
Overshoot Day, oggi l’Italia finisce le risorse naturali per il 2023
Il think tank Global Footprint Network ha stimato nella giornata odierna l’ipotetica fine per il nostro Paese di quanto offre la Terra: la data, che cambia ogni 12 mesi, è sempre più distante dalla fine dell’anno. A contribuire maggiormente sono i trasporti e il settore alimentare, soprattutto lo spreco: anche solo dimezzarlo permetterebbe di posticipare la data di ben 13 giorni

Oggi l’Italia ha finito le sue risorse naturali per il 2023. È questo il verdetto emesso dal think tank Global Footprint Network, che ogni anno stima per ciascun Paese il giorno in cui esaurisce le risorse naturali che la Terra ha da offrirgli. Nonostante il giorno sia lo stesso del 2022, il debito ecologico del nostro Paese rimane comunque altissimo, considerando che siamo in anticipo di 230 giorni sulla fine dell’anno e ben lontani da Paesi meno abbienti e più virtuosi come Ecuador, Giamaica o Cuba
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COS’È L’OVERSHOOT DAY - L’Overshoot day è il giorno che indica l’esaurimento ufficiale delle risorse rinnovabili che la Terra è in grado di rigenerare nell’arco di 365 giorni. La data cambia di anno in anno, a seconda della rapidità con cui tali risorse vengono sfruttate. A livello globale, nel 2022 l’Overshoot day è stato il 28 luglio: non era mai successo che cadesse così presto. Appena cinquant’anni prima, nel 1972, era il 14 dicembre
L'Overshoot Day del 2022
COME SI CALCOLA – Per calcolarlo, il think tank utilizza le statistiche raccolte dalle Nazioni Unite nel National Footprint and Biocapacity Accounts in merito a diverse attività come agricoltura, edilizia, produzione di energia, emissioni di gas serra, ma anche gestione di ambienti urbani e foreste. Tutti questi dati comprendono il periodo che va dal 1961 al 2018 e non includono quindi eventi come la pandemia di Covid-19 o la guerra in Ucraina
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BIOCAPACITÀ E IMPRONTA ECOLOGICA - Il bilancio ecologico non è altro che un rapporto tra domanda e offerta. Dal lato dell’offerta c’è la biocapacità, cioè l’insieme di servizi che ci offrono gli ecosistemi terrestri e marini, incluso l’assorbimento della CO2. Dal lato della domanda invece c’è l’impronta ecologica che consiste nella terra biologicamente produttiva richiesta da una data popolazione per supportare le proprie attività quotidiane. Se la domanda supera l’offerta, la specie umana è in debito per l’anno in corso
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I DATI A LIVELLO GLOBALE - Anche nel 2023, il primo Paese a superare la soglia è stato il Qatar, il cui giorno è caduto il 10 febbraio, e per il secondo anno consecutivo è in cima alla lista. Nonostante l’abbondanza di beni naturali, enormemente superiore a quella del piccolo Stato desertico, Stati Uniti, Belgio, Canada, Australia e Danimarca hanno finito le loro quote già a marzo. Hanno anticipato la Germania (4 maggio) e la Francia (5 maggio). Il Paese da sempre più vicino alla scadenza naturale è la Giamaica (20 dicembre 2023)
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L’OVERSHOOT DAY GLOBALE - Nel 2022 l’Overshoot Day globale è caduto il 28 luglio, ma le notizie disponibili sull’erosione delle coste, la desertificazione del suolo, la deforestazione e la ridotta produttività dei terreni agricoli non lasciano prevedere un esito migliore per il 2023. Si tratterà probabilmente del 27 luglio: a questo ritmo, consumiamo 1,7 pianeti in più di quello che abbiamo a disposizione
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QUASI 3 PIANETI PER VIVERE – Peggio fa addirittura l'Italia: nonostante sia un Paese che si sta spopolando, il nostro Paese continua a depauperare risorse. Basti dire che l’impronta ecologica media di un italiano, pari a circa 4,3 ettari globali, divisa per la biocapacità media mondiale, cioè la quota di risorse disponibili per ciascun abitante della Terra, cioè 1,6 ettari globali, dà come risultato 2,68. Cosa significa questo valore? Se tutti avessero il nostro stesso stile di vita, avremmo bisogno di quasi 2,7 pianeti per vivere

QUALI ATTIVITÀ CONTRIBUISCONO DI PIÙ – Le attività che certamente contribuiscono in modo maggiore all’impronta ecologica di ciascun italiano sono il settore alimentare (che, da solo, ne determina quasi il 31 per cento) e gli spostamenti (un altro 25 per cento). Un capitolo a parte merita lo spreco alimentare, stimato in circa 67 chili all’anno pro capite: basterebbe anche solo dimezzarlo per spostare in avanti di ben 13 giorni l’Overshoot day italiano
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