Cosa sono i big data e perché sono così importanti
TecnologiaSe ne sente parlare sempre più spesso e già oggi influenzano la nostra vita. Ma non riguardano solo motori di ricera e social network: possono essere applicati a qualsiasi settore, dalla finanza alla medicina fino all'astronomia
Risulta sempre più facile incappare nel termine "big data", quando si parla di internet, intelligenza artificiale, ma anche di politica e persino di esplorazione spaziale. "Big data" indica la grande capacità, concessa dalla tecnologia attuale, di raccogliere informazioni. A dispetto del nome, la vera rivoluzione non sta solo nella quantità di dati, ma nella capacità di analizzarli. Difficile definirli un settore dato che sono una risorsa applicabile praticamente ovunque, consentendo di analizzare il presente per migliorare i processi, ridurre gli sprechi e predire il futuro.
I dati sono il nuovo petrolio
Il settimanale Economist non ha dubbi: i dati sono il petrolio del futuro. L'accostamento non è solo una metafora. Basta guardare la classifica della maggiori compagnie al mondo: nel 1997 in cima si trovavano General Electric (energia ma non solo) e Royal Dutch Shell (una compagnia petrolifera). Oggi ci sono due società che lavorano con i dati: Apple e Alphabet (la holding che controlla Google). E tra le prime sei ce ne sono cinque che hanno a che fare con i big data. I dati si confermano come la loro risorsa più importante. Ecco perché queste società offrono servizi (in parte o del tutto) gratuiti: chiunque può iscriversi a un social network o sbirciare sull'enorme mercato dell'e-commerce senza sborsare un euro. Si paga in informazioni che le grandi compagnie, quando non le vendono ad altre società, utilizzano per creare una pubblicità più indirizzata, conoscere i nostri gusti in fatto di amici, argomenti di discussione e potenziali acquisti. Tutto passa dagli algoritmi, cioè da giganteschi strumenti di elaborazione che elaborano continuamente dati.
Il problema della privacy
I big data non sarebbero possibili senza la tecnologia attuale. Siamo sempre connessi, dallo smartphone al pc fino all'auto. Ogni punto di accesso al web diventa anche un punto di raccolta di informazioni. Il tema dei big data, quindi, è intrecciato con quello della privacy. I dati stanno diventando una fonte di potere perché non consentono solo di leggere il presente. L'intelligenza artificiale (che è l'altra faccia, più nascosta, dei big data) consente di elaborare una mole di informazioni inconcepibile fino a qualche anno fa. Processa i dati e, con logiche che sfuggono alla mente umana, è in grado di predire il futuro. L'intelligenza artificiale non ha la sfera di cristallo, ma grazie alla mole di dati in suo possesso, impara dal passato (con il cosiddetto machine learning) per capire come andrà il futuro. Quindi cosa cercheremo, condivideremo e compreremo. Fari puntati quindi su privacy e cybersecurity dato che i dati raccolti vanno anche protetti.
Le potenzialità dei big data
Al netto dei timori, però, i big data (e la loro analisi) hanno dei vantaggi innegabili, che non si fermano solo all'universo di internet. Chi non avrebbe bisogno di capire meglio cosa sta succedendo per migliorare, senza opinioni e preconcetti, ma basandosi solo sui numeri? Ad esempio ne ha bisogno il mondo della finanza: in fondo far rendere un investimento significa prima di tutto intercettare l'andamento futuro di azioni e obbligazioni. Anche le vetture a guida autonoma non sono altro che giganteschi collettori di dati. Qualsiasi marchio vorrebbe capire quali siano i desideri dei clienti, così come un politico quelli degli elettori per orientare la propria campagna in base ai temi invocati. In agricoltura, in fabbrica ma anche in casa, i sensori e i dati dicono dove si sprecano risorse (come acqua ed elettricità) e dove si può risparmiare. Sono utili per le previsioni meteo, per la ricerca medica e lo sviluppo di nuove cure. Ma big data e intelligenza artificiale non riguardano il nostro pianeta: utilizzati dalla Nasa, sono stati in grado di individuare un sistema sosia di quello solare che l'occhio umano non era riuscito a vedere.