Covid-19, Facebook: rimosse 7 milioni di fake news tra aprile e giugno

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Il colosso di Mark Zuckerberg ha segnalato come “fuorvianti” anche altri 98 milioni di post sul coronavirus ed è intervenuto contro il terrorismo e il bullismo

Nel secondo trimestre dell'anno, da aprile a giugno 2020, Facebook ha rimosso 7 milioni di post che condividevano informazioni false sul coronavirus. Altri 98 milioni sono stati invece contrassegnati come "fuorvianti", ma non ritenuti abbastanza pericolosi da essere cancellati. Sono le cifre che l’azienda di Mark Zuckerberg ha inserito nel report periodico che riguarda il controllo dei contenuti, anche quelli di Instagram.

Le azioni di Facebook

Il social network ha rimosso post che diffondevano bufale su cure o trattamenti per il Covid-19, ma anche altre informazioni prive di fondamento e teorie complottiste sul virus. Ha cercato di limitare la diffusione di questi contenuti falsi, sia con il proprio personale, che tramite l'intelligenza artificiale. A questo si è aggiunta la divulgazione di nuove informazioni credibili sui temi più caldi durante i mesi della pandemia da coronavirus. Uno degli ultimi post cancellati ha preso di mira il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che aveva affermato che i bambini fossero "quasi immuni" al Covid-19”, una notizia smentita dalla comunità scientifica. Non tutti gli sforzi sono stati efficaci perché, ad esempio, a maggio un video complottista da titolo “Plandemic” è stato censurato solo dopo che aveva accumulato milioni di visualizzazioni. L'azienda ha eliminato anche oltre 22 milioni di post contenenti “hate-speech” nel secondo trimestre del 2020 esclusivamente su Facebook, attribuendo il “drammatico” aumento - erano stati 9,6 milioni nel da gennaio a marzo 2020 - ai miglioramenti della macchina di rilevamento.

L’impegno contro i contenuti terroristici

Un altro segmento in cui Facebook ha implementato il controllo grazie alle nuove tecnologie è quello dei post sul terrorismo. “La quantità di contenuti sui quali abbiamo agito è aumentata da 6,3 milioni nel primo trimestre del 2020 a 8,7 milioni nel secondo” è scritto nel report. “Grazie sia ai miglioramenti nella nostra tecnologia che al ritorno di alcuni recensori di contenuti abbiamo visto aumentare le azioni sul materiale collegato all'odio organizzato su Instagram e al bullismo e alle molestie sulle entrambe le piattaforme”, conclude il documento.

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