The Pitt, secondo uno studio più donazioni di organi e piani per il fine vita

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Lo show - in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW - vincitore di cinque Emmy Awards, è ambientato in un pronto soccorso di Pittsburgh e offre uno sguardo realistico sulla medicina d'urgenza. Secondo la divisione Hollywood, Health & Society dell'USC Norman Lear Center, ha messo in moto un vero e proprio dibattito sanitario

Appena dopo la prima stagione, la serie tv The Pitt (in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW), vincitrice di cinque Emmy Awards, ha già messo in moto un dibattito sanitario. Firmata da R. Scott Gemmill (già dietro al successo di E.R. – Medici in prima linea e di NCIS: Los Angeles) e ambientata in un pronto soccorso di Pittsburgh, offre uno sguardo realistico sulla medicina d’urgenza e sugli operatori sanitari che, tra corsie affollate e decisioni da prendere in pochi istanti, combattono ogni giorno per salvare vite. Lunedì 27 ottobre, l’USC Norman Lear Center ha infatti pubblicato un nuovo studio in merito al rinnovato dibattito sulla donazione di organi e sulla pianificazione del fine vita. La divisione Hollywood, Health & Society dell’USC Norman Lear Center ha intervistato un gruppo di 1.409 spettatori di The Pitt. Dopo aver visto la serie, il 26,9% di loro ha dichiarato di essere più propenso a cercare informazioni sulla donazione di organi, mentre il 17,2% ha affermato di aver condiviso con altri le informazioni. Lo studio ha anche osservato che l’impatto è stato particolarmente significativo sul pubblico di persone nere, una distinzione importante perché i pazienti neri sono spesso sovrarappresentati nelle liste di attesa per i trapianti e sottorappresentati tra i donatori. Inoltre, anche un'altra trama della serie tv ha avuto un impatto notevole sul pubblico: si tratta di alcuni familiari che discutono sulle decisioni di fine vita di un padre malato. Circa il 38,8% del campione di spettatori analizzato ha quindi affermato che avrebbe approfondito la pianificazione del fine vita, in particolare con riguardo a strumenti come il testamento biologico o la procura, mentre il 15,3% ha dichiarato di aver condiviso con altri le informazioni. Ancora, tra i 709 spettatori che hanno guardato almeno tre episodi di The Pitt, quasi il 90% ha affermato che “la serie rivela come problemi sistemici come la carenza di personale influenzino i risultati dei pazienti e contribuiscano a rendere riconoscibile la tensione”. Inoltre, il team Hollywood, Health & Society dell’USC Norman Lear Center ha parlato anche con medici, infermieri e tirocinanti, la maggior parte dei quali ha confermato l’autenticità delle trame della serie tv, dal sovraffollamento, alla mancanza di finanziamenti, alle altre realtà del lavoro sanitario. “Sebbene il nostro obiettivo principale sia creare storie avvincenti e complesse, ci impegniamo anche a essere attuali e accurati nella nostra rappresentazione degli argomenti medici”, ha dichiarato l’autore e produttore esecutivo Joe Sachs, che è anche un dottore. “Per questo motivo, l’educazione alla salute pubblica è un meraviglioso effetto collaterale della nostra narrazione drammatica”. La serie tv segue il dottor Michael “Robby” Robinavitch (il vincitore dell’Emmy Award Noah Wyle, che è anche produttore esecutivo), segnato dalla pandemia e dalla perdita del suo mentore. Quando un nuovo gruppo di specializzandi e di tirocinanti entra a far parte del pronto soccorso del Trauma Medical Center di Pittsburgh, Robby si trova a fare i conti con una dirigenza ospedaliera più attenta ai tagli di bilancio che alla cura dei pazienti e i giovani medici scoprono in prima persona le difficoltà, le emozioni e le sfide della medicina d'urgenza.

I "BROCCOLI" NELL'"HAMBURGER"

Il 27 ottobre, presso il Writers Guild Theater di Beverly Hills, la comica Carol Leifer ha presentato la cerimonia di premiazione dell’USC Norman Lear Center Hollywood, Health & Society, che ha incluso anche il Culture of Health Award per la serie tv The Pitt. L’attrice Katherine LaNasa, vincitrice dell’Emmy Award come Miglior attrice non protagonista in una serie drammatica, ha consegnato il premio sia al protagonista e produttore esecutivo Noah Wyle, sia al creatore e showrunner R. Scott Gemmill, insieme al team di sceneggiatori. “Per 25 anni, il nostro lavoro si è basato sull’idea che le storie siano importanti, ma la saggezza popolare suggerisce che i “broccoli” debbano essere nascosti nell’“hamburger” perché il pubblico possa digerirli”, ha dichiarato Erica Rosenthal, direttrice della ricerca presso l’USC Norman Lear Center. “Il successo di The Pitt è un potente promemoria che le storie possono dare priorità all’accuratezza, evidenziare sfide sistemiche attraverso personaggi autentici, suscitare emozioni e ispirare azioni concrete, il tutto senza sacrificare il valore dell’intrattenimento”. Le altre serie premiate includono Shrinking, Dying for Sex, Paradise, Matlock, Grey’s Anatomy e Chicago Med, che hanno avuto un impatto su temi come, tra gli altri, assistenza sanitaria, razzismo, cambiamento climatico e cancro.

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