Holy Spider, l’Iran tra serial killer, prostituzione e misoginia. La recensione del film

Cinema
Paolo Nizza

Paolo Nizza

È al cinema, dal 16 febbraio, il thriller politico diretto da Ali Abbasi. Basato sulla storia vera dello “Spider Killer” Saeed Hanaei, un ritratto crudo e perturbante della società iraniana e delle sue contraddizioni. Premio per la miglior interpretazione femminile a Zahra Amir Ebrahimi al festival del cinema di Cannes del 2022

Ci sono film feroci, spietati, disturbanti, tuttavia necessari. E Holy Spider, nelle sale cinematografiche italiane dal 16 febbraio rientra di diritto in questa assai ristretta categoria. In concorso alla 75ª edizione del Festival di Cannes, la pellicola ha conquistato il Prix d'interprétation féminine vinto con merito da Zahra Amir Ebrahimi. Tutto nasce da una realtà davvero spaventosa. La catena di omicidi compiuta tra il  2000 e 2001 da Saeed Hanaei. Il serial killer strangolò 16 prostitute nella città sacra di sacra di Mashhad, in Iran. Arrestato il 25 luglio del 2021, l’assassino definì il proprio operato come “una crociata personale per amore di Dio e per la tutela della religione’'. Last, but not least, alcuni gruppi fondamentalisti e militanti islamici, considerarono il killer come “un eroe che difende la città da una piaga sociale crescente”. Successivamente la vicenda di Hanaei è stata raccontata nel 2002 dal documentario, And Along Came a Spider di Maziar Bahar (disponibile su Youtube). Ed è proprio dopo la visione di quest’opera che il cineasta Ali Abbasi, regista e sceneggiatore iraniano naturalizzato danese ha deciso di trasfiguare questa storia di orrore, morte e pregiudizio in un lungometraggio in cui danzano realtà e finzione.

Holy Spider, la società è il serial killer

Il "Buffalo Bill" di Il Silenzio degli innocenti non abita qui, né tantomeno il Joh Doe di Seven. Al limite in Holy Spider, riecheggia la dolente follia omicida di Maniac di William Lustig, mentre per quanto concerne l’indagine compiuta dalla giornalista per catturare l’assassino seriale, rimanda a Zodiac di David Fincher. Ma ad Abbasi, che ci mostra subito il volto del serial killer, non interessa perdersi nei labirinti oscuri di una mente malata. Più che il ritratto di serial killer, il film è la rappresentazione di una società in cui sovente l'assassinio di una donna non è considerato crimine, ma solo la ”giusta” pena, per un comportamento ritenuto non consono dalle autorità religiose. E purtroppo le cronache recenti dall’Iran confermano questo terrificante status quo.

Holy Spider si concentra sin dall’incipit sulle vittime del fanatico serial killer, reduce di guerra, nonché martire mancato. Un’opera che si apre con una madre prostituta allo specchio, con la schiena segnata da lividi e percosse. Non ci sono letterarie mondane dal cuore d’oro nel buio delle periferie della città santa di Masha, né sante, né puttane, ma esseri umani a cui il film cerca di restituire una dignità. E non importa se volentieri sono dipendenti dall’oppio (piaga sociale assai diffusa in Iran di cui non si parla quasi mai). Ma questo è un  Paese dove basta una ciocca di capelli fuori dal velo per essere considerata una poco di buono.  

Holy Spider, nella morsa del ragno

Abbasi non poetizza e non edulcora alcunché e nemmeno spettacolarizza gli omicidi seriali. La morte non fa sconti e non è glamour. La fine pare non arrivare mai per queste ragazze strangolate dal mostro e pure da un regime misogino e maschilista. Ed è proprio questo l’aspetto più raccapricciante. Il male alberga nei dettagli, in quel concierge di hotel, che rifiuta la camera a una donna, nonostante la prenotazione solo perché è da sola. E per paradosso, il film fa davvero paura quando mostra tutto l’iter processuale. Dalla madre di una delle ragazze uccise che rifiuta di testimoniare e dichiara:“ Sono contenta che sia morta, mi sono liberata da tutti i problemi che avrebbe portato con sé”, al figlio quattordicenne del serial killer che aspira a seguire le orme del padre, la seconda parte di Holy Spider mette davvero i brividi. Insomma, un thriller scabro, angosciante e decisamente politico. Un noir crudo che ci racconta senza fronzoli la realtà molto attuale. Un’opera che cattura lo spettatore nella morsa del ragno per trascinarlo in un viaggio al termine della notte. Perché come recita il cartello su cui si apre il film: "Ogni uomo incontrerà ciò che desidera evitare .”

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