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Plusvalenze, legali Juventus: “Palese ingiustizia, attendiamo motivazioni per ricorso”

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©IPA/Fotogramma

“Evidenziamo che alla sola Juve viene attribuita la violazione di una regola, che la giustizia sportiva aveva riconosciuto non esistere”, hanno detto gli avvocati in una nota. La Corte federale ha inflitto alla squadra una penalizzazione di 15 punti in classifica

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"L'accoglimento del ricorso per revocazione da parte delle Corte d'Appello Federale ci pare costituisca una palese disparità di trattamento ai danni della Juventus e dei suoi dirigenti rispetto a qualsiasi altra società o tesserato”: a dirlo sono i legali del club bianconero, Bellacosa, Sangiorgio e Apa. "Attendiamo di leggere le motivazioni per presentare il ricorso al Collegio di Garanzia dello Sport: evidenziamo che alla sola Juve viene attribuita la violazione di una regola, che la giustizia sportiva aveva riconosciuto non esistere. Si tratta di una palese ingiustizia". (LA DECISIONE DELLA GIUSTIZIA SPORTIVA - COME CAMBIA LA CLASSIFICALE TAPPE DEL CASO)

La penalizzazione: -15 punti in classifica

“È una palese ingiustizia anche nei confronti di milioni di appassionati, che confidiamo sia presto sanata nel prossimo grado di giudizio”, conclude la nota all'Ansa dei legali del club bianconero. La Corte federale ha inflitto alla Juventus una penalizzazione di 15 punti in classifica per il “caso plusvalenze”: la richiesta della Procura federale era stata di 9.

Gli altri verdetti attesi

Adesso altri verdetti incombono sulla Juventus, nella giustizia sportiva e in quella ordinaria, dove la stessa società è indagata come persona giuridica: il 27 marzo l'udienza preliminare, a Torino. Senza contare le possibili sanzioni dell'Uefa. Oggi, la Corte d'appello federale ha bocciato la linea difensiva del club bianconero secondo cui "nessuno degli elementi valorizzati dalla procura Federale dimostra l'esistenza di una artificiosa sopra-valutazione dei diritti alle prestazioni sportive dei calciatori". Secondo il collegio di legali schierati dalla Juventus nelle operazioni che hanno portato alle plusvalenze non c'erano elementi per "fondare la natura fraudolenta e artificiosa delle operazioni concluse e dei valori ad esse assegnati”.

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