Il monologo di Drusilla Foer sul palco dell’Ariston, tra unicità, convinzioni e convenzioni. Che bellezza!
“Diversità è una parola che non mi convince. Quando la verbalizzo, sento sempre che tradisco qualcosa che sento o che penso. Trovo che le parole siano come le amanti, quando non funzionano più vanno cambiate subito. Ho cercato un termine che potesse sostituire una parola così incompleta e ne ho trovato uno molto convincente ed è: unicità. Mi piace come parola perché tutti pensiamo di essere unici e di trovare unicità nell’altro. Per comprendere la propria unicità è necessario capire di cosa è composta la nostra unicità. Dobbiamo capire di cosa siamo fatti noi. Le cose belle: le ambizioni, i valori, le convinzioni, i talenti. Il talento va allenato, va seguito. Delle proprie convinzioni bisogna avere cura. Per capire la nostra unicità dobbiamo capire perché lo siamo e quali talenti ci rendono unici, quale convinzioni, quali idee. Senza contare le paure, i dolori e le fragilità che vanno affrontate. Non è affatto facile entrare in contatto con la propria unicità. Come si fa? Io un modo ce l’avrei. Si prendono in mano tutte le cose che ci abitano, belle e brutte. E portarle in alto con noi gridando: “Che bellezza. Tutte queste cose sono io”. Sarà una figata pazzesca e sarà bellissimo abbracciare la nostra unicità. Promettetemi che ci doneremo agli altri, che accogliamo il dubbio anche solo per essere certi che le nostre convinzioni non siano solo delle convenzioni”.
Facciamo che la interrompiamo con 55 applausi e confermiamo Drusilla Foer e Gianluca Gori a Sanremo per altri 7 anni, risolvendo così in una botta sola il problema della conduzione e della co-conduzione del Festival.
Altre cose.
Quest’anno a Sanremo c’è questa cosa che molti artisti per prendere punti sul palco al FantaSanremo sono costretti a cantare una canzone.
Amadeus durante la conferenza stampa ha ricevuto la telefonata di Mattarella. Il Presidente ha conferito ad Ama un mandato esplorativo per la costituzione di un Ama Quater.