Secondo una ricerca, pubblicata su Science Advances, sarà possibile produrre nuovi materiali attraverso la pressione esercitata dalle onde sonore sulla punta della boccetta della stampante
Un team di ricercatori dell’Università di Harvard ha ideato un’innovativa tecnica grazie alla quale è possibile stampare utilizzando il suono. La ricerca, pubblicata su Science Advances, ha studiato e realizzato uno strumento capace di produrre delle goccioline di liquido tramite l’impiego delle onde sonore.
Questa nuova funzionalità, nel futuro, potrebbe avere un largo impiego nella produzione di nuovi materiali, cosmetici, biofarmaci, alimenti e conduttori.
L’ostacolo della viscosità
Le gocce di liquido sono già ampiamente utilizzate in molti campi. Il loro impiego è previsto, per esempio, nella stampa su carta e nella creazione delle microcapsule per il rilascio dei farmaci. La viscosità, propria dei fluidi, è il principale ostacolo che impedisce un loro largo uso nelle tecniche di stampa. “Il nostro obiettivo principale era quello di eliminare l’attrito realizzando un sistema indipendente da questa proprietà”, ha commentato Daniele Foresti, l’autore principale dello studio. Per farlo, gli esperti hanno incentrato la ricerca sulle onde acustiche.
Risonatore di onde sonore
Hanno, così, costruito un risonatore capace di generare, sulla punta della boccetta della stampante, una pressione 100 volte maggiore rispetto a quella esercitata dalle normali forze di gravità. Quest’ultima, creata dal campo acustico, a sua volta generato dal risonatore, può essere modificata in base alle necessità. La forza riesce ad attirare ogni piccola parte di liquido fuori dalla boccetta e a imprimerla sulla stampa. Le dimensione delle gocce è inversamente proporzionali all’ampiezza delle onde sonore impiegate nella stampa. “Volevamo realizzare un campo acustico in grado di staccare le gocce come facciamo noi umani per raccogliere una mela dall’albero”, ha commentato Foresti.
I ricercatori hanno effettuato numerosi test utilizzando svariati materiali, come il miele, l’inchiostro delle staminali, le resine ottiche e i biopolimeri. “La nostra creazione può avere un impatto immediato, non solo sull’industria farmaceutica, ma anche su altri settori”, ha aggiunto Jennifer Lewis, coordinatrice dello studio.