Privacy, il 39% degli utenti di Internet cederebbe dati per denaro
TecnologiaLo rivela un’indagine del Kaspersky Lab, secondo la quale quasi una persona su cinque sarebbe disposta a rinunciare alla propria privacy in cambio di qualcosa a titolo gratuito
Nonostante i recenti scandali, su tutti il caso Cambridge Analytica, a livello globale il 39% degli utenti di Internet è disposto a cedere i propri dati sensibili a terzi in cambio di denaro. Lo riporta un’indagine condotta dal Kaspersky Lab, che rivela come più della metà dei fruitori del web (il 56% su scala mondiale, il 63,5% in Italia) sia convinta che una privacy totale nel mondo digitale di oggi sia pressoché impossibile.
I dati più rilevanti
Gli esperti dell’azienda fornitrice di soluzioni per la sicurezza online hanno intervistato 11.887 utenti della rete in tutto il mondo, dei quali 458 in Italia. Dai risultati conclusivi è emerso che, a livello globale, quasi una persona su cinque (18%) che abitualmente utilizza Internet, e in particolare i social network, sarebbe disposta a rinunciare alla propria privacy in cambio di qualcosa a titolo gratuito, una percentuale che per quanto riguarda l’Italia sale al 29%. L’indagine riporta, inoltre, che il 26% del campione preso in esame si è accorto di un accesso alle proprie informazioni riservate da parte di sconosciuti senza aver rilasciato alcun consenso, il 31% tra i giovani con età compresa tra i 16 e i 24 anni, con conseguenze anche fisiche e psicologiche: più di un terzo, infatti, ha dichiarato di essersi sentito stressato e a disagio in seguito a questo fatto.
Password per proteggere i dispositivi
Il 62% degli intervistati (il 64% in Italia) ha comunque riferito di proteggere i propri dispositivi tramite una password, mentre circa un terzo del campione (35%) controlla e cambia regolarmente le impostazioni della privacy sui propri device, anche in base ai servizi e alle app che utilizza. Il 25%, invece, ha scelto di coprire la webcam del pc (il 17% in Italia) per evitare intrusioni esterne. Infine, l’indagine evidenzia anche una differenza di genere nella protezione dei dati personali: un uomo su cinque opta per crittografare e quindi rendere segreti le proprie informazioni, una pratica messa in atto solo da una donna su dieci.