Ernesto Diotallevi è considerato dai magistrati romani un personaggio “legato in passato e tuttora” a Cosa Nostra e alla Banda della Magliana. I beni sequestrati corrispondono a un valore di 25 milioni
La Guardia di Finanza ha confiscato beni immobili e opere d’arte di Ernesto Diotallevi, considerato dagli inquirenti come un elemento di spicco della Banda della Magliana. L’operazione, disposta dalla Corte d’Appello di Roma, ha riguardato beni immobili, opere d’arte, conti correnti e quote societarie, per un patrimonio del valore complessivo di 25 milioni di euro –
Il patrimonio confiscato oggi era stato già sequestrato una prima volta nel 2015, a seguito di un procedimento del 2013. Poi, due anni dopo, la Corte d’Appello aveva annullato la misura, riconfermata invece dalla Cassazione sempre nel 2017. Ne fanno parte anche un appartamento di 14 vani in piazza Fontana di Trevi e un complesso turistico sul mare a Olbia -
Ernesto Diotallevi è stato ed "è personaggio certamente legato a Cosa Nostra e alla Banda della Magliana nelle loro composizioni pregresse e in quelle attuali” in modalità “quantomeno di concorso esterno”. È quanto scrivono i giudici della quarta sezione penale della Corte d'Appello di Roma nel decreto con cui hanno disposto la confisca dei beni -
Secondo quanto scrivono i giudici, “egli si poneva con disponibilità ampia e continua verso le richieste dei consociati, ma con una posizione di 'jolly", in grado quando necessario e opportuno di porsi anche al disopra delle stesse associazioni mafiose” –
Nel provvedimento di 56 pagine, i magistrati ricostruiscono le sue vicende giudiziarie scrivendo che "è sempre stato soggetto dotato di pericolosità qualificata dalla prima metà degli anni ‘70 in poi senza alcuna soluzione di continuità" -
La Corte d’Appello sottolinea inoltre quanto i precedenti penali di Diotallevi dimostrino “la sua estrema abilità e intelligenza nello sfuggire ai 'rigori della legge', la cautela nel suo operare e nel contempo la 'statura' criminale che andava crescendo” al punto che non è mai stato condannato per traffico di stupefacenti usura o riciclaggio, “coinvolgimenti che invece trovano ampie conferme" -
Allo stesso modo, Diotallevi non è mai stato condannato per associazione a delinquere e associazione a delinquere di stampo mafioso, nonostante i fatti lo dimostrino. E non si tratta, sottolineano i giudici, di “ipotesi o favole o asserzioni di principio”, ma di fatti supportati dalle dichiarazioni di vari “collaboratori di giustizia”, dalle sentenze di assoluzione o di parziale condanna che lo hanno riguardato e “dagli atti che documentano la dedizione a speculazioni immobiliari spregiudicate” -
Lo scorso ottobre la procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per Diotallevi, accusato, con altre quattro persone, di concorso in intestazione fittizia di beni. Secondo i pm, Diotallevi avrebbe attribuito a un prestanome la titolarità delle quote di due società. Con il figlio, avrebbe inoltre attribuito, sempre in modo fittizio, a un’altra persona il 30% di una altra società -