The Last of Us, tutta la rabbia di Ellie. Recensione dell'episodio 8

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Gabriele Lippi

Gabriele Lippi

La penultima puntata della serie tv HBO è andata in onda lunedì 6 marzo alle 3 del mattino, realizzando un nuovo record di ascolti negli Usa con 8,1 milioni di spettatori su HBO e HBO Max. In Italia è arrivata in esclusiva su Sky e in streaming su NOW, in versione originale sottotitolata. Invertendo i ruoli tra i due protagonisti e lasciando Joel ai margini, When We Are in Need si concentra sull'evoluzione di una Ellie sempre più ostinata e forte. Disponibile anche on demand

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Dopo aver sospeso il presente per regalare agli spettatori uno scorcio sul passato di Ellie e far tirare il fiato al convalescente Joel, The Last of Us (LO SPECIALE) torna a immergersi nel rigido inverno americano e nelle atmosfere western che avevano già caratterizzato il sesto episodio. When We Are in Need, ottava puntata della serie HBO, ha realizzato un nuovo record di ascolti con 8,1 milioni di spettatori su HBO e HBO Max, risultando il miglior titolo in assoluto su HBO Max per l'ottava settimana consecutiva. L'episodio andato in onda lunedì 6 marzo alle 3 del mattino, in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW, in contemporanea con gli Stati Uniti in versione originale sottotitolata, riprende le fila dal grave ferimento di Joel e dal nuovo ruolo di Ellie, chiamata a prendersi cura per la prima volta del suo compagno di viaggio più grande ed esperto. 

Inversione di ruoli

Li troviamo così, intenti a invertirsi i ruoli, cercando di tirare avanti e non morire di freddo, fame e setticemia (Joel), immersi in un ambiente ostile non solo dal punto di vista meteorologico. Fuori dal loro rifugio, infatti, stanno per fare la conoscenza del più mostruoso tra i pericoli finora affrontati, più feroce di un clicker, più letale di un bloater: l’essere umano nella sua forma più basilare, quella brutale e selvaggia di chi ha perso ogni forma di inibizione.

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DA CACCIATRICE A PREDA

Nel giro di poche scene, Ellie passa da cacciatrice a preda, da minaccia a prigioniera. Ma a differenza del gioco Naughty Dog del 2013, la serie offre qualche informazione in più sulla comunità di David e James, ritratta come antitesi perfetta della Jackson di Tommy e Maria. Se lì avevamo conosciuto una utopia comunista in cui ognuno aveva il proprio ruolo e non esistevano gerarchie, qui siamo dalle parti della teocrazia distopica, con un leader assoluto, David, che a colpi di citazioni apocalittiche tiene in pugno un gruppo di disperati resi tali da una fame disumanizzante.

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LA FEDE E LA RELIGIONE

L’espediente narrativo fornisce a Mazin e Druckmann anche l’occasione per poter introdurre un elemento finora rimasto marginale: il ruolo della fede e della speranza in un contesto disperato. Un dialogo, in particolare, è rivelatore in questo senso, avviene tra Ellie e David, in un momento in cui sono soli e la ragazza ancora non ha scoperto la verità sull’uomo che crede di avere sotto il mirino del suo fucile. David le dice di essere un predicatore e lei gli chiede come faccia ad avere ancora fede: “Il mondo è finito e credi ancora in quella roba?”, gli domanda. La risposta di David è spiazzante: “Ho iniziato a crederci dopo che il mondo è finito”. Non una scelta, quindi, ma una necessità, quella di trovare una speranza e un senso alla lotta per la sopravvivenza, da soddisfare in qualsiasi modo possibile. Così come la sete, come la fame.

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ALI ABBASI ALLA REGIA

Druckmann e Mazin gestiscono bene i colpi di scena, ripuliscono la sceneggiatura da qualche ingenuità (peraltro necessaria) del videogioco, bilanciano con sapienza i momenti più riflessivi e quelli in cui è l’azione a dominare. In un episodio in cui non si vede nemmeno un infetto né se ne intuisce la presenza o teme l’arrivo, si rivela in tutto il suo potenziale il peggiore dei mostri di The Last of Us: l’uomo, i suoi bisogni, le sue perversioni più oscure. Ali Abbasi, regista di Holy Spider, dirige l’episodio con il passo e il ritmo del thriller angosciante, giocando moltissimo sul dualismo tra la giovane protagonista e il suo anziano antagonista.

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BELLA RAMSEY PROTAGONISTA DI UN ONE GIRL SHOW

Sul fronte attoriale, con un Pedro Pascal ai margini per quasi tutto l’episodio, Bella Ramsey è impegnata in un sostanziale one girl show, trovando la sua nemesi terrificante nel David di Scott Shepherd, mentre fa il suo cameo anche Troy Baker, nome e voce nota agli amanti dei due videogame di The Last of Us (ha prestato la voce a Joel nella versione originale della saga Naughty Dog per Playstation). L’attrice incarna una Ellie determinata, coraggiosa, ostinata come la Lyanna Mormont di Game of Thrones, ma anche spaventata, vulnerabile e ferita come è normale che sia una quattordicenne costretta a combattere con le unghie e con i denti per sopravvivere e difendersi dalla violenza peggiore. Un'evoluzione del personaggio (e un'altra straordinaria prova di talento) resa ancora più evidente dalla contiguità episodica con la Ellie di Left Behind, che trova il suo culmine in una scena di pura e violenta rabbia, prima di restituirle il suo volto più umano e vulnerabile. 

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IL LAVORO DI ADATTAMENTO 

Ancora una volta mirabile, per concludere, il lavoro svolto nell’adattamento di un segmento di gioco particolarmente denso di fughe, sparatorie e agguati, ridotti all’essenziale senza alcun tipo di effetto diminutivo nella versione televisiva. Mentre il cammino di Joel ed Ellie riprende verso l’epilogo di questa prima stagione (l’ultimo episodio in versione originale andrà in onda lunedì 13 marzo alle 3 del mattino, in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW), si ha sempre più netta la sensazione di trovarsi davanti a un capolavoro della serialità. Un prodotto pieno di emozione da cui sarà difficile staccarsi.

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