Facebook, altra falla nella privacy: esposti online i dati di oltre 450 milioni di utenti

Tecnologia
Foto di archivio (Getty Images)

Le informazioni personali, che includevano nomi, liste di amici, foto, commenti, reazioni e molto altro, sono state individuate da alcuni ricercatori informatici su un database pubblico di Amazon 

I dati di centinaia di milioni di utenti di Facebook sono stati esposti su un server di archiviazione accessibile a chiunque. Come rivela il Washington Post, l’ennesima grossa falla nella privacy del social network è stata individuata da alcuni ricercatori di UpGuard, società che opera nell’ambito della cybersicurezza. Le informazioni finite online includevano commenti, mi piace, reazioni, nomi di account e molto altro, il tutto memorizzato su un database pubblico.

Record archiviati su server di Amazon

In una nota, i ricercatori spiegano che i ‘data breach’ individuati sono stati due, entrambi per mano di società terze. La prima e più ingente fuga di dati è stata causata dalla compagnia messicana Cultura Colectiva, che ha caricato online 146 GB di record su un server di Amazon, appartenenti a 450 milioni di utenti del social di Menlo Park. La seconda, più contenuta, proviene invece dall’azienda californiana At The Pool, chiusa nel 2014, che ha esposto le informazioni sensibili di 22mila fruitori della piattaforma, tra cui liste di amici, foto, interessi.
Il social di Mark Zuckerberg ha riferito che le sue politiche vietano alle società terze di archiviare i dati su server pubblici, aggiungendo che sta lavorando con Amazon per rimuoverli immediatamente. “I nostri sviluppatori sono costantemente a lavoro per proteggere le informazioni dei nostri utenti”, ha ribadito Facebook, alle prese con l’ennesima falla nella privacy dei suoi iscritti.

“I dati ormai sono là fuori”

"Non so se Facebook sarà in grado di risolvere il guaio che queste società di sviluppatori hanno fatto”, ha commentato Greg Pollock, vicepresidente di UpGuard, le cui dichiarazioni sono state riprese dal quotidiano statunitense. “È come una fuoriuscita di petrolio - ha aggiunto -, i dati ormai sono là fuori”. Dello stesso avviso anche il direttore della ricerca sui rischi informatici dell’azienda di cybersecurity, Chris Vickery, che a TechCrunch ha dichiarato: ”Questi fatti continuano a mettere in evidenza i problemi che affliggono le aziende che dipendono dalla raccolta di dati di massa. Conservare le informazioni personali degli utenti è una responsabilità: più ne hai, maggiore diventa la responsabilità”, ha concluso.

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