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Pride Month 2020: i 12 migliori film LGBTQ+, da Philadelphia a Chiamami col tuo nome

Cinema

Marco Agustoni

Da Boys Don't Cry a La vita di Adele, tante pellicole straordinarie hanno raccontato la vita e le battaglie per i diritti civili di lesbiche, gay, bisessuali e transgender: ecco alcune delle migliori

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C’è stato un tempo, per fortuna passato, in cui mostrare la diversità al cinema era una sorta di tabù. Salvo poche eccezioni, le volte in cui dei personaggi omosessuali o transessuali venivano portati sullo schermo, finivano per lo più per essere trasformati in stereotipi da commedia.


Negli ultimi decenni, con il progredire della lotta per i diritti LGBTQ+, sempre più pellicole si sono interessate a raccontare in maniera approfondita non solo le battaglie civili, ma anche le vite quotidiane di gay, lesbiche, bisessuali, transessuali e di tutti gli appartenenti ai tanti orientamenti che compongono lo sfaccettato spettro della sessualità.


Alcune di queste opere sono diventate dei veri e propri classici, in grado di conquistare il pubblico mainstream. Dal dramma di Philadelphia alla vitalità di Chiamami col tuo nome, ecco alcuni dei migliori film LGBTQ+, riportati in ordine cronologico di uscita.

 

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12 film LGBTQ+ da vedere

Philadelphia (1993)


Uno dei primi film a raccontare il dramma dell’emarginazione dei malati di AIDS, patologia un tempo ritenuta prerogativa quasi esclusiva dei maschi omosessuali, stigmatizzati per uno stile di vita reputato da molti "immorale". Diretto da Jonathan Demme, Tom Hanks offre un’interpretazione magistrale nei panni di Andy Beckett, avvocato gay di un grande studio legale che si vede licenziato quando si scopre essere affetto da Hiv. L’unico disposto ad aiutarlo è il suo collega “reietto” Joe Miller (Denzel Washington). Premio Oscar per Hanks come Miglior attore protagonista e a Bruce Springsteen per la struggente Streets of Philadelphia.


Boys Don’t Cry (1999)


La drammatica storia di Brandon Teena è al centro della pellicola diretta da Kimberly Peirce, che ha per protagonista una sbalorditiva Hilary Swank (FOTO), non per niente premiata agli Oscar come Miglior attrice. Siamo agli inizi degli anni ’90 e Brandon si trasferisce in una cittadina del Nebraska. Qui comincia a farsi delle amicizie, tenendo però nascosto ai più il suo segreto, ovvero essere nato in un corpo di donna. Ma nel chiuso ambiente della provincia del Midwest pagherà a carissimo prezzo la scelta di vivere la propria vita in libertà.


Tutto su mia madre (1999)


Il regista spagnolo Pedro Almodóvar mette in scena una storia vorticosa in cui si intrecciano le vicende di vari personaggi. Il tutto è messo in moto dalla morte di Esteban, figlio di Manuela (Cecilia Roth), la quale dopo la tragedia parte per Barcellona e si mette sulle tracce del padre del ragazzo, il suo ex compagno, una transessuale che si fa chiamare Lola. Premio alla Miglior regia al Festival di Cannes e per il Miglior film straniero a Oscar e Golden Globe.


Le fate ignoranti (2001)


Pochi registi hanno saputo raccontare l’omosessualità come il turco naturalizzato italiano Ferzan Özpetek, che qui dirige la bravissima Margherita Buy nei panni di Antonia, una dottoressa la cui vita viene sconvolta dalla morte del marito. Alla ricerca di un’amante misteriosa, la donna scopre che in realtà il suo compagno di vita era gay e fa conoscenza con il suo innamorato, Michele (Stefano Accorsi). Archiviato il risentimento, fra i due nascerà un insospettabile legame di amicizia.

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Brokeback Mountain (2005)


L’amore omosessuale può nascere anche laddove sembra più improbabile: ad esempio fra i rudi cowboy intenti a pascolare le vacche nel mezzo del nulla. È quello che accade all’estroverso Jack Twist (Jake Gyllenhaal) e al tormentato Ennis del Mar (Heath Ledger), che nei mesi di isolamento in mezzo ai monti scoprono la passione. Ma la loro relazione è destinata a scontrarsi con i pregiudizi dell’epoca. Tre premi Oscar per il film di Ang Lee: Miglior regia, Miglior sceneggiatura non originale e Miglior colonna sonora.


Transamerica (2005)


Forte della popolarità da poco acquisita con il ruolo di Lynette Scavo nella serie tv Desperate Housewives, Felicity Huffman ottiene il ruolo della vita nella pellicola di Duncan Tucker. Qui interpreta Bree Osbourne, una donna transgender in attesa di effettuare l’operazione di cambio del sesso, che scopre da una telefonata di avere un figlio diciassettenne, nato da un rapporto occasionale quando andava al college. Lei preferirebbe non conoscerlo, ma la sua psicoterapista minaccia di non firmare il via libera all’operazione se lei non accetta di incontrarlo. In principio, Bree decide comunque di non raccontare al ragazzo la verità.


Milk (2008)


La vita e l’impegno politico di Harvey Milk, primo politico apertamente gay a essere eletto per una carica pubblica, nella pellicola di Gus van Sant premiata agli Oscar per la Miglior sceneggiatura originale. Nei panni di Milk troviamo uno Sean Penn in splendida forma, non a caso insignito dell’Oscar per il Miglior attore. Al suo fianco James Franco nel ruolo del suo giovane compagno, Scott Smith.


La vita di Adele (2013)


Chiacchieratissima soprattutto per via delle sequenze di amore decisamente dettagliate fra le due protagoniste, la pellicola di Abdellatif Kechiche merita però di essere inserita nel novero dei migliori film LGBTQ+ soprattutto per il modo naturale in cui racconta la love story fra la liceale francese Adele e la spigliata Emma. Palma d’oro al Festival di Cannes del 2013.


Dallas Buyers Club (2013)


Ancora una volta la tragedia dell’AIDS, anche se questa volta il protagonista è un eterosessuale “duro e puro”, il texano Ron Woodroof, operaio che si svaga a suon di alcol, droga e sesso facile. A causa di un rapporto non protetto contrae l’HIV, anche se in principio non accetta la diagnosi, perché la ritiene una “cosa da gay”. Alla ricerca di un modo per procurarsi un farmaco sperimentale, fa amicizia con il transessuale Rayon. La vicenda lo costringerà a rivedere le sue posizioni. Tre premi Oscar a questa pellicola tratta da una storia vera: Miglior attore non protagonista a Matthew McConaughey (FOTO), Miglior attore non protagonista a Jared Leto (FOTO) e Miglior trucco e acconciatura.

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The Danish Girl (2015)


Anni ’20 del XX secolo: Einar e Gerda Wegener, interpretati da Eddie Redmayne e Alicia Vikander (premiata agli Oscar come Miglior attrice non protagonista), non sono solo marito e moglie, ma anche due colleghi pittori noti nell’ambiente artistico di Copenhagen. Un giorno lei chiede a lui di sostituire una modella e di posare nei panni di una ballerina: Einar crea così l’alter ego femminile di Lili. Quello che nasce come un gioco, finisce però per diventare una disperata ricerca della propria identità.


Moonlight (2016)


Premiata a sorpresa (con tanto di gaffe al momento dell’annuncio) come Miglior film ai premi Oscar 2017, oltre che per la Miglior sceneggiatura non originale e il Miglior attore non protagonista (Mahershala Ali), la pellicola di Barry Jenkins racconta la vita di Chiron (Trevante Rhodes) attraverso tre fasi: l’infanzia in un nucleo familiare disgregato, l’adolescenza alla scoperta della propria omosessualità e l’età adulta da spacciatore tormentato dal passato.


Chiamami col tuo nome (2017)


Chiude la lista dei migliori film LGBTQ+ la pellicola diretta da Luca Guadagnino e tratta dall’omonimo romanzo di André Aciman. Il giovane Timothée Chalamet (5 curiosità sull'attore) interpreta Elio, un ragazzo che, nel Nord Italia degli anni ’80, vede la sua vita sconvolta dall’arrivo nella villa di famiglia, durante le vacanze estive, dell’affascinante Oliver (Armie Hammer), studente straniero ospite del padre del giovane, un famoso professore di archeologia. Miglior sceneggiatura non originale per James Ivory agli Academy Awards.

 

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