Acerbi sul caso Juan Jesus: "Non sono razzista, contro di me accanimento"

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Dopo l'assoluzione del Giudice Sportivo, il difensore dell'Inter racconta di aver passato "giornate molto pesanti". E aggiunge: "La sentenza è stata una liberazione"

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Rompe il silenzio Francesco Acerbi. Lo fa in una lunga intervista al Corriere della Sera, dopo la sentenza che lo ha prosciolto dalle accuse di razzismo nei confronti del calciatore del Napoli Juan Jesus. Il difensore dell'Inter racconta di aver passato "giornate molto pesanti", ma "la sentenza è stata una liberazione". Ribadisce e conferma la sua posizione, smentendo le frasi rivolte a Juan Jesus: "Non si può dare del razzista a una persona per una parola malintesa nella concitazione del gioco. E non si può continuare a farlo anche dopo che sono stato assolto". 

Il paragone con la malattia

È un Acerbi scosso. Lo si nota dalle frasi pronunciate in relazione alla malattia del 2013. "Non c’è paragone, quella in confronto è stata una passeggiata, non ho avuto paura. Invece l’accanimento atroce che ho visto nei miei confronti in questi giorni mi ha ferito. Ho rischiato di perdere tutto in un attimo". E sul tema del razzismo nel calcio: "Questa non è lotta contro il razzismo, non c’è stato nessun razzismo in campo e io non sono una persona razzista: il mio idolo era George Weah".  Ricorda di dover scindere gli episodi di razzismo da un "presunto insulto", anche perché "il razzismo è una cosa seria. Per tanti sono razzista anche adesso: sinceramente non ci sto, le gogne mediatiche non vanno bene e soprattutto non servono per risolvere un problema come quello del razzismo che sicuramente esiste". 

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L'eventuale convocazione agli Europei

Non si sbilancia invece su una possibile convocazione in azzurro agli Europei: "Io non mi aspetto niente. Ma per adesso preferisco non dire nulla sulla Nazionale, è giusto che prima ne discuta con Spalletti. Sono stanco, dopo oggi metto un punto alla vicenda. E non voglio parlarne mai più".

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