Sanremo Giovani, Tancredi: «Scapperei da Milano, ma prima voglio una "Standing Ovation"»

Musica
Elena Pomè

Elena Pomè

Si ispira alle scritte nei bagni e canta una generazione di ventenni smarriti tra esistenze in affitto e FOMO. Non sopporta la sostanza schiacciata dall'apparenza, anche nella musica, e non vuole essere un self-made man, ma condividere ogni attimo per dargli più forza. Il 10 dicembre il cantautore ed ex allievo di Amici, 23 anni, affronterà la semifinale per conquistare un posto nella categoria Nuove Proposte alla 75esima edizione del Festival di Sanremo, con un brano ironico che promette di far ballare tutti

Nelle sere d’inverno, Tancredi preferisce giocare a Risiko che uscire. E prima o poi vorrebbe scappare dalla routine e dal mood frenetico di Milano, ma non adesso, perché la semifinale di Sanremo Giovani, in programma martedì 10 dicembre, si avvicina e «io non posso andarmene in mezzo alle foreste. E poi, come dice Brunori Sas nel brano La Ghigliottina, “Quante volte ho sentito parlar di campagna / Alla gente che vive in città / E che loda la vita bucolica / Però in campagna, poi, mica ci sta”». Dopo aver superato il primo turno insieme a Mazzariello e Mew, il cantautore Tancredi Cantù Rajnoldi, 23 anni, cercherà di conquistare un posto nella categoria Nuove Proposte alla 75esima edizione del Festival di Sanremo, che andrà in onda dal 4 all’8 febbraio 2025 sotto la direzione artistica di Carlo Conti. L’ex allievo della scuola di Amici di Maria De Filippi si esibirà ancora una volta in Standing Ovation, il brano rap e pop nato da una nota vocale ricca di applausi e complimenti ironici e rimasto in una cartella Dropbox per quasi due anni. «Racconto la confusione del mondo, dove la vita è una giostra che più gira, più scava la fossa», spiega. «Oggi siamo iperstimolati dal cellulare, che ci mantiene sempre in hype. All’improvviso, però, arriva un momento di down totale per tutti. Siamo sempre collegati e ci possiamo sentire ogni minuto della giornata, ma quando ci vediamo non abbiamo più niente da dirci. Secondo me non stiamo andando in una direzione felice, perché vincono l’individualismo e il mito del self-made man. Credo invece che le belle esperienze si facciano in gruppo e spero che arrivi un punto di svolta e di consapevolezza». In un mondo dominato dall’apparenza, l’immagine rischia di contare più della sostanza, anche nella musica. «Spesso gli artisti restano intrappolati in un atteggiamento da rockstar anche se nessuno li ascolta, e la gente apprezza le canzoni non per come sono, ma per la persona che c’è dietro». Tancredi, invece, rivendica la propria autenticità. «Amo raccontarmi con le mie regole, e non secondo quelle dettate da altri. Nel mercato musicale attuale, i brani sono tutti molto piatti, con le stesse parole e gli stessi arrangiamenti. Un cambiamento può esserci, ma deve partire dagli artisti». Lui non vede l’ora di dimostrare originalità nel nuovo album, che sta scrivendo a quattro mani con il produttore Giordano Colombo. «Per i brani ho fatto scelte pazze e imprevedibili e ho mescolato musica analogica e digitale, usando suoni e voci distorti», racconta. In attesa dell'uscita del disco, per gareggiare per la seconda volta a Sanremo Giovani (la prima è stata nel 2023) Tancredi ha scelto Standing Ovation perché è «un pezzo divertente e di critica che mi dà tanta sicurezza e mi permette di muovermi e di far ballare la gente». Se si aprissero le porte dell’Ariston e le voci dei Big, non gli dispiacerebbe «applaudire Joan Thiele, autrice di musica fighissima, e duettare con Brunori Sas, per fare cose pazze. E perché no, salire sul palco con Massimo Ranieri per il meme».

I VENTENNI, TRA ESISTENZE IN AFFITTO E SCRITTE NEI BAGNI

Sin da piccolo, Tancredi ha respirato arte dal padre Alberto, direttore creativo della Maison Giorgio Armani, e dalla madre Angela, pittrice e designer di gioielli. Se la sorella Angelica ha scelto la fotografia, e il fratello Ruben il cinema, il cantautore ha invece stretto un legame indissolubile con la musica quando aveva 15 anni e, sdraiato sul letto in cameretta, ha scritto il primo pezzo a cappella, Due facce. «Avevo iniziato per gioco a fare freestyle con gli amici. Come faccio anche oggi, allora avevo scritto prima le parole e poi la melodia. Naturalmente era un pezzo terribile, che ho reso introvabile su ogni piattaforma», scherza. «È lì che ho capito che avrei voluto fare musica nella vita: non mi ero mai sentito così bene in vita mia. Avevo trovato il modo di far capire me e le mie emozioni senza doverne parlare per forza a quattr’occhi». Nei testi, Tancredi riversa le esperienze universali della sua generazione, come dimostra uno degli ultimi singoli, Camilla. «La protagonista è una ragazza, e rappresenta i ventenni a Milano. Si affaccia alla vita adulta e indipendente, ma oltre ad affrontare il disagio del cambiamento, la lontananza da casa e un’esistenza in affitto, finisce anche nel vortice della FOMO. Cerca allora di comunicare le sue fragilità, ma per chi sta dall'altra parte è difficile dare i consigli giusti», spiega. «Inizialmente avevo realizzato una versione acustica al pianoforte per far assumere ai versi un significato più triste. Poi ho scelto di creare un contrasto tra il testo emotivo e una musica elettronica che spinge, perché ho voglia di muovermi e di far muovere la gente». Come Camilla, e prima di lei lo stesso Tancredi, desidera fuggire il protagonista di Peggio di così, il singolo che supplica l’altro di restare vicino anche nei momenti negativi, perché «siamo esseri umani, progettati per stare insieme. La condivisione non solo glorifica ogni attimo, ma permette anche di ricordarlo meglio». Il cantautore si ispira anche alle frasi dei libri e alle scritte nei bagni, «che fanno molto ridere» e, talvolta, richiamano alla mente episodi di vita vissuta: «Prima o poi vorrei scrivere in una canzone: “Stavo cantando Redbone di Childish Gambino nel cesso mentre mi ascoltavano tutti"». Tra gli artisti più amati annovera il rapper Tyler, the Creator, «che ha una visione pazza della musica», i cantautori statunitensi Frank Ocean, Omar Apollo e Dominic Fike, perché creano «good vibes», e l’artista emergente Montell Fish, che «compone canzoni super depresse e canta molto bene». Tancredi cura personalmente ogni aspetto del sound, a partire dalla produzione di suoni unici «molto digitali o live, come la batteria che spesso utilizzo come layer». Insomma, dai banchi di Amici ad ora, il cantautore sta scoprendo sé stesso ogni giorno di più. «All’inizio provavo sensazioni estremizzate. Se le cose andavano bene, ero la persona più contenta del mondo. Se andavano male, la più triste. Ora ho capito che la vita oscilla tra i due opposti, e allora mi godo più che posso il suonare davanti alla gente che si prende bene, mi vuole vedere, comprare il mio disco e cantare le mie canzoni. Quando la mia musica arriva a tutti, sono felice».

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