Bono dalla parte di Springsteen contro Trump: "C’è un solo Boss in America"

Musica

Camilla Sernagiotto

©Ansa

Il frontman degli U2, tra la faida Trump-Springsteen e le accuse infondate di endorsement politico, gioca con il soprannome del rocker del New Jersey. E si schiera apertamente dalla parte del cantautore durante un'apparizione allo show tv americano “Jimmy Kimmel Live!” andata in onda il 27 maggio 2025

In un’intervista al programma televisivo “Jimmy Kimmel Live!”, Bono interviene nella disputa tra Bruce Springsteen e Donald Trump, affermando che «c’è un solo vero Boss in America». Il frontman degli U2 smentisce anche di aver mai sostenuto candidati politici, rispondendo alle accuse di Trump secondo cui sarebbe stato pagato per appoggiare Kamala Harris.

 

Bono chiarisce il ruolo apartitico della sua One Campaign e denuncia la distruzione, da parte di Trump, di fondamentali strumenti di aiuto umanitario. Intanto, la battaglia mediatica tra Springsteen e l’ex presidente continua a infiammarsi.

Ma vediamo nel dettaglio di seguito tutto quello che è successo.

Bono "vota" Springsteen, non certo Trump

Bono Vox ha chiarito la sua posizione tra Bruce Springsteen e Donald Trump, e l’ha fatto nella stessa occasione in cui ha smentito ogni coinvolgimento nella campagna di Kamala Harris, senza evitare di criticare duramente le politiche umanitarie del presidente americano.

Ma il frontman degli U2, durante la sua recente ospitata al celebre late night show statunitense “Jimmy Kimmel Live!” ha sfidato in maniera ironica e assai tagliente Trump dichiarando senza se e senza ma qualcosa che di certo al Presidente USA non sarà piaciuto affatto: “C’è un solo Boss in America”.
Il musicista irlandese gioca così con il soprannome del rocker del New Jersey, chiamato dai fan appunto “The Boss”, che in inglese significa “il capo” (e che quindi, teoricamente, dovrebbe essere il capo del governo americano, il presidente in carica…)
Bono si schiera apertamente dalla parte del rocker del New Jersey, inserendosi così nella ormai proverbiale faida tra Trump e Springsteen.

 

Nella medesima occasione, parla anche delle accuse infondate di endorsement politico a Kamala Harris ricevute da Trump, difendendo il lavoro della sua organizzazione apartitica. Il leader degli U2 lancia un messaggio chiaro: l’America che ama è quella della compassione, non dell’attacco personale.

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Il vero “Boss”: la risposta secca di Bono

Ospite del talk show condotto da Jimmy Kimmel Live, andato in onda nella tarda serata di martedì 27 maggio 2025, Bono ha risposto con prontezza a una domanda che ha scatenato gli applausi del pubblico.

 

Alla richiesta di schierarsi tra Bruce Springsteen e il presidente Donald Trump, il cantante irlandese ha risposto sorridendo: «Penso ci sia un solo vero ‘Boss’ in America.»
La battuta ha dato il tono a un’intervista in cui l’artista ha affrontato con ironia - ma anche con serietà - alcune recenti affermazioni infondate diffuse dallo stesso Trump.

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Le accuse infondate su Kamala Harris

Nel corso della conversazione, Jimmy Kimmel ha chiesto conto a Bono di un post apparso sul social network del presidente americano, Truth Social, in cui Donald Trump lo accusava di aver ricevuto compensi per sostenere la candidatura democratica di Kamala Harris. Un’accusa che, come Bono ha chiarito subito, non ha alcun fondamento.

 

Prima di affrontare l’argomento, il frontman degli U2 ha lanciato una frecciatina al conduttore, riferendosi al consueto bersaglio notturno dei messaggi del tycoon presidente: «Non voglio rubarti la scena, perché so che il presidente, all’una di notte o giù di lì, pensa sempre a te».
Ma a quanto pare, quella notte Trump aveva in mente proprio Bono. Nel suo attacco, aveva incluso il cantante irlandese insieme a Bruce Springsteen, Oprah Winfrey e Beyoncé, affermando che tutti avessero ricevuto denaro per sostenere Kamala Harris. Bono, tuttavia, ha smentito categoricamente: «Né io né gli U2 siamo mai stati pagati o abbiamo mai fatto uno spettacolo per sostenere un candidato di qualsiasi partito. Non è mai successo.»
E ha colto l’occasione per ironizzare sulla piattaforma social del presidente: «Truth Social è piuttosto antisocial e non molto veritiero, la maggior parte del tempo».

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Il fraintendimento con la One Campaign

Bono ha poi avanzato un’ipotesi sulle ragioni del malinteso: potrebbe trattarsi di una confusione tra il suo sostegno umanitario e l’attivismo politico. L’artista è infatti co-fondatore della One Campaign, un’organizzazione che promuove la lotta contro la povertà estrema e le malattie prevenibili nel mondo, senza alcun orientamento ideologico.

L’associazione, pur includendo membri di varie tendenze politiche e religiose, si è ritrovata profondamente delusa da alcune decisioni dell’amministrazione Trump, in particolare riguardo al drastico ridimensionamento di agenzie come USAID, che forniscono assistenza vitale in diversi Paesi.

 

«Abbiamo molti cattolici religiosi, evangelici, conservatori che sono molto, molto arrabbiati con la persona che hanno votato», ha dichiarato Bono, sottolineando la portata bipartisan del malcontento.
E ha aggiunto con convinzione: «Quella è l’America che amiamo. Quella è l’America di cui tutti vogliamo far parte.»
Per poi concludere con un monito: «Non sono felici. E ci saranno conseguenze.»

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Mentre le accuse a Bono si basano su dichiarazioni prive di riscontri, la polemica tra Trump e Bruce Springsteen è ben documentata e sempre più aspra. Durante una tappa del suo tour "Land of Hope and Dreams", il musicista del New Jersey ha definito l’amministrazione del presidente Trump “corrotta, incompetente e traditrice”.

 

La replica del diretto interessato non si è fatta attendere. Donald Trump ha insultato il rocker chiamandolo “prugna secca” e ha rincarato la dose: «Non l’ho mai sopportato, né lui né la sua musica, né la sua politica radicale di sinistra».

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