Roma, confiscato patrimonio ex componente della Banda della Magliana

Lazio
Parte del patrimonio confiscato a Ernesto Diotallevi

In tutto sono 43 le unità immobiliari sequestrate tra Roma, Gradara, in provincia di Pesaro-Urbino, e Olbia. Tra questi anche un appartamento di 14 vani affacciato sulla Fontana di Trevi 

La Guardia di Finanza ha confiscato beni immobili e opere d’arte nelle disponibilità di Ernesto Diotallevi, considerato dagli inquirenti come un elemento di spicco della Banda della Magliana. L’operazione è stata realizzata su disposizione della Corte d’Appello di Roma. Secondo quanto si apprende, la confisca ha riguardato beni immobili, opere d’arte, conti correnti e quote societarie, per un patrimonio del valore complessivo di 25 milioni di euro.

Le proprietà sequestrate

Confiscati depositi bancari, polizze a vita, quote societarie, capitale sociale e patrimonio aziendale di otto società, operanti nel settore della compravendita di immobili, della costruzione di imbarcazioni, del commercio di energia elettrica, dei trasporti marittimi e delle holding. In tutto sono 43 le unità immobiliari sequestrate tra Roma, Gradara, in provincia di Pesaro-Urbino, e Olbia. Tra questi anche un appartamento di 14 vani affacciato sulla Fontana di Trevi, del valore di 4 milioni, e un complesso turistico fronte mare ad Olbia.

Chi è Diotallevi

Ernesto Diotallevi è stato ed "è personaggio certamente legato a Cosa Nostra e alla Banda della Magliana nelle loro composizioni pegresse e in quelle attuali", scrivono i giudici della quarta sezione penale della Corte d'Appello di Roma nel decreto di confisca. "Egli si poneva - continuano i giudici - con disponibilità ampia e continua verso le richieste dei consociati, ma con una posizione di 'jolly', in grado quando necessario e opportuno di porsi anche al disopra delle stesse associazioni mafiose".

I precedenti

Nel provvedimento di 56 pagine, i magistrati ricostruiscono le vicende giudiziarie di Diotallevi, sottolineando che "è sempre stato soggetto dotato di pericolosità qualificata dalla prima metà degli anni 70' in poi senza alcuna soluzione di continuità". Un contesto di precedenti penali che dimostra "l'estrema abilità e intelligenza di Diotallevi nello sfuggire ai 'rigori della legge', la cautela nel suo operare e nel contempo la 'statura' criminale che andava crescendo, in modo tale che non ha mai riportato condanne per traffico di stupefacenti usura o riciclaggio, coinvolgimenti che, invece, nell'ambito del giudizio di prevenzione trovano ampie conferme". "Ancor più - aggiungono i giudici della corte d'Appello - non è mai stato condannato per associazione a delinquere, e associazione a delinquere di stampo mafioso, a fronte di fatti che trovano supporto sia nelle dichiarazioni di vari e importanti collaboratori di giustizia, sia nelle sentenze di assoluzione o di parziale condanna che lo hanno riguardato, sia negli atti che documentano la dedizione a speculazioni immobiliari spregiudicate". Diotallevi era stato assolto dalla Corte d'Assise di Roma nel 1996 nell'ambito del processo alla banda della Magliana e da diverse accuse di omicidio, tra cui quella per la morte del banchiere Roberto Calvi.

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