L'artista triestina arriva alla serata finale in terza posizione. Il 18 febbraio pubblica il nuovo doppio album, ricco di collaborazioni e suggestioni. L'INTERVISTA
SANREMO 2022, LE PAGELLE DELLA SERATA COVER
Alla conquista, esattemente vent'anni dopo, del Festival di Sanremo (IL LIVE - LA SCALETTA DELLA FINALE – LO SPECIALE). Elisa nella serata finale parte dal gradino più basso del podio ma da quello più alto per valore artistico del progetto. Nel nuovo doppio album Ritorno al Futuro in uscita il 18 febbraio troveremo da Jovanotti a Mace, da Shablo a Elodie e ancora Giorgia, Rkomi, DRD, Venerus, Michelangelo, Don Joe, Roshelle, Andrea Rigonat, Stevie Aiello, Sixpm, Marz & Zef. L'album che è già in pre-order (https://island.lnk.to/rafbtf) è un lavoro imponente e curato in ogni dettaglio, tutte canzoni inedite che rispecchiano le sue due anime, dunque un disco interamente in italiano ed uno in inglese. Venticinque tracce con il meglio della scena musicale italiana del momento e la firma di Elisa, nella musica, produzione e testi, che unisce i diversi mondi sonori presenti in questo eccezionale progetto che si conferma uno dei più attesi del 2022. (LA CONFERENZA STAMPA DELLA FINALE - IL DIETRO LE QUINTE – TESTI CANZONI)
Elisa cosa rappresenta per te questo Festival? E’ anche l’occasione per annunciare l’imminente album doppio?
Sono felice di come è andata finora, non è mai scontato. Sono felice di come sono stata accolta io e la canzone. La gara non la amavo neanche 21 anni fa: questa è una grande opportunità per mettere in rilievo il mio nuovo lavoro dopo due anni che sono chiusa in studio. E’ la più bella partenza immaginabile e ammetto che emotivamente questa settimana è molto forte. Dopo mesi di riflessioni lunghe ho accettato.
Tisi vede molto in bianco, sia nell’abito che nel trucco.
Ci abbiamo pensato molto con Pierpaolo Piccioli. Lui già ha seguito i costumi per Seta. Gli ho proposto subito di tornare al bianco perché era un gioco, tornavo a 21 anni fa; poi il disco è Ritorno al Futuro che ha comunque uno sguardo in avanti. Il trucco molto minimale, un lavoro grafico sugli occhi che è il mio essere legata a elementi naturali, ancestrali ed eterei. Volevo portare queste caratteristiche per tutto il percorso sanremese.
Cosa rappresenta per te Flashdance visto nella serata delle cover hai proposto What a feeling? (RIVIVI IL MEGLIO DELLA SERATA)
Come tante bambine mi sono identificata in quel film e in Alex, la protagonista: per chi ama la danza è un film cult. Io la amo da quando ero piccola, ho sempre ballato da sola e per me. Nella serata cover ero ferma ma amo molto la danza. Mi piace la pulizia ed Elena D’Amario ha portato in scena una interpretazione sua mescolando generi diversi di danza e riprendendo passi iconici del film. Imitando Alex ho iniziato con mia sorella a fare giri su me stessa. Non mi sono mossa perché il mio compito era dare voce a quella storia incredibile. The Weeknd e Daft Punk hanno dedicato lavori all’universo Giorgio Moroder.
In cosa sei rimasta fedele a te stessa?
O Forse sei Tu è uno dei brani più classici del disco, non c’è troppa contemporaneità. Ha un linguaggio classico senza tempo, è semplice anche per l’arrangiamento. Nel disco ci sono brani più contaminati. Di O Forse sei Tu parte della strofa e del ritornello sono di quattro anni fa, un’altra parte è arrivata nell’ultimo anno. Il mio riferimento sono i Beatles, poi ci sono rimandi celtici, c’è il terzinato che riporta ad A Modo Tuo di Ligabue seppur con i chitarroni distorti. Ci sono elementi che creano quel sound che mi è sempre piaciuto. Non sottovalutiamo infine l’importanza degli archi.
Dopo 21 anni cosa rappresenta per te il concetto di vittoria?
Me lo chiedo spesso, non è scontato sapere cosa si vuole fare soprattutto in un viaggio lungo. Fossi rimasta una parrucchiera avrei continuato comunque a cantare. Il bello del vincere sta nel consenso e nell’affetto. Nei fallimenti c’è l’opposto, devi amarti lo stesso. Il fulcro è la sincerità che ti fa capire: vittoria e fallimento sono passeggeri, quello che deve restare è la voglia di fare belle cose, di dare il massimo. La vittoria non deve bastare perché quando finisce lo stupore hai finito tutto, devi avere altro per alimentare i tuoi stimoli.
La frase della canzone che più ti emoziona?
Quando dico quella stupida voglia di vivere. Mi affascina quello che ti dà un sentimento, è il motore del mondo.
La canzone è davvero una carezza di conforto: ma vogliamo parlare della voce?
Cantare è una delle cose più belle del mondo, ho iniziato dalle scuole elementari a cantare e ballare. E’ un elemento interno mio, quando certe cose si fanno da piccole e si costruisce un rapporto speciale: infatti credo che la mia voce sia cresciuta e cambiata con me. Mi resta difficile cantare cose che ho scritto a 16 anni fa ma lo faccio perché le canzoni che piacciono agli altri sono le stesse che piacciono a me, per fortuna. Scendo dal palco dell’Ariston insicura poi mi riguardo e sono felice, è andata meglio di quanto avessi pensato.
Due anni per l’album sono tanti.
E' vero, ho avuto più tempo ma senza contatto con gli altri e il mondo, per non affossarmi servivano risorse interiori. Con i miei figli abbiamo iniziato a fare skateboard per frequentare un luogo all’aperto. Questa situazione ci ha insegnato a reagire.
Una eventuale vittoria a chi la dedichi?
Ho già vinto perché la risposta delle persone è stata meravigliosa. Sono già contenta così.