Mondiali, 56 anni di mascotte, dal leone Willie del 1966 alla kefiah La'eeb di Qatar 2022
Reunion dei pupazzi simbolo delle passate edizioni dei mondiali di calcio, al centro del campo dell'Al Beyt, a Doha prima della partita inaugurale di Qatar 2022
Alla cerimonia iniziale dei Mondiali del Qatar, creata dall’italiano Marco Balich, alla fine del ricordo delle star del passato, si alza in volo l’enorme mascotte Eeb con la kefia araba e la tunica, fra gli applausi dello stadio
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L’ultimo pupazzo è il 20esimo portafortuna da quando nel 1966 apparve il primo in Inghilterra, il leone Willie. Rappresentano le nazioni ospitanti, ma non sempre hanno portato bene alla squadra locale
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La Russia nel 2018 aveva scelto Zabivaka. Il nome significa letteralmente "colui che segna", ideato da Ekaterina Bocharova, una studentessa di design. Prima di diventare la mascotte ufficiale, però, aveva dovuto battere - attraverso un sondaggio lanciato dalla Fifa - una tigre siberiana e un gatto
Nell’edizione della Coppa del mondo in Brasile, infatti, la mascotte scelta era un armadillo chiamato Fuleco. Si tratta di una razza endemica del nordest brasiliano il cui nome, Fuleco appunto, deriva dalle parole portoghesi futebol (calcio) ed ecologia. Un animaletto che però non portò molta fortuna ai padroni di casa, battuti in semifinale dalla Germania con un umiliante 7-1
Quattro anni prima di Fuleco, invece, fu il turno del leopardo Zakumi. Era l’edizione 2010 che si giocava in Sudafrica e il nome di questo leopardo nacque dal termine "Za", acronimo di "Sudafrica" in lingua afrikaans, e dal vocabolo "Kumi", che significa "dieci" in vari dialetti locali. Come Fuleco, anche Zakumi non si rivelò un vero portafortuna visto che la nazionale sudafricana non riuscì neppure a superare il primo turno
Non ai padroni di casa ma alla nostra nazionale portò invece molta fortuna Goleo, il leone mascotte di Germania 2006. Il suo nome è la fusione delle parole gol e leo (leone in latino). Insieme a lui c’era anche Pille che in lingua tedesca rappresenta il nome familiare del pallone da calcio. Una doppia mascotte che accompagnò l’Italia di Marcello Lippi alla conquista del Mondiale
Nel 2002, per la Coppa del mondo di Corea e Giappone, le mascotte non erano animali ma innovative creazioni colorate fatte al computer. Erano Ato, l'allenatore, mentre Kaz e Nik erano i giocatori
L’edizione del Mondiale 1998, quella giocata in Francia, è da sempre considerata una delle più belle. In quell’occasione, la mascotte era Footix. Si trattava di un galletto francese il cui nome rappresentava la fusione tra la parola Football e Asterix, uno dei personaggi transalpini per eccellenza. Footix portò bene alla Francia visto che proprio i galletti vinsero quel Mondiale battendo in finale il Brasile per 3-0
Nel 1994 per la Coppa del mondo giocata negli Stati Uniti, venne scelta la figura di Striker, un cane il cui nome vuol dire "attaccante". In realtà, né la mascotte né la nazionale americana ebbero grande successo
Discorso totalmente diverso per Ciao, il simbolo di Italia ’90. Nelle "Notti magiche" di quel Mondiale, una figura stilizzata di calciatore con il corpo composto da elementi cubici colorati di verde, bianco e rosso e un pallone al posto della testa accompagnò le gesta di Schillaci e compagni. In quell’occasione, la scelta del più comune saluto italiano come nome della mascotte avvenne tramite un sondaggio effettuato dagli italiani settimanalmente sulle schedine del Totocalcio
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Quattro anni prima, nel 1986, il simbolo del Mondiale messicano si chiamava Pique, un peperoncino che incarnava tutti gli stereotipi della popolazione locale: baffi e sombrero. Una mascotte che portò fortuna all’Argentina, a Maradona e alla sua "Mano de Dios"
Non lo ricordano in tanti, ma fu un’arancia di nome Naranjito la mascotte che fece da sfondo all’Italia campione del mondo di Spagna ‘82. Sicuramente sono più vive le immagini dell’urlo di Tardelli o dei gol di Paolo Rossi, ma quel frutto stilizzato con un pallone in mano portò molta fortuna alla nostra nazionale e non a quella spagnola padrona di casa
Molto più "casalinga", invece, la mascotte dell’edizione ‘78 giocata in Argentina. Era Gauchito, "ragazzino" in spagnolo, che indossando la maglia della squadra di casa e un tipico sombrero argentino portò alla vittoria proprio la selezione ospitante
Allo stesso modo, i due ragazzi che indossano la maglia della Germania Ovest con le lettere WM (Weltmeisterschaft, Campionato del mondo) e il numero 74 portarono bene al team organizzatore: Tip e Tap furono le mascotte di Germania ’74 con i tedeschi campioni del mondo
Nel 1970, invece, la mascotte che in Messico salutò il terzo Mondiale vinto dal Brasile di Pelé fu Juanito, un ragazzo con addosso la maglietta del Messico e, ovviamente, un sombrero
Infine - anzi, all'inizio di questa tradizione - c’è Willie, un leone, simbolo tipico dell’Inghilterra e della nazionale inglese (chiamata appunto il team dei tre leoni). Fu lui la prima mascotte in assoluto, visto che dalla prima edizione dei Mondiali del 1930 a quella del 1962 non erano ancora state introdotte
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