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Cinema italiano in spiaggia, dal 1950 al 1970 i film ambientati al mare

Cinema

Paolo Nizza

Un viaggio lungo 20 anni attraverso i classici che hanno raccontato le spiagge italiane: da Domenica d’agosto a Il Sorpasso, da La Voglia Matta a L’Ombrellone

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“Non c'è che una stagione: l'estate. Tanto bella che le altre le girano attorno”,  scriveva Ennio Flaiano. Sicché, tutto inizia Una domenica d’agosto. Per la precisione il 7, giorno di San Gaetano. È l'estate del 1950.

Sul litorale di Ostia, Luciano Emmer, tra una frittata con cipolle cucinata da Ave Ninchi e un Mastroianni doppiato da Albertone, firma la sua prima cartolina cinematografica. Il neorealismo rosa si prende una vacanza. Il mare di Roma bagna i poveri ma belli e pure i ricchi molto brutti. Da quelle acque, allora incontaminate, nasce la prima commedia balneare. Sono gli anni 50. 

Sulla battigia di Alassio è scandalo per il bikini esibito da Valeria Moriconi in La spiaggia di Lattuada.

Sulle rive laziali si palesano Marisa la civetta, La famiglia Passaguai e Alberto Sordi, improbabile seduttore.

Alberto Sordi in Il Seduttore

Ferragosto in bikini

Con gli anni 60 scoppia il Boom e finanche il boom del filone balneare. Film come Brevi amori a Palma di Maiorca, Peccati d’estate, Ferragosto in bikini, Scandali al mare, Veneri al sole, Spiaggia libera, Diciottenni al sole, Tipi da spiaggia, Una domenica d’estate, Costa Azzurra, Il treno del sabato, Ischia operazione amore, impazzano sugli schermi quanto le zanzare nelle arene estive. La smania per la villeggiatura, di goldoniana memoria, contagia tutti e tutto al pari delle procaci amazzoni in due pezzi, concupite dai bagnati di genere maschile. E dalla bassa marea emergono le parole scritte da Cesare Pavese:“Avevo temuto venendo al mare di dover trascorrere giornate formicolanti di sconosciuti, e serrar mani e ringraziare, intavolare conversazioni con un lavoro da Sisifo.

Gloria Paul in Veneri al Sole

Tra Il sorpasso e I Mostri

Eppure, all’ombra di quelle maggiorate in fiore, affiora il disagio, la solitudine, l’affanno.  Il talentuoso cantore della faccia nascosta di una stagione spensierata è Dino Risi. Basta pensare alla pallonata che risveglia Vittorio Gassman nel Sorpasso dopo una notte trascorsa a dormire in riva al mare. O all’imbarazzo di Trintignant sulla riviera di Castiglioncello, imprigionato in camicia e pantaloni.

Risi sbertuccia pure il gallismo italico con l’episodio Latin Lover dei Mostri, giocato sulle note di Abbronzatissima. Tuttavia lo straordinario episodio finale del film, con i pugili suonati e tornati bambini sullo sfondo di uno stabilimento deserto, brucia la pelle e l’anima più del sale su una scottatura.

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Il Sorpasso di Dino Risi

Il giovedì sotto L'ombrellone di Dino Risi

Insomma, per Risi è arrivata la bufera. Ma come dice una bella ragazza iin Il giovedì “A me il temporale mi eccita da morire”. Si balla il twist sotto la pioggia, perché del domani non vi è certezza. Persino le suore non rinunciano ai bagni in mare, mentre Walter Chiari gonfia i muscoli pettorali. La fine è vicina. Soprattutto sotto l’ombrellone. A mollo nel brodo di Riccione, l’ingegnere Enrico Maria Salerno tenta di celare la pancia, Sandra Milo cerca di nascondere il disagio, mentre la sciura in vacanza, acida più della panna commenta: “Poverina le è morto il marito la settimana scorsa. Vengono lo stesso qui, perché sa hanno pagato per tutta la stagione. ma fanno una vita riservata".

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L'Ombrellone di Dino Risi

Ugo Tognazzi e La voglia matta

E a qualcuno viene pure un colpo di sole o di fulmine. Insomma, La voglia Matta. Nel capolavoro di Luciano Salce, Tognazzi, industriale con la faccia da cicca spenta perde la tramontana per la bella Francesca. La ragazza trova “tutto così bello da morire”, in quella vertiginosa epifania di 45 giri, motori e sigarette Marlboro. E l’attempato ingegnere, con tanto di copricapo piumato da nativo americano finisce come i sassi che il mare ha consumato cantati da Gino Paoli. Non resta che dirsi: "Che rabbia, l'estate è finita!"

 

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Il mostro spiaggiato di La Dolce Vita

La spiaggia si trasfigura nell’anticamera per l’inferno.  Così La dolce vita di Federico Fellini finisce a Fregene, in un mare di sabbia. “Ma che c’avrà da guardare questo?” dice Marcello fissando il mostro morto da tre giorni. E non basta, come salvagente il sorriso in macchina di Valeria Ciangottini. Mastroianni, in abito bianco , saluta e se ne va. Aveva ragione Nietzsche, il filosofo col martello: “Se guarderai a lungo nell'abisso, anche l'abisso guarderà dentro di te".

 

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IN NOME DEL POPOLO ITALIANO: L'estate sta finendo

Negli anni 70 la spiaggia diventa davvero l’ultima. Mare inquinato. Divieto di balneazione sono i molesti compagni di viaggio di tanti vacanzieri. Ed è ancora Risi a farci ricordare: “Come era bello il mare quando eravamo bambini. Quando le vacanze erano un'avventura”. Ma a dirlo è il faccendiere Lorenzo Santenocito. Non c’è più nessun brodetto marchigiano da gustare seduti in un ristorantino davanti all’infinito. In nome del popolo italiano dichiariamo che l’Estate sta finendo. Anzi, è già finita.

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