Strage alla Columbine High School, vent'anni fa il massacro nel liceo in Colorado

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(Foto: Getty Images)

Il 20 aprile 1999 nella scuola di Littleton, vicino a Denver, uno dei peggiori "mass shootings" recenti negli Usa: gli studenti Eric Harris e Dylan Klebold uccidono 12 compagni e un insegnante, feriscono altre 24 persone e, dopo il massacro, si tolgono la vita

Ancora oggi la strage di Columbine è ricordata come uno dei più sanguinosi massacri scolastici della storia degli Stati Uniti. Il 20 aprile 1999 Eric Harris, 18 anni, e Dylan Klebold, 17 anni, entrano nel loro liceo di Littleton - città dei sobborghi di Denver, in Colorado - armati di pistole, fucili e bombe artigianali (LE FOTO). Sparano a chiunque incontrano sul loro cammino, lanciano esplosivi, scherniscono i compagni: dopo circa 20 minuti hanno ucciso un insegnante e 12 studenti, mentre altre 24 persone sono rimaste ferite. La polizia entrerà nella scuola soltanto dopo 2 ore e mezza, contando tra le vittime anche Harris e Klebold, che si sono tolti la vita con le stesse armi con cui hanno compiuto la strage (TUTTE LE STRAGI DAL 1927 A OGGI - LE SPARATORIE PIÙ GRAVI DEGLI ULTIMI ANNI).

Una strage preparata

Harris e Klebold avevano progettato tutto nei minimi dettagli da mesi: da minorenni erano riusciti a procurarsi armi alle quali avevano segato le canne per nasconderle meglio, su internet avevano trovato istruzioni per costruire 99 ordigni esplosivi, si erano esercitati a sparare in un bosco non lontano da casa loro. Ma la mattina del 20 aprile 1999 non va tutto come previsto. Le due bombe piazzate nella mensa scolastica, che avrebbero potuto provocare la morte di centinaia di studenti, non esplodono. Così alle 11:19, Harris e Klebold, che attendevano all’esterno, decidono di andare verso l’ingresso dell’istituto con le loro armi: una pistola, tre fucili e altri esplosivi.

La sparatoria nella biblioteca

Già dalla scalinata dell’entrata ovest dell’edificio i due cominciano a sparare ad alcuni compagni seduti su una collinetta lì accanto, Rachel Scott è la prima ad essere uccisa. Da quello che è il punto più alto del campus, lanciano bombe sul parcheggio e indirizzano i loro colpi verso il campo da calcio. Ma quando inizia ad arrivare la polizia i due si dirigono all’interno, dove presto raggiungono la biblioteca. Qui trovano studenti terrorizzati che tentano di nascondersi tra le sedie. Dopo gli spari - a vista o alla cieca sotto i banchi - alcuni muoiono sul colpo, altri restano gravemente feriti, qualcuno si finge morto. Finché la furia omicida si placa, per loro volontà, senza che nessuno sia riuscito a intervenire dall’esterno. A quel punto i due ragazzi escono dalla stanza e si mettono a gironzolare per la scuola, mentre i sopravvissuti approfittano per scappare. Infine i due killer tornano nella biblioteca, Harris con un fucile da caccia, Klebold con una pistola, e si tolgono la vita.

I “Basement Tapes” e i servizi sociali

Qualche giorno dopo emerge che nei mesi precedenti i due ragazzi avevano registrato delle cassette nel seminterrato (in inglese “basement”) di Eric Harris. Per scongiurare il rischio di emulazioni, i nastri non vengono mai diffusi integralmente, ma se ne conosce presto il contenuto: il loro arsenale, le loro esercitazioni e persino un video a mezz’ora dall’attentato, in cui si scusano con le famiglie e divagano su come saranno ricordati. Ma anche su internet, dal suo blog su Aol, Harris aveva reso esplicita la sua volontà di uccidere qualcuno, arrivando a citare direttamente un suo compagno. Dylan Klebold dal canto suo riportava sul diario deliri di rabbia e persino il desiderio di suicidarsi. A gennaio del 1998 i due erano stati arrestati per aver rubato da un furgone alcuni pezzi per computer ed erano stati assegnati a degli assistenti sociali che, due mesi prima del massacro della Columbine High School, avevano interrotto il programma dando un giudizio positivo sul comportamento dei due, che erano quindi rimasti incensurati.

Dalle accuse alla musica ai film sulla vicenda

Da Marilyn Manson alla band tedesca di Rammstein, alcuni cantanti sono stati accusati di essere gli ispiratori del massacro, a causa di alcune frasi delle loro canzoni. La band metal KMFDM, citata nel blog di Harris, si è dovuta dissociare pubblicamente dagli avvenimenti di Columbine, appena il giorno dopo la strage. Successivamente diversi film si sono ispirati alla vicenda, tra cui Elephant di Gus Van Sant, Palma d’Oro al 56° Festival di Cannes, e il documentario Bowling for Columbine, con cui Michael Moore ha vinto l’Oscar nel 2003.

I tentativi di emulazione

Negli anni la tragedia è diventata il simbolo delle stragi nelle scuole e ha visto diversi tentativi di emulazioni. Il 23 gennaio 2014, in seguito a tre telefonate di minaccia, la Columbine High School è stata immediatamente isolata, impedendo a chiunque di entrare o di uscire, fino al rientro dell’allarme. Di nuovo un isolamento del liceo (e di altre venti scuole nell’area di Denver), pochi giorni fa, il 16 aprile, per una “minaccia credibile” individuata dalla polizia. A seguito delle indagini è stata trovata morta, forse suicida, la diciottenne Sol Pais che, secondo il Denver Post, sarebbe stata ossessionata dalla vicenda della Columbine e avrebbe voluto mettere in atto un nuovo massacro in occasione dei vent’anni dalla strage.

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