Giulia Cecchettin, la sua storia nel film "Se domani non torno" tratto dal libro del padre

Cinema
Camilla Sernagiotto

Camilla Sernagiotto

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Un titolo essenziale, un libro che ha toccato profondamente l’Italia: bastano questi elementi per comprendere l’attenzione che si sta concentrando attorno alla trasposizione cinematografica di Cara Giulia di Gino Cecchettin. L’opera si inserisce nel solco di una vicenda che ha segnato in modo indelebile il 2023, quando la ragazza venne uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta, condannato all’ergastolo in via definitiva per omicidio 

Si intitola Se domani non torno ed è il film che racconterà la tragica storia di Giulia Cecchettin, partendo dal dolore privato di suo padre - Gino Cecchettin - e culminando in un un racconto cinematografico che nasce dal libro del papà della vittima, intitolato Cara Giulia. 

 

Un titolo essenziale, una regista già individuata (Paola Randi, come vedremo tra poco) e un libro che ha toccato profondamente l’Italia: bastano questi tre elementi per comprendere l’attenzione che si sta concentrando attorno alla trasposizione cinematografica ispirata a Cara Giulia di Gino Cecchettin.

 

L’opera cinematografica in arrivo si inserisce nel solco di una vicenda che ha segnato in modo indelebile il 2023, quando la ragazza venne uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta, condannato all’ergastolo in via definitiva per l’omicidio dell’11 novembre 2023. Un evento che ha sconvolto la comunità nazionale e internazionale, portando a una mobilitazione senza precedenti. 

La genesi del progetto e la storia che lo sostiene

Se domani non torno rappresenta il punto di arrivo – o forse l’inizio di un nuovo percorso – di un racconto che parte da Cara Giulia, il libro in cui Gino Cecchettin ha cercato di restituire la vita luminosa della figlia.

 

Giulia aveva 22 anni, stava per laurearsi, e la sua scomparsa ha tenuto il Paese sospeso per giorni, fino al ritrovamento del corpo il 18 novembre 2023.
Quel tragico epilogo ha trasformato una tragedia familiare in un trauma collettivo, capace di generare una riflessione dolorosa e necessaria sulla violenza di genere.

La regia di Paola Randi e il riferimento autobiografico rappresentato dal volume di Gino Cecchettin costruiscono l’ossatura di un film che, già prima di vedere la luce, porta con sé un carico emotivo imponente.

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Un titolo che nasce da una poesia diventata bandiera

Il titolo del film, che secondo le previsioni dovrebbe uscire nel 2026 e che avrà una sceneggiatura firmata da Lisa Nur Sultan, richiama direttamente un frammento della poesia dell’attivista peruviana Cristina Torres Cáceres, composta nel 2011 e tornata in circolazione come un’onda travolgente nel 2023.

 

Nel cuore delle manifestazioni che seguirono la scomparsa di Giulia Cecchettin, quelle parole risuonavano ovunque: “Se domani sono io, mamma, se non torno domani, distruggi tutto. / Se domani tocca a me, voglio essere l'ultima”. Erano scritte su cartelli, dipinte sui volti e impresse sulle mani di chi scendeva in strada.

 

Se domani non torno riprende uno dei versi più simbolici di quella poesia, trasformandolo nel segno distintivo di un’opera che si innesta nello stesso movimento sociale che aveva invaso le piazze italiane.

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Il libro: dal racconto intimo alla denuncia sociale

Sotto il titolo Cara Giulia, pubblicato da Rizzoli nel 2024, compariva un sottotitolo eloquente: Quello che ho imparato da mia figlia. In quelle pagine, Gino Cecchettin intrecciava memoria personale e analisi del contesto culturale in cui maturano i femminicidi.

 

Il libro non si limitava infatti alla narrazione della vita di Giulia, raccontata attraverso lo sguardo di un padre che cerca di dare un senso all’indicibile, ma diventava uno strumento per affrontare le radici della violenza di genere: il patriarcato interiorizzato, i bias cognitivi che distorcono la percezione delle vittime, la tendenza collettiva alla colpevolizzazione.

 

È da questo nucleo narrativo che nasce l’idea di trasporre sullo schermo una storia che, oltre a lasciare un vuoto devastante, ha aperto una frattura nella coscienza pubblica. Il film tenterà di raccontare l’impatto sociale della vicenda e la consapevolezza nuova che ha generato.

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Le piazze italiane e il dolore collettivo condiviso

Durante la settimana della scomparsa di Giulia Cecchettin, l’Italia ha assistito a una mobilitazione che ha attraversato città e generazioni. Le immagini dei cortei, con migliaia di persone che portavano cartelli e messaggi di denuncia, rappresentano ancora oggi una testimonianza dell’onda emotiva che si diffuse in quei giorni.

 

La partecipazione popolare non fu solo un atto di protesta: fu anche la prova di un dolore che, pur partendo da una famiglia, era diventato patrimonio dell’intera collettività. In quell’atmosfera carica di sgomento e rabbia, prese forma il contesto emotivo da cui Se domani non torno trae il proprio significato.

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L’incognita sull'attrice che sarà il volto di Giulia 

Una delle domande più ricorrenti riguarda l’identità dell’attrice che interpreterà Giulia Cecchettin. Al momento non è stato rivelato alcun nome, ma l’attenzione su questo aspetto è inevitabile: chiunque verrà scelta dovrà affrontare un ruolo che porta con sé una responsabilità delicatissima.

 

Il pubblico ricorda ancora l’impatto generato nel 2024 da Il ragazzo dai pantaloni rosa. La vera storia di Andrea Spezzacatena, film che raccontava la tragedia di Andrea Spezzacatena, morto a soli 15 anni dopo essere stato vittima di continui episodi di bullismo e cyberbullismo. Quell’opera aveva turbato profondamente gli spettatori, aprendo un dibattito intenso.

È molto probabile che Se domani non torno provocherà una scossa analoga, offrendosi come un tributo alla vita di Giulia Cecchettin e come un invito deciso alla lotta contro ogni forma di violenza di genere.

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