anno è il primo anniversario senza Rita Borsellino, sorella del magistrato, morta ad agosto del 2018. A luglio dello scorso anno aveva spiegato che il modo migliore per portare avanti gli ideali di giustizia del fratello era l'impegno quotidiano di ognuno per ottenere la verità. Intanto, pochi giorni fa la Commissione di Palazzo San Macuto ha desecretato tutti gli atti raccolti dalla Commissione antimafia, dalla sua istituzione nel 1962, tra cui una deposizione nella quale Borsellino chiedeva: "Che senso ha essere accompagnato la mattina per poi essere libero di essere ucciso la sera?" (ASCOLTA L'AUDIO).
Conte e Mattarella: impegno per ricerca della verità
Nel giorno del 27esimo anniversario dell'uccisione del magistrato, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha scritto su Twitter: "Oggi ricordiamo il giudice Borsellino. Le sue parole e il suo coraggio sono sempre vivi nella nostra memoria, nella nostra coscienza. Ricerca della verità e contrasto alle mafie sono per noi un imperativo, un impegno quotidiano". Un messaggio simile è arrivato, con una nota, anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella: "Rimane forte l'impegno per Paolo Borsellino, e per tutte le vittime di mafia, di assicurare, oltre al tributo doveroso della memoria, giustizia e verità".
L'esplosione nel cuore di Palermo
Paolo Borsellino, 51 anni e da 28 in magistratura, era procuratore aggiunto nel capoluogo siciliano dopo aver diretto la procura di Marsala. Il 19 luglio 1992 pranza a Villagrazia con la moglie Agnese e i figli Manfredi e Lucia. Poi va con la sua scorta in via D'Amelio, dove vivevano la madre e la sorella. In quella strada, nel cuore di Palermo, avviene l'esplosione avvertita in gran parte della città. L'autobomba uccide anche Emanuela Loi, 24 anni, la prima donna poliziotto in una squadra di agenti addetta alle scorte; Agostino Catalano, 42 anni; Vincenzo Li Muli, 22 anni; Walter Eddie Cosina, 31 anni, e Claudio Traina, 27 anni.
Il processo
La sentenza di primo grado del processo Stato-mafia, che ha condannato boss, ex alti ufficiali del Ros come Mario Mori e politici come Marcello Dell'Utri, a giudizio di molti ha dato linfa e impulso a nuove inchieste a Caltanissetta sulle stragi. Tre poliziotti sono a processo con l'accusa di essere i tasselli di una complessa strategia di depistaggio delle indagini sull'eccidio di via D'Amelio. Su quello di Capaci, in cui rimasero uccisi Giovanni Falcone e la moglie, sempre la procura nissena ha indagato recentemente due boss della mafia catanese che avrebbero fornito una parte dell'esplosivo: il pentito Maurizio Avola, i cui verbali sono stati depositati nel processo bis d'appello, e il suo capo di allora, Marcello D'Agata. Tra le piste seguite una ricondurrebbe a un esperto di esplosivi inviato dalla mafia americana per addestrare gli stragisti. Si tratta così di capire anche quale ruolo abbia avuto nella stagione stragista Cosa nostra americana.
Matteo Messina Denaro accusato di essere il mandante
Dal marzo 2017 Matteo Messina Denaro da latitante è a giudizio a Caltanissetta per le stragi del '92. È accusato di
esserne uno dei mandanti. Durante l'udienza preliminare, il pm Gabriele Paci ha sostenuto che Messina Denaro prese parte a una riunione della commissione di Cosa nostra alla fine del '91 nella sua Castelvetrano, in cui Riina diede il via alla strategia stragista. Il capomafia, inoltre, avrebbe inviato a Roma, su ordine di Riina, diversi killer per uccidere Falcone nei primi mesi del '92, ma la missione fallì. All'apertura del procedimento, Paci aveva chiesto di interrogare l'imputato Messina Denaro aggiungendo che era "un auspicio".
Fiammetta Borsellino: far luce su omissioni
Come ha avvertito recentemente Fiammetta Borsellino: "Lo stesso impegno che ha caratterizzato il lavoro di mio padre e di Giovanni Falcone, ma di tanti altri prima e dopo di loro per la ricerca della verità, credo debba essere presente ancora oggi per fare luce sulle tante omissioni e le tante irregolarità che hanno caratterizzato le indagini e i processi su via d'Amelio". È una richiesta che non riguarda solo la famiglia Borsellino, "ma è un qualcosa di cui tutto il popolo italiano e tutta la società si deve fare carico".
Gli atti desecretati: "Doveroso omaggio a Borsellino e al pool di magistrati"
Il 16 luglio, tre giorni fa, Nicola Morra, il presidente della Commissione parlamentare antimafia, nella conferenza stampa in Senato sulla desecretazione degli atti ha spiegato che "abbiamo voluto tributare un doveroso omaggio a Paolo Borsellino e al pool di magistrati" di allora, annunciando anche che "dovremo a breve audire Giuseppe Costanza, l'autista di Falcone che fu audito da Borsellino in ospedale e fece uscire tutti i poliziotti che lo proteggevano. Potremmo poco alla volta ottenere delle prospettive diverse che potrebbero far capire tanto ad alcuni e vergognare altri".