Siccità, dal Po alla Sicilia: quali e dove sono le 127 opere più urgenti in Italia
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I lavori sono stati classificati come prioritari all’interno di un insieme di 562, presentati dalle Regioni al Ministero delle Infrastrutture e raccolte nel Piano nazionale di interventi infrastrutturali per la sicurezza del settore idrico (Pnissi). Il Po è in testa per quanto riguarda gli interventi più importanti a livello finanziario: in totale 22 per 886,4 milioni. Segue la Sicilia
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- Le sette Autorità di bacino hanno individuato in totale 127 opere urgenti contro la siccità e le inefficienze nell’utilizzo della risorsa idrica, per un valore complessivo di 3,67 miliardi di euro. La selezione si trova nell’allegato II alla seconda relazione del commissario straordinario Nicola Dell’Acqua
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- I 127 interventi sono stati classificati come prioritari all’interno di un insieme di 562, presentati dalle Regioni al Ministero delle Infrastrutture e raccolte nel Piano nazionale di interventi infrastrutturali per la sicurezza del settore idrico (Pnissi), che a sua volta vale 13,5 miliardi. Costituiscono un suggerimento operativo nel quadro del Piano straordinario per il 2024 annunciato dal ministro Matteo Salvini, coordinatore della cabina di regia sull’emergenza idrica. Ne scrive Il Sole 24Ore
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- Il Po è in testa per quanto riguarda gli interventi più importanti a livello finanziario: in totale 22 per 886,4 milioni. Di questi, 108 milioni sono necessari solo per la Diga sul Tanarello e le opere di derivazione verso il versante imperiese
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- Pesano anche 64,2 milioni per il piano di interventi per il potenziamento delle fonti di approvvigionamento idrico e riduzione delle vulnerabilità degli acquedotti comunali della provincia di Monza e Brianza
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- La Sicilia è al secondo posto, con 27 interventi per un totale di 829 milioni di euro. Di questi, 138,86 milioni sono indirizzati alla messa in sicurezza della diga Disueri
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- Seguono al terzo posto le opere segnalate dall’Autorità delle Alpi Orientali: in tutto 15 per 643,5 milioni
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- Al quarto posto le 14 opere dell’Appennino meridionale (523, 4 milioni). Al quinto le 14 della Sardegna (309,7 milioni), seguono le 30 dell’Appennino centrale (301,3 milioni) e infine le cinque dell’Appennino Settentrionale (178 milioni)
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- Secondo la relazione, servirebbero 508 milioni di euro per recuperare solo 58 milioni di metri cubi dei 3 miliardi di detriti accumulati - causa assenza di manutenzione - nelle dighe e negli invasi
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- Nella relazione sono riportate anche alcune azioni da compiere per invertire la tendenza: “La prima necessità - si legge - è di tipo conoscitivo: è necessario predisporre bilanci idrici aggiornati che tengano conto della situazione delle infrastrutture dell’approvvigionamento idrico primario in relazione al fenomeno della siccità e della scarsità idrica”
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- Un’altra fra le proposte prevede la realizzazione di una governance per gli approvvigionamenti idrici diversi dal servizio idrico integrato. Si punta a superare la frammentazione attuale delle competenze e le conseguenti problematiche