L'ormai ex presidente dell'assemblea capitolina chiede di essere ascoltato nei prossimi giorni: "Sono sereno, chiarirò tutto", ha detto al suo legale. Il gip: "Quadro desolante, corruzione ai vertici del Comune"
L'ex presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito, arrestato con l’accusa di corruzione nell’ambito dell’inchiesta sullo stadio della Roma, si è avvalso della facoltà di non rispondere al gip che nell'ordinanza ha parlato di "quadro desolante" nel giorno in cui fra gli indagati spunta anche il nome dell'assessore allo Sport del Comune di Roma, Daniele Frongia (CHI È), fedelissimo della sindaca Virginia Raggi. De Vito ha chiesto di essere ascoltato nei prossimi giorni per chiarire la sua posizione. "Chiarirò tutto. Sono sereno anche se molto dispiaciuto per quanto sta succedendo", ha riferito al termine dell'interrogatorio di garanzia De Vito (CHI È) al suo nuovo legale Angelo Di Lorenzo, che ha incontrato a Regina Coeli. L'avvocato ha spiegato che De Vito era pronto a parlare e chiarire la sua posizione già oggi, "ma - spiega - gli ho chiesto di avvalersi della facoltà di non rispondere per darmi il tempo di organizzare la difesa e di chiedere che sia ascoltato in un secondo momento". Di Lorenzo è subentrato all'avvocato Franco Merlino che ha rimesso l'incarico. De Vito è stato arrestato ieri insieme all'avvocato Camillo Mezzacapo e ad altre due persone. (LE REAZIONI POLITICHE - LE INTERCETTAZIONI)
Indagato Daniele Frongia, assessore allo Sport
Intanto anche l'assessore allo Sport del Comune di Roma, Daniele Frongia, è indagato dalla Procura di Roma per corruzione nell'ambito del filone principale dell'inchiesta sul nuovo stadio della Roma. Frongia, che è stato anche vicesindaco di Roma, è indagato nella parte dell'inchiesta che ha portato in carcere l'ex presidente di Acea Luca Lanzalone e l'imprenditore Luca Parnasi. Frongia spiega di aver "appreso di essere coinvolto nell'indagine 'Rinascimento' del 2017, per la quale non ho mai ricevuto alcuna comunicazione, elezione di domicilio o avviso di garanzia". E aggiunge: "A seguito di informazioni assunte presso la Procura, il procedimento a mio carico trarrebbe origine dall'interrogatorio di Parnasi del 20 settembre 2018, già uscito all'epoca sui giornali, in cui lo stesso sottolineava più volte di non aver mai chiesto né ottenuto favori dal sottoscritto".
Mezzacapo: "Nessuna tangente, ma compensi"
Se durante l'interrogatorio di garanzia De Vito è rimasto in silenzio, Mezzacapo ha risposto invece alle domande del gip e, afferma il suo legale Francesco Petrelli, "ha chiarito ogni aspetto". "Ha spiegato che quei soldi percepiti non sono nessuna tangente, ma solo compensi per attività professionali, più precisamente per transazioni e attività che si svolgono di norma presso le pubbliche amministrazioni". Mezzacapo poi ha aggiunto: "Ho svolto attività professionali che nulla avevano a che fare con l'attività politica di De Vito". Il legale di Mezzacapo, al termine dell'interrogatorio di garanzia, ha annunciato di voler fare ricorso al Tribunale del Riesame.
Il gip: "Quadro desolante"
Il gip, nell'ordinanza che ha portato all'arresto di De Vito, definisce il quadro dell'inchiesta "desolante". Un quadro in cui "sia il privato che il pubblico ufficiale si ritengono centrali percependo quanto altro da sé come meramente strumentale alla realizzazione dei propri interessi e del proprio profitto il cui conseguimento essi perseguono nella piena consapevolezza della illiceità dei loro comportamenti", afferma il gip, che parla di un "grave fenomeno corruttivo che si è realizzato ai vertici di Roma Capitale", continua il giudice.
L'intercettazione di Mezzacapo: "I politici li abbiamo"
Sono emerse intanto altre intercettazioni, finite agli atti dell'inchiesta, in cui l'avvocato Mezzacapo afferma: "I politici ce li abbiamo". L'intercettazione riguarda un colloquio tra Mezzacapo e l'architetto Fortunato Pititto, uomo di fiducia dell'imprenditore Statuto (interessato ai lavori per l'ex stazione Trastevere) e finito agli arresti domiciliari. Mezzacapo rassicura il professionista sul "buon esito dell'operazione". "C'è interesse a farlo", afferma Mezzacapo ricordandogli "l'autorevolezza della personalità politica", ovvero Marcello De Vito, presentata a Statuto. L'avvocato sollecita Pititto a "rinnovargli il mandato ed inviargli l'acconto e pure un po' gli strumenti per operare". Pititto risponde: "ok, ok".
L’inchiesta, le accuse e gli arresti
Mezzacapo è stato arrestato insieme a De Vito, all'architetto Fortunato Pititto e a Gianluca Bardelli (gli ultimi due ai domiciliari). A due imprenditori sono state destinate inoltre misure interdittive. De Vito, che è stato immediatamente espulso dal Movimento 5 stelle, è accusato di aver preso utilità dell'imprenditore Luca Parnasi, promettendo in cambio di favorire il progetto per la costruzione dello stadio della Roma nell'area di Tor di Valle. L'indagine ha fatto luce su una serie di operazioni corruttive realizzate dagli imprenditori attraverso l'intermediazione di un avvocato e di un uomo d'affari. Figure che, secondo l'accusa, fungevano da raccordo con il presidente dell'Assemblea comunale capitolina, Marcello De Vito. In un'intercettazione del 4 febbraio, Mezzacapo parlava così con De Vito: "Questa congiunzione astrale tra ... tipo l'allineamento della cometa di Halley ... noi Marce' dobbiamo sfruttarla 'sta cosa, secondo me guarda ci rimangono due anni".