Arriva da un’idea della piattaforma Uni-versus e permette di prevenire potenziali situazioni di pericolo, sui luoghi di lavoro ma non solo, proteggendo le persone dal contagio e dalla diffusione del virus stesso
La sicurezza negli ambienti di lavoro, soprattutto dopo l’emergenza sanitaria legata alla diffusione del nuovo coronavirus, è diventata una priorità. Per cercare di preservarla, la piattaforma Uni-versus, progettata per rappresentare e comprendere digitalmente gli effetti delle interazioni fra oggetti nel mondo reale, ha deciso di lanciare il nuovo modulo “VS Covid-19”, una tecnologia che prende ispirazione dal mondo del gaming, dotata di algoritmi di analisi dati capaci di prevenire potenziali situazioni di pericolo, proteggendo le persone dal contagio e dalla diffusione del virus stesso.
Uno scudo virtuale
La protezione si chiama HaVS (Halo Virtual Shield) ed è una sorta di “scudo virtuale” di protezione per difendersi dal Covid-19 negli ambienti di lavoro, ma non solo, generato intorno all’utente come fosse un “alone” dalla forma sferica. Il dispositivo ha la capacità di analizzare in tempo reale le interazioni del lavoratore con l’ambiente circostante per informarlo di situazioni potenzialmente pericolose, individuate da circostanze definite “regole”, come ad esempio quando si è troppo vicini ad un altro lavoratore, prima di entrare in una zona non sanificata, prima di toccare uno strumento di lavoro utilizzato in precedenza da un altro collega e non ancora adeguatamente igienizzato. Proprio come accadrebbe all’interno di un videogioco, grazie a Sked (Safety Kit Equipment Detection), parte integrante del modulo “VS-Covid-19”, il dispositivo Universus controlla che questi particolari “scudi” siano sempre in funzione durante il turno di lavoro, ossia che i lavoratori indossino i dispositivi di protezione individuale (DPI), sui quali sono agganciati piccoli trasmettitori, necessari per entrare nelle diverse zone di lavoro o per svolgere le proprie mansioni accanto ad un collega. In caso di potenziale pericolo, il sistema avvisa i lavoratori coinvolti tramite una notifica che arriva sullo smartphone oppure attraverso un suono o una vibrazione su dispositivo wearable, come un badge o un bracciale. “L’idea è semplice: mappando digitalmente in 3D un qualunque ambiente con precisione centimetrica, come accade in un videogioco, si possono rendere gli oggetti al proprio interno più intelligenti e quindi interconnessi fra loro. In questo modo, quando le circostanze indicate come ‘regole’ non vengono rispettate, è possibile mettere immediatamente in allerta chi ne è coinvolto, in locale o da remoto, a seconda dei casi”, ha spiegato Romano Giovannini, ceo di Uni-versus.
Il ruolo delle regole
Un ruolo importante, dunque, è rivestito dalle cosiddette “regole” introdotte dal gestore (o proprietario) del luogo di lavoro. Se, ad esempio, si sceglie di far rispettare quella di non avvicinarsi ad un’altra persona al di sotto di una certa distanza configurabile di sicurezza, Universus verifica in tempo reale se l’interazione rientra nei limiti stabiliti. Qualora si presenti la necessità di sanificare una postazione o uno strumento di lavoro usati da più utenti, come nel caso di un cambio turno, Universus attiva la “quarantena dinamica” nello spazio attorno ad essi, impedendone l’avvicinamento o l’utilizzo ad una persona diversa dalla precedente, fino all’avvenuta sanificazione. “La predisposizione del sistema è piuttosto rapida”, ha aggiunto Giovannini. “Per dare un’idea, se si considera un’azienda che si estende su una superficie di circa 2.000 mq dove operano una quarantina di persone e vi sono circa 500 tra oggetti e strumenti di lavoro, la mappatura e la cablatura della struttura, nonché il set-up del sistema, richiedono un tempo di installazione che va dalle due alle tre settimane”.