Ugo Tognazzi, a 100 anni dalla nascita ecco i suoi 25 migliori film
Dalle collaborazioni con Luciano Salce, Dino Risi e Marco Ferreri al personaggio del Conte Mascetti della trilogia di Amici Miei, sino alle pelilcole con Vittorio Gassman, le interpretazioni più memorabili dello straordinario attore, nato a Cremona il 23 marzo del 1922. Per l'occasione Sky Cinema rende omaggio a Tognazzi con 4 film: Totò nella luna, La donna scimmia, I Mostri, Venga a prendere il caffè da noi
Il federale, regia di Luciano Salce (1961) “Il primo passo verso la strada giusta. Sino allora era stato soprattutto un comico. E con Il Federale che qualcuno si è convinto che potevo essere realmente un attore, ovvero un comico nel vero senso della parola.” Così Ugo Tognazzi ricorda il film che ha cambiato la sua carriera, e che avrebbe dovuto avere come protagonisti Totò e Vittorio De Sica. Nei panni del militante fascista Primo Arcovazzi, Tognazzi non è più una semplice maschera e mostra quanti danni possa generare il fanatismo
Ugo Tognazzi tra cinema e cucina, un cuoco di grandi emozioni
La voglia matta, regia di Luciano Salce (1962) Per la prima volta Ugo Tognazzi porta sulle sue spalle tutto il peso del film. Per l'attore l'opera parlava dei giovani con grande anticipo. Lo scontro generazionale era di grande anticipazione tra il quarantenne sicuro di sé e figlio del boom e questi giovani che già vivevano come in una comune, staccati dalla morale". Restano indimenticabili e tragicamente comici i tentativi dell'Ingegnere Antonio Berlinghieri di conquistare Francesca, una Catherine Spaak di una bellezza abbacinante.
La marcia su Roma, regia di Dino Risi (1962) Il film che segna il primo incontro tra il regista milanese e Ugo Tognazzi è una satira dell'avvento del fascismo. Nei panni del contadino Umberto Gavazza, cattolico del Partito Popolare, Ugo è perfetto al pari di Vittorio Gassman in quelli dell'ex combattente della prima guerra mondiale Domenico Rocchetti. Indimenticabile la battuta cult: "O vedi? Siamo tornati su 'a strada ferata. Mo' bisogna decidere: o Roma, o Orte."
Ugo Tognazzi protagonista della Vita Agra
Una storia moderna - L'ape regina, regia di Marco Ferreri (1963). Per la prima volta Ugo Tognazzi viene diretto da Marco Ferreri. L'attore ricorda così l'incontro, "Ferreri era un personaggio difficilissimo, di poche parole, intimidente, che diceva al massimo sarà un film bellissimo, ma non ti arruffianava affatto il progetto. Infatti disse: E' la storia di uno che si sposa e che la moglie gli fa fare l'amore, finchè muore." Marina Vlady venne premiata al Festival di Cannes per la miglior intepretazione femmnile. Tognazzi vinse il Nastro d'Argento.
Amici miei, le curiosità sul film
I mostri, regia di Dino Risi (1963) Il miglior film a episodi interpretato da Ugo Tognazzi. In coppia con Vittorio Gassman, l'attore cesella personaggi destinati a entrare nell'immaginario, a partire dal padre di L'educazione sentimentale in cui recita con il figlio Ricky. Per Dino Risi I Mostri è u"na serie di ritratti esemplari pieni si sfiducia nell'umanità che veniva dal boom, dalle trasformazioni dell'Italia di quegli anni. Con una certa preveggenza, perché allora dominava ancora l'euforia."
La donna scimmia, regia di Marco Ferreri (1964) il film è la storia di una donna barbuta che il suo impresario e scopritore sposa per sfruttarla meglio. A Cannes fischiarono e urlarono perché ai Francesi Anne Girardot pelosa non piaceva (...) Quando uscì dicevano che era mal fatto e mi chiedevano ma è un dramma o una commedia. Ma io non faccio distinzioni tra i generi." Così Marco Ferreri racconta il film. Un' opera in cui Ugo Tognazzi mostra tutto il suo talento nell'interpretare Antonio Focaccia, un personaggio ambiguo, sfumato, sfuggente
La vita agra, regia di Carlo Lizzani con quel titolo che pare una risposta acre alla Dolce Vita di Federico Fellini, il film tratto dal romanzo di Luciano Bianciardi, è un florilegio di invenzioni, tra sguardi in macchina, piani sequenza, trovate surreali, battute amare, ma divertenti. Un’opera da riscoprire, la testimonianza di un momento fondamentale per la storia d’Italia, ma anche una profezia di come sarebbero cambiate per sempre le nostre vite. Ugo Tognazzi gioca in sottrazione ed è un credibilissimo intellettuale di provincia.
Il magnifico cornuto, regia di Antonio Pietrangeli (1964) Il film incassò in un solo anno in Italia il miliardo di lire. Ugo Tognazzi è straordinario nel raccontare l'odissea Andrea Artusuomo, l'industriale bresciano del cappello, roso dalla gelosia. In realtà la pellicola si sarebbe dovuta girare a Cremona, città natale di Ugo, ma i concittadini dell'attore si opposero per timore di venire sbertucciatia a causa del titolo dell'opera, ispirata a Le cocu magnifique di Fernand Crommelynck. Claudia Cardinale, ancora una volta, indimenticabile
Il fischio al naso, regia di Ugo Tognazzi (1967). A 6 anni da Il Mantenuto, Ugo Tognazzi torna dietro la macchina da presa con un film ispirato a un racconto di Dino Buzzati. "Con la descrizione di questa industria della malattia ho voluto rendere la degenerazione che porta la società dei consumi anche nella scienza (...) Avrei voluto fare un'opera più coraggiosa, ma a un certo punto ho dovuto arrendermi alla produzione che preferiva un prodotto più sicuro."
Il commissario Pepe, regia di Ettore Scola (1969) " E' stato il primo di tutta una serie di commissari che il cinema italiano ha raccontato a partire dal '68. C'era un Ugo Tognazzi bravissimo ed era un'opera molto coragggiosa nel discutere le istituzioni poliziesche, in una sonnolente e ipocrita provincia veneta come sfondo..." Con queste parole Scola racconta il film, tratto dall'omonimo romanzo di Ugo Facco De Lagarda.
Splendori e miserie di Madame Royale, regia di Vittorio Caprioli (1970). Ugo Tognazzi commenta cosi: "E' stata un'esperienza sconvolgente. Mi sono divertito e poi mi sono spaventato nell'essermi divertito. Il fatto di calarmi così a fondo nel personaggio mi ha talvolta costretto a dibattermi in acque pericolose." Il risultato è un film in anticipo sui tempi e molto coraggioso che dimostra ancora una volta il talento registico di Caprioli
Venga a prendere il caffè da noi, regia di Alberto Lattuada (1970). "E' un personaggio che mi è piaciuto molto perché il clima, l'atmosfera, il modello di questo personaggio è la mediocrità. Io riconosco in me molte caratteristiche della mediocrità, certo non tutte (...) Lattuada mi ha chiesto di aggiungere certi tic, certi modi di essere, lui metteva una cosa, io ne mettevo un'altra. "Così Ugo Tognazzi ricorda un'opera in cui spiccano anche tre fantastiche attrici: Angela Goodwin, Milena Vukotic, Francesca Romana Coluzzi
In nome del popolo italiano, regia di Dino Risi (1971). Il nuovo incontro fra Ugo Tognazzi con Dino Risi, Age, Scarpelli e Vittorio Gassman genera un capolavoro in cui la risata profetizza l'apocalisse. Dagli scontri fra ll giudice Mariano Bonifazi e l'industriale Lorenzo Santenocito all'incredibile finale ambientato in un Roma invasa dai tifosi dopo la partita Italia-Inghilterra, una pellicola profetica
Vogliamo i colonnelli, regia di Mario Monicelli (1973). Questa satira del golpe borghese in cui Ugo Tognazzi interpreta il deputato livornese di estrema destra Giuseppe Tritoni non ottenne un grande successo commerciale. Forse perché come affermò lo stesso Tognazzi. "Agli italiani non piacciono i miitari, i soldati, gli ufficiali, se ne fregano." Eppure la pellicola ha dei momenti esilaranti come le riunioni dei golpisti e conta su un finale amaro, ma purtroppo credibile.
La grande abbuffata, regia di Marco Ferreri (1973). Un film farcito di sesso e morte tra una bavarese di tette, una torta Andrea e un monologo di Amleto con in mano la testa di maiale al posto del teschio di Yorik. Ugo Tognazzi spiega così la sua parte: "Ciò che dovevo rappresentare, era il senso della nausea, quasi il timore di trovarsi di fronte a una impresa che non si riuscirà a portare a termine; dovevo esprimere il dolore, il piacere, il desiderio, cioè dei sentimenti estremamente semplici e naturali."
Romanzo Popolare, regia di Mario Monicelli (1974). Sulle note della struggente "Vincenzina e la fabbricata" cantata da Enzo Iannacci, Monicelli firma un sublime dell'Italia degli anni 70, tra commedia dramma. A fianco di una giovane Ornella Muti, Ugo Tognazzi fornisce forse una delle migliori interpretazioni della sua carriera. Basti pensare all'incipit:"Ostia come sono cascato in basso. E, ma uehilà, quando uno è disperato alla canna del gas, si, insomma, suicidio, deve provarle tutte prima di mollare, no? Alla canna del gas! "
La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone, regia di Pupi Avati (1975). Ugo Tognazzi veste i panni del bizzarro e nobile Anteo Pellicani, detto "La Gambina Maledetta" in questo film dal coté fellinanio che sbertuccia tutto e tutti, in primis le autorità ecclesiastiche. La performance di Tognazzi è eccelsa. Al suo fianco Paolo Villaggio, Delia Boccardo, Gianni Cavina e Lucio Dalla, giardiniere a cui Tognazzi minaccia di estrirpare tutti i peli se non tagliare il maledetto fico che lo ha fatto cadere storpiandogli la gamba.
Amici miei, regia di Mario Monicelli (1975). Il film è al il 21esimo posto nella classifica dei film italiani più visti di sempre. E non poteva essere diversamente visto che si tratta della pellicola che ha dato i natali al conte Ugo Mascetti. Ispirato a Giorgio Menicanti, nobile di Castiglioncello, è il personaggio più popolare interpretato da Ugo Tognazzi. E a questo proposito Gastone Moschin, uno degli interpreti, disse: "Non azzardo se dico che Amici Miei è stato molto più documentario che film."
La stanza del vescovo, regia di Dino Risi (1977). Ugo Tognazzi riesce a restituire sul grande schermo tutte le sfumature di Temistocle Mario Orimbelli, il personaggio protagonista dell'omonimo romanzo di Piero Chiara che ha ispirato il film. Un edonista che non può vivere senza amore e che mentre ha il viso tra le cosce di una donna esclama: "Se devo morire, voglio morire qui. "
I nuovi mostri, regia di Mario Monicelli, Dino Risi ed Ettore Scola (1977) 14 episosdi per un film che venne candidato agli Oscar come miglior film straniero. Ugo Tognazzi è protagonista di Ugo Tognazzi di L'uccellino della Val Padana, in cui è il manager di Orietta Berti, di Mammina, Mammone, in cui recita la parte del figlio di Nerina Montagnani e di Hostaria, in cui ingaggia con Vittorio Gassman un' epocale lotta in una trattoria a colpi di uova, trippa e pentole.
Il vizietto, regia di Édouard Molinaro (1978). Spassoso e audace per i tempi un fiilm il cui titolo, “vizietto,” verrà in quegli anni associato all’omosessualità quando invece si riferisce alle scappatelle eterosessuali del personaggio interpretato da Ugo Tognazzi, ovvero Renato Baldi. Una pellicola che supera il macchiettismo più corrivo, grazie soprattutto alla performance sorniona di Tognazzi affiancato da uno strepitoso Michel Serrault.
La tragedia di un uomo ridicolo, regia di Bernardo Bertolucci (1981) Grazie all'interpretazione di Primo Spaggiari, industriale caseario parmense, Ugo Tognazzi vinse il premio come miglior attore al Festival di Canne e un Nastro D'Argento. Un personaggio ironico e dolente spaventato dai figli che lo circondano: "Non sono più capaci di ridere: sghignazzano o sono cupi e soprattutto non parlano più. E noi non sappiamo capire dai loro silenzi se chiedono aiuto o se stanno per spararti addosso."
Amici miei - Atto IIº, regia di Mario Monicelli (1982) "No, volevo dire, occhiello di privilegio come se fosse antani per lei. Ispettore tombale. Ispettore! Con fuochi fatui". Si presenta così il Mascetti al guardiano del cimitero, inaugurando il secondo atto delle "zingarate". Tra processioni, alluvioni, usurai e contorsionisti si continua a cercare di dimenticare il dolore con il riso. E questa volta il personaggio interpretato da Ugo Tognazzi è il più efficace e divertente
Amici miei - Atto IIIº, regia di Nanni Loy (1985) Anche se ospiti della casa di riposo Villa Serena, i quattro amici continuano a scherzare e a divertirsi. Certo, forse questo è il capitolo più debole della trilogia. Tuttavia non mancano scene cult, come quando il quartetto convince lo sventurato Bernard Blier a vendere l'anima al diavolo per tornare giovane. E per citare il Mascetti, alias, Ugo Tognazzi "Ah interessante! Ma lei se la blinda la supercazzola prematurata, come se fosse anche un po' di Casentino, che perdura anche come cappotto, vede..."
Ultimo minuto, regia di Pupi Avati (1987) Ingiustamente snobbato all'epoca, il film è un ritratto amaro e in, parte profetico, del mondo del calcio, incentrato sulla figura di Walter Ferroni, direttore sportivo di una squadra di serie A che cerca di non retrocedere. Un' opera a cui Ugo Tognazzi teneva molto, tanto che Avati ricorda che l'attore: "Si presentò a tutte le proiezioni, anche a quelle a cui non era stato chiamato” . .