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Michael Moore fa 70 anni: i film che ha diretto, da Bowling a Columbine a Fahrenheit 9/11

Cinema fotogallery
23 apr 2024 - 08:30 13 foto
Ipa/WebPhoto/Getty

Il regista, uno dei più discussi degli ultimi anni, è nato il 23 aprile 1954 a Flint, in Michigan. I suoi lavori - che raccontano con sottile ironia i problemi e le contraddizioni del sistema politico, economico e sociale degli Usa - hanno conquistato un grande successo di critica e pubblico, ma hanno attirato anche tante polemiche. Moore ha vinto diversi premi, tra cui l'Oscar al miglior documentario e la Palma d'oro

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Il 23 aprile 2024 compie 70 anni uno dei documentaristi e registi americani (ma anche sceneggiatore, produttore cinematografico, autore tv) più influenti e discussi degli ultimi anni: Michael Moore. I suoi lavori hanno conquistato un grande successo di critica e pubblico, ma hanno attirato anche polemiche e le ire di una folta schiera di detrattori. Che si parli di armi, di capitalismo, di elezioni, di sanità o di segreti di stato, infatti, i film di Moore sollevano sempre polveroni. Nel 2005 il Time lo ha inserito tra le 100 persone più influenti del mondo

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Michael Francis Moore nasce a Flint, in Michigan, il 23 aprile 1954. Nel 1976, lasciata l’università, comincia a lavorare per un giornale alternativo locale. Una decina di anni dopo entra nella redazione della rivista nazionale di controcultura Mother Jones, a San Francisco, ma presto lascia per dissapori con la direzione. La sua carriera da regista inizia alla fine degli anni ‘80: nei suoi film racconta i problemi e le contraddizioni del sistema politico, economico e sociale degli Usa. Vince diversi premi, tra cui l'Oscar al miglior documentario e la Palma d'oro

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Per celebrare i 70 anni di Michael Moore, ecco i film che ha diretto. Esordisce nel 1989 con Roger & Me. Il Roger del titolo è Roger Smith, ex ad della General Motors che Moore vuole intervistare dopo la chiusura della fabbrica di Flint, in cui lavoravano anche suo padre e suo nonno, e il licenziamento di oltre 30mila persone. I tentativi di incontrarlo falliscono e il regista racconta con sottile ironia l’impatto dei tagli sulla città e le storie degli operai. La critica apprezza e tra il pubblico si registra un successo senza precedenti per un documentario

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L’unico film di finzione diretto da Moore è il satirico Operazione Canadian Bacon (Canadian Bacon), girato alla fine del 1993 ma arrivato nei cinema nel ‘95 dopo la morte del protagonista John Candy nel ‘94. La trama: dopo la fine della guerra fredda, la popolarità del presidente Usa è in calo e l’industria delle armi in crisi. Per risollevare entrambi servirebbe una guerra, ma non ci sono più nemici. Così, la Casa Bianca inventa una campagna denigratoria contro il Canada. La situazione sfugge di mano quando alcuni “patrioti” e industriali delle armi si mobilitano

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Nel ‘97 esce The Big One. Moore, in tour negli Usa per promuovere il suo libro Giù le mani! L'altra America sfida potenti e prepotenti (Downsize This! Random Threats from an Unarmed American), ne approfitta per girare un documentario sullo stesso tema: il ridimensionamento delle grandi aziende, che nonostante gli alti profitti chiudono le fabbriche e spostano la produzione all'estero per ridurre i costi, compiendo quelli che chiama atti di "terrorismo economico". Tocca 47 città in 50 giorni e chiude a Portland, dove riesce a incontrare l’ad della Nike Phil Knight

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Nel 2002 esce uno dei migliori lavori di Moore: Bowling a Columbine (Bowling for Columbine). Vince, tra l’altro, l’Oscar al miglior documentario e il Premio del 55º anniversario a Cannes. È un successo anche al botteghino. Al centro le armi e la cultura della violenza negli Usa. Il titolo si riferisce alla Columbine High School, in cui due ragazzi nel ‘99 uccisero - prima di suicidarsi - 12 studenti e un insegnante. Per raccontare l’ossessione per le armi, Moore gira gli Usa, fino a intervistare Marilyn Manson e Charlton Heston, dell’Associazione nazionale fucili

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Nel 2004 esce Fahrenheit 9/11, che vince la Palma d’oro a Cannes. Il controverso documentario è incentrato sui presunti legami tra la famiglia Bush, la famiglia reale saudita e la famiglia bin Laden. Indaga sulle strumentalizzazioni della lotta al terrorismo e su come alcuni media avrebbero spinto l’opinione pubblica ad associare l’11 settembre alle guerre Usa in Iraq e Afghanistan. Le polemiche che solleva si trasformano in promozione: nonostante i problemi di distribuzione in patria, è considerato il documentario che ha incassato di più nella storia del cinema

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Non raggiunge l’incredibile successo di Fahrenheit 9/11, ma sbanca comunque il botteghino e ottiene la nomination all’Oscar per il miglior documentario, il film successivo di Moore: Sicko, uscito nel 2007 e presentato fuori concorso a Cannes. Il regista affronta un altro tema delicato nella società Usa: il diritto alla salute e le distorsioni del sistema sanitario nazionale, che riserva le cure migliori ai ricchi e lascia pressoché scoperti milioni di cittadini. Non solo: racconta anche delle società assicurative, che escogitano diverse strategie per non pagare

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Altro film di Michael Moore, uscito nel 2008, è Slacker Uprising. È la riedizione di un documentario dell'anno precedente, Captain Mike Across America, presentato al Toronto international film festival nel 2007. Racconta il viaggio compiuto da Moore nel 2004, durante la campagna elettorale presidenziale americana, nei college degli Swing States per convincere i giovani futuri elettori ad andare a votare per ottenere un reale cambiamento nel loro Paese. È stato uno dei primi lungometraggi realizzati da un regista noto a essere distribuito gratis su internet

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L’anno dopo, nel 2009, esce Capitalism: A Love Story. Questa volta al centro del documentario di Moore, presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia e vincitore di alcuni premi collaterali, c’è la crisi finanziaria scoppiata nel 2008 negli Stati Uniti per colpa dei mutui subprime e dilagata in tutto il mondo. Il film è un atto d’accusa nei confronti del sistema economico Usa e del capitalismo e va ad indagarne i meccanismi nascosti

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Nel 2015 esce Where to Invade Next. Michael Moore esplora lo stile di vita e la cultura di alcune nazioni europee, indagando sulle condizioni lavorative e sociali e confrontandole con quelle degli Stati Uniti. Poi, in maniera provocatoria, prova a fornire al Pentagono idee su possibili future invasioni. I Paesi in cui viaggia sono Italia, Francia, Finlandia, Germania, Islanda, Norvegia, Portogallo, Slovenia e Tunisia. Il documentario ottiene un notevole successo di pubblico e, come sempre, solleva forti polemiche

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Il regista torna nel 2016 con Michael Moore in Trumpland - Nella terra di Trump. Il docu-film racconta della campagna per le elezioni presidenziali Usa del 2016 ed è stato girato durante uno spettacolo del regista in Ohio, lo Stato del midwest considerato una roccaforte elettorale del partito repubblicano. Durante il suo monologo, Moore esprime le sue opinioni sui due candidati alla Casa Bianca, mette in evidenza con ironia i punti di forza della democratica Hillary Clinton e tenta di capire le ragioni degli elettori repubblicani che sostengono Donald Trump

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Donald Trump è poi il protagonista di quello che, per ora, è l’ultimo film diretto da Michale Moore: Fahrenheit 11/9, uscito nel 2018. Il regista, in vista delle elezioni di midterm, esamina l'impatto sociale, economico e politico della presidenza Trump ma s’interroga anche sulle motivazioni che hanno portato alla sconfitta di Clinton e sugli errori commessi dal Partito democratico in campagna elettorale. La data nel titolo si riferisce al 9 novembre 2016, il giorno successivo alle elezioni che hanno visto trionfare il tycoon

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