
Alta tensione in Israele e nei territori palestinesi dopo l'annuncio di Trump di riconoscere la città come capitale dello Stato ebraico e spostare lì, entro sei mesi, l'ambasciata Usa. LA GALLERY

Il 7 dicembre si è scatenata la reazione del popolo palestinese alla decisione degli Stati Uniti di riconoscere Gerusalemme come capitale dello stato d'Israele. Fin dalla mattina di giovedì, i manifestanti si sono riversati per le strade di Ramallah e altre città della Cisgiordania e della Striscia di Gaza per protestare contro l'annuncio fatto dal presidente Donald Trump ventiquattr'ore prima. Nella foto, gli scontri a Ramallah tra manifestanti e polizia israeliana -
Trump: "Gerusalemme capitale di Israele". Hamas: "Sarà l'inferno"
L'Autorità Palestinese ha organizzato uno sciopero generale nelle città palestinesi mentre a Gaza il movimento Hamas ha esortato i suoi seguaci a una terza intifada contro Israele. Nella foto, lanci di pietre a Ramallah nella parte della Cisgiodania occupata dagli israeliani -
"Gerusalemme capitale Israele". Hamas vuole Intifada: scontri e feriti
La tensione più alta si è registrata a un posto di blocco vicino a Ramallah, dove le forze israeliane hanno sparato dozzine di proiettili in gomma, gas lacrimogeni e granate stordenti contro centinaia di manifestanti palestinesi riuniti per manifestare la loro rabbia sulla dichiarazione di Trump -
Trump: ambasciata Usa a Gerusalemme. Papa: serve dialogo con Palestina
I manifestanti hanno protestato bruciando pneumatici lungo le strade e lanciando pietre contro i soldati israeliani. Gli scontri hanno poi raggiunto Gerusalemme Est e la linea difensiva tra Israele e Gaza dove si sono registrati feriti da entrambe le parti. Nella foto, gli scontri nei pressi di un check point israeliano a Ramallah, Cisgiordania -
Trump: ambasciata Usa a Gerusalemme. Forse slitta lo spostamento
L'annuncio di Trump di spostare l'ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme hanno provocato reazioni negative sia nell'area islamica, che tra gli alleati storici degli Stati Uniti. Nella foto, poliziotti israeliani in tenuta antisommossa a Ramallah, Cisgiordania -
Gerusalemme capitale, sale tensione per la decisione di Trump
Il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, ha chiamato la popolazione dei territori palestinesi alla rivolta e proclamando per venerdì una "giornata della rabbia". Il premier turco Erdongan ha parlato di "cerchio di fuoco", mentre i rappresentanti di Giordania e Arabia Saudita hanno dichiarato illegale l'atto compiuto dagli Usa. Nella foto, cecchini dell'esercito israeliano a Ramallah, Cisgiordania -
Hamas-Al Fatah, accordo di riconciliazione per la Palestina
Gran parte dei paesi europei, tra cui Italia, Francia e Germania, hanno richiamato gli Stati Uniti alla prudenza rispetto alla decisione. Paolo Gentiloni e Angela Merkel hanno chiesto una soluzione a "due stati", il presidente francese Macron ha dichiarato che la Francia "non approva" la "deplorevole" decisione del presidente Trump. Nella foto, le proteste a Nablus, Cisgiordania -
Palestina, Hamas accetta condizioni di riconciliazione con Anp
"Decisione storica" è stato il commento del premier israeliano, Benjamin Netanyahu alla decisione di Trump. Il leader del Likud si è inoltre riferito al presidente americano sostenendo che "il suo nome – ha detto Netanyahu - ora fluttuerà insieme ad altri nomi nel contesto della gloriosa storia di Gerusalemme e del nostro popolo". Nella foto, i manifestanti palestinesi bruciano un manichino con le sembianze di Trump a Nablus in Cisgiordania -
Trump alla Palestina: dialogo con Israele o via vostra sede dagli Usa
Netanyahu ha inoltre dichiarato di essere in contatto con altri Paesi che ora potrebbero seguire l'esempio degli Usa. Intanto i rappresentanti dell'esercito israeliano hanno reso noto che si stanno preparando ad un eventuale aumento della violenza nei prossimi giorni. Nella foto, due manifestanti a Hebron nei territori occupati della Cisgiordania -
Bacio fra Trump e Netanyahu, nuovo murales a Betlemme: FOTO