Ponte Morandi, a che punto siamo a tre mesi dal crollo

Cronaca
(Getty Images)

Il sindaco e commissario alla ricostruzione Bucci ha annunciato l’avvio dei lavori di demolizione entro il 15 dicembre e un nuovo viadotto a metà 2020. Intanto, il decreto Genova è in discussione al Parlamento e resta da stabilire chi farà i lavori

Sono passati tre mesi da quel 14 agosto in cui, alle 11.36 del mattino, il ponte Morandi di Genova è crollato improvvisamente, portando via con sé la vita di 43 persone. Oltre ai morti, il collasso del ponte ha causato centinaia di sfollati e sconvolto una città intera. Mentre le indagini puntano a far luce sulle responsabilità, il governo e la politica si interrogano sulla ricostruzione. Ora, dopo la nomina di Marco Bucci come commissario straordinario e con il decreto Genova in discussione in Parlamento (COSA PREVEDE), si stabiliscono le prossime tappe.

Le previsioni di Bucci: nuovo ponte entro il 2020

Il 12 novembre, il sindaco di Genova e commissario alla ricostruzione Marco Bucci ha annunciato ai microfoni di Sky TG24 che il suo piano "prevede che il 15 dicembre potranno partire i lavori di demolizione". In questo modo, la città "avrà un nuovo ponte entro la prima metà del 2020", ha assicurato. Perché questo si avveri, Bucci ha spiegato che la scelta del progetto “verrà fatta entro la fine di novembre” e questo verrà poi inviato al procuratore e al gip “per includere le loro osservazioni” e “partire, non appena il ponte sarà dissequestrato”. Ma queste non sono le prime previsioni fatte dal neocommissario. Subito dopo la sua nomina, Bucci aveva parlato di "12, 15, o 16 mesi” per la ricostruzione del ponte. Per quanto riguarda la demolizione, invece: "Bisogna cominciare prima di Natale”, aveva detto il commissario lo scorso 22 ottobre, aggiungendo, più ottimisticamente di ora, “di avere grosse possibilità di avere un nuovo ponte a Natale 2019".

La demolizione e il ruolo di Autostrade

Secondo quanto riporta il quotidiano La Repubblica, la demolizione del ponte andrà avanti “su due binari”. Da una parte, a Levante, verrà utilizzato probabilmente dell’esplosivo (dove sotto il ponte ci sono solo le case abbandonate). Dall’altra, il tronco di Ponente verrà smontato a pezzi, data la presenza di fabbriche e capannoni sotto quell’area. Per assegnare i lavori il sindaco seguirà la strada della negoziazione diretta, senza pubblicazione e senza appalto. Inoltre, i lavori di demolizione e ricostruzione potranno essere affidati a due soggetti diversi e non si esclude che Autostrade tenterà di “giocarsi la partita della demolizione”, dopo che il decreto Genova (se approvato) esclude la possibilità che l’azienda ricostruisca il ponte. Dovrà solo pagarlo. “Il commissario deve mandare una fattura ad Aspi per quanto riguarda le spese di demolizione, ricostruzione, smaltimento e rimborsi per le case espropriate agli sfollati e alle aziende”, ha spiegato Bucci. E se Autostrade non dovesse pagare i crediti potranno essere venduti a enti bancari o alla Cassa Depositi e Prestiti con interessi dell’1,5 per cento, come previsto per legge.

Il dl Genova e il nodo sulla ricostruzione

Intanto, il decreto Genova è in discussione nelle commissioni Lavori pubblici e Ambiente del Senato, dopo l’approvazione ricevuta alla Camera e le tante polemiche sul suo contenuto (a partire dalla questione del condono a Ischia). Il decreto, che deve essere convertito in legge entro il 27 novembre, contiene tra le altre cose le indicazioni per la ricostruzione del viadotto che spetta ad Autostrade pagare. "Penso che sarà approvato in fretta, spero entro la settimana", ha detto Bucci. E su chi si occuperà della ricostruzione il sindaco ha spiegato: "Mentre faremo il processo di selezione per la demolizione parallelamente faremo il processo di selezione per la costruzione, mi aspetto aziende importanti, che ci daranno una risposta soddisfacente". Ad affiancare il sindaco, "una commissione specifica che aiuterà nella scelta". In precedenza, Bucci si era detto disponibile a scegliere “sia nel pubblico che nel privato”, contrariamente a quanto espresso dal ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli sulla necessità che il ponte venga ricostruito da società pubbliche. Di certo, la procedura di selezione dovrà rispettare le norme del codice antimafia, secondo quanto stabilito da un emendamento presentato dai due relatori (M5s-Lega) del decreto Genova, lo scorso 23 ottobre e a dispetto dei poteri “in deroga” del commissario.

I progetti presentati

Nonostante l’esclusione annunciata di Autostrade dalla ricostruzione del ponte Morandi, la società lo scorso ottobre ha presentato lo stesso il proprio progetto per il viadotto, garantendo di poter completare tutti i lavori in 9 mesi. In caso di ritardi, Aspi ha infatti garantito il pagamento di penali superiori a quelle previste dalla legge. Nella lettera di accompagnamento del progetto inviata al commissario, la società ha inoltre dichiarato la più completa disponibilità anche a sviluppare su indicazione del commissario altre opzioni progettuali. Tra queste, anche un’integrazione tra il proprio progetto e quello regalato dall’architetto Renzo Piano alla città. Il 7 settembre, infatti, l’archistar genovese ha presentato la propria idea di ponte che “dovrà durare mille anni e dovrà essere d'acciaio”, durante una conferenza stampa in cui si ipotizzava l’inaugurazione del nuovo viadotto nel novembre 2019.

Cronaca: i più letti