
Scarface, la spiegazione del finale del film di Brian De Palma interpretato da Al Pacino
Uscito nella sale nel 1983, il remake di Scarface - Lo sfregiato diretto da Howard Hawks nel 1932, è uno dei migliori gangster movie di tutti i tempi. Dalla cocaina al fucile d'assalto M16, dal mappamondo con la scritta "the World is Yours" sino all killer boliviano soprannominato “The Skull" ecco i segreti di una tra le scene finali più iconiche della settima arte

Scarface ha rivoluzionato la storia del cinema. Un'opera che rappresenta la summa del genio di Brian De Palma (regista), Oliver Stone (sceneggiatore) e Al Pacino (attore protagonista). Remake dell’omonimo film diretto da Howard Hawks, il titolo è entrato nell’immaginario collettivo dell’intero globo terracqueo. Esiste una sorta di generazione Scarface, come evidenziato dal libro The Ultimate Gangster Movie and How It Changed America scritto da Ken Tucker. Violento e magniloquente, il lungometraggio ci offre un finale indimenticabile girato con cinque cineprese
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Girato in 14 settimane, dal 22 novembre 1982 al 6 maggio del 1983, Scarface venne presentato in prima mondiale a New York, il primo dicembre del 1983. A parte Vincent Canby, critico del New York Times, il film non ottenne recensioni positive oltreoceano. Ma quelli considerati difetti (l'eccessiva violenza, il barocchismo, la sospensione dell'incredulità) con il tempo si sono trasformati in pregi. La scena finale del film rappresenta il climax dell'ascesa e della caduta del gangster cubano Antonio "Tony" Montana, signore della droga nella Miami degli anni 80
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Nel finale di Scarface, Tony Montana è roso dal senso di colpa. Ha ucciso in un raptus di gelosia il suo luogotenente e amico Manny Ribera (Steve Bauer) perché credeva avesse una relazione clandestina con Gina (Mary Elizabeth Mastrantonio). Il gangster ignorava che il suo amico si fosse sposato in segreto con la sorella. La coppia intendeva fargli una sorpresa. Come se non bastasse, il narcotrafficante Sosa vuole vendicarsi di Tony, perché Montana si è rifiutato di uccidere un giornalista boliviano che aveva realizzato un documentario sul narcotraffico
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Gina, stravolta dal dolore per la morte dell'amato e novello sposo Manny, si reca nella villa bunker del fratello Tony con l'intenzione di ucciderlo. Mentre gli punta contro la pistola, la ragazza pronuncia questa battuta: “E questo che vuoi Toni? Tu non sopporti che sia un altro uomo a toccarmi. Tu mi vuoi Toni? Vero? (....) Sono tutta tua adesso
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Per la prima volta Toni Montana viene colpito da una pallottola in questa sequenza finale. Inizia la caduta del re della cocaina e del suo impero del crimine. E a ferirlo per primo è sua sorella Gina, il grande amore della sua vita

Come spesso accade nel cinema di Brian De Palma, il pericolo appare all'improvviso. Toni, provato dal dolore e inebetito dalla cocaina, non si è accorto che gli uomini di Sosa sono entrati nella villa. E il killer, quasi a voler usurpare il trono di Montana, irrompe dalla finestra e spara. Come spiegato da Oliver Stone, la presenza e il consumo di quantità industriali di coca all'interno del film erano un modo di esorcizzare la tossicodipendenza dello sceneggiatore. Stone, infatti, riscrisse lo script di Scarface a Parigi, dopo aver smesso di assumere droga

Montana crivella di colpi il killer, nonostante l'uomo sia già morto. Ormai a Toni interessa solamente sterminare tutti i suoi assalitori. Si sente solo contro tutto e tutti, in perpetuo conflitto con il mondo

Con la consueta genialità, De Palma ci mostra il cadavere del killer che galleggia in piscina. Un'immagine che anticipa quella che sarà la fine di Toni Montana. “La morte è una livella”, come diceva Totò, e al cinema la sorte dei gangster è sempre la stessa: finire assassinati da qualche boss più potente o spegnersi lentamente in carcere

La morte di "Chi Chi”, interpretato dall’attore cubano-statunitense, Angel Salazar è l'ennesima tappa del viaggio al termine della notte compiuto del personaggio interpretato da Al Pacino. Il criminale implora, inutilmente il suo boss di aprire la porta e farlo entrare con queste parole: "Stanno arrivando Toni. Ormai sono in casa". Ma Montana è ormai perso nel suo “cupio dissolvi”. È come James Cagney nel finale di La Furia Umana. Crede di avercela fatta e di essere in cima al mondo, ma sa che lo attende la morte

Toni Montana orma è in pieno delirio. Interagisce con la sorella appena defunta, come se fosse ancora viva, e le sussurra queste parole: "Ok, allora tu aspetta qui. Io torno subito."

Tony imbraccia il fucile d'assalto M16 con tanto di lanciagranate ed è pronto per l'ultimo scontro. In un monologo solipsistico urla conto Sosa queste parole: “Vuoi fare la guerra con me? Ok, farete la guerra con il più forte. (...) Venite scarafaggi. Vi schiaccio tutti! Volete il gioco duro? Va bene. Facciamo il gioco duro (...) Salutatemi il mio amico Sosa!” (in originale You wanna play rough? Say "hello" to my little friend!)

La villa bunker di Montana si è trasformata nell'Ade. Pacino ricorda così quella scena: “Ogni giorno entravo nella stanza con tutte quelle pistole e quel fumo. Un vero inferno. Trascorrevo in quel set dalle 12 alle 14 ore al giorno tutti i giorni. Prima di girare, recitavo una sorta di mantra. Devi prenderla con filosofia, altrimenti recitare in quelle condizioni diventa impossibile"

Sullo sfondo dell'agguato perpetrato dai criminali boliviani al soldo di Sosa, scorgiamo il ritratto di Toni Montana insieme alla moglie Elvira, interpretata da un’algida, talentuosa e bellissima Michelle Pfeiffer. In quel contesto che rimanda alle atmosfere del grande melodramma italiano (in fondo la villa del gangster sembra l'allestimento di un'opera lirica), quel dipinto ci anticipa che la sposa del boss, insieme alla madre, saranno gli unici personaggi a non essere assassinati in Scarface

Grazie a uno speciale accorgimento tecnico che manteneva l'otturatore della cinepresa aperto, ogni volta che Pacino spara si vede il flash dell'arma. Si tratta di una scelta che rende il conflitto finale di Scarface ancora più infernale e barocco. Durante la sequenza, Al si ustionò con un fucile e dovette assentarsi dal set per un paio di settimane. Questo incidente permise a De Palma di concentrarsi sui movimenti e le riprese degli altri personaggi

Nonostante sia stato crivellato di pallottole, il personaggio interpretato da Al Pacino è ancora vivo, tant'è che urla: "Coraggio, coraggio, vieni qui! Con chi vi credete di fare la guerra? Io sono Tony Montana! State facendo la guerra a me? Fate la guerra al numero uno! Sto ancora in piedi, no?! Coraggio, me ne sbatto delle vostre pallottole" Il gangster sembra immortale e questa inquadratura rimanda alla scena che apre e chiude il western Sentieri Selvaggi per sottolineare ancora di più l'aura mitica di Scarface

È arrivato il tristo mietitore anche per Montana. Si tratta di "The Skull”, interpretato dall'attore Geno Silva e inserito nella classifica dei migliori killer della storia del cinema. Non ha nome di battesimo, indossa sempre i guanti e gli occhiali neri e non proferisce parola. È la trasfigurazione dell'angelo della morte. La sua prima apparizione in Scarface avviene nella villa di Sosa. È infatti The Skull a giustiziare Omar Suarez (F. Murray Abraham), il braccio destro del boss Frank Lopez, accusato da Toni di essere un informatore della polizia

Il sicario colpisce Toni alla schiena. Nelle esecuzioni ufficiali, la fucilazione alla schiena era considerata infamante e utilizzata per i reati considerati ignominiosi. E dal punto di vista di Sosa, Montana è un traditore visto che non ha rispettato l'accordo e non ha assassinato il giornalista che aveva realizzato un reportage in cui svelava i traffici del narcotrafficante boliviano. Tuttavia, la postura di Montana rimanda a una crocifissione. Ancora una volta Scarface dimostra di essere un gangster-movie volutamente inverosimile, che mescola sacro e profano

Il corpo di Tony Montana è finito in piscina. Lo stesso destino del criminale boliviano assassinato all''inizio della scena finale di Scarface. La sequenza fu molto complicata da realizzare e furono necessari due giorni per terminare le riprese perché dopo la caduta, lo stuntman doveva trattenere il respiro a lungo

A causa delle rigide norme dell'epoca e della censura, lo Scarface diretto da Howard Hawks nel 1932 termina in modo meno epico e più prosaico. Il criminale (interpretato da Paul MunI), come spesso accadeva nei gangster movie di quel periodo, implora pietà, tenta di scappare e finisce sull'asfalto crivellato dai colpi dei poliziotti

Scarface si chiude beffardo e dolente sull'immagine della scultura con la scritta "The World is Yours" (Il Mondo è Tuo). Montana aveva visto questo slogan una notte, dalla finestra della sua villa di Miami su un dirigibile pubblicitario della Pan Am e aveva deciso di trasformarlo nel suo motto. Anche il film di Hawks termina con la stessa insegna solo che scritta su un grattacielo. Ma la sostanza non cambia. Sic transit gloria mundi e il crimine, almeno al cinema, non paga