Women for Freedom, associazione impegnata nella lotta contro la violenza e la discriminazione di genere, pubblica il contenuto comparso in una chat di studenti di Bassano del Grappa. Il presidente del Veneto Zaia: "Quanto emerso suscita sgomento e solleva interrogativi profondi"
Giulia Tramontano, Mariella Anastasi, Giulia Cecchettin: "Chi si meritava di più di essere uccisa?". E' il sondaggio choc comparso in una chat di una scuola di Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza. La notizia, data da Rete Veneta, è stata rilanciata sui social dall'associazione impegnata nella lotta contro la violenza e la discriminazione di genere Women for Freedom. "Quanto emerso suscita sgomento e solleva interrogativi profondi sul percorso che ancora resta da compiere per contrastare la violenza di genere" il commento del presidente del Veneto Luca Zaia.
"Mancanza totale di empatia"
"È difficile perfino scriverlo. È difficile crederci. Perché questa non è solo una bravata di cattivo gusto - scrive l'associazione nel post sui social - Non è una battuta fuori luogo, ma una mancanza totale di empatia. È uno specchio rotto in cui si riflette una parte della nostra società che ancora non capisce, o non vuole capire, quanto sia profonda la ferita del femminicidio... Non basta dire 'sono ragazzi', perché chi crea un sondaggio del genere sa benissimo che sta ferendo. Sta scegliendo di calpestare il dolore... Ogni volta che minimizziamo, normalizziamo. Ogni volta che perdoniamo in silenzio, legittimiamo. Ogni volta che archiviamo, contribuiamo a costruire una società in cui il femminicidio non è un allarme sociale, ma una voce in più nella cronaca nera".
"Serve educazione al rispetto nelle scuole"
"Un sondaggio simile non può essere derubricato a scherzo. Dietro ci sono delle vite umane. La gravità di quanto accaduto non può restare tra le mura della classe", commenta Luisa Rizzon, presidente dell'associazione Women For Freedom invitando tutti a una riflessione più ampia perché "ciascuno di noi può fare qualcosa: il cambiamento nasce proprio dai piccoli gesti, dalle parole, dall'eliminazione dei pregiudizi e degli stereotipi. Serve educazione al rispetto nelle scuole".

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Zaia: "Sgomento e interrogativi profondi sul percorso da compiere"
"È difficile credere che una chat simile possa davvero esistere. Quanto emerso suscita sgomento e solleva interrogativi profondi sul percorso che ancora resta da compiere per contrastare la violenza di genere e promuovere una cultura del rispetto" il commento del presidente del Veneto, Luca Zaia "Non sono un giurista - prosegue Zaia - ma se dalle indagini dovessero emergere profili penalmente rilevanti, mi auguro che siano adottati tutti i provvedimenti previsti. Episodi come questo rappresentano un segnale allarmante e impongono una riflessione seria. È essenziale che, a partire dalla scuola, si promuova un'educazione ai valori fondamentali della convivenza civile e del rispetto dell'altro. Ai ragazzi coinvolti rivolgo un invito a riflettere sulle proprie azioni, a prendere consapevolezza della gravità di quanto accaduto e ad assumersi la responsabilità del cambiamento. Le parole, anche quando pronunciate in contesti virtuali - conclude - hanno un peso e possono generare conseguenze molto reali".
Carfagna (Nm): da Women for Freedom scenario agghiacciante
Ma la vicenda sta raccogliendo reazioni da ogni parte politica. "La denuncia di Women for Freedom rivela uno scenario agghiacciante che deve essere gestito con la massima fermezza dai genitori e dagli insegnanti”. Lo afferma Mara Carfagna, segretario di Noi Moderati, a proposito del sondaggio in un gruppo Whatsapp di una scuola superiore di Bassano del Grappa con la proposta di ‘votare’ quale vittima di femminicidio "meritasse di più" di morire, tra Giulia Tramontano, Mariella Anastasi e Giulia Cecchettin. “Non serve scatenare una caccia alle streghe – prosegue Carfagna - ma dobbiamo tutti interrogarci sul modo in cui la scuola e ogni altro agente educativo debbano agire sul tema dei femminicidi, della parità, del rispetto per gli altri e, più in generale, della vita umana. Il fatto che un gruppo di ragazzi abbia potuto scherzare su tre orribili delitti e sulla scia di lutto e dolore che questi si sono portati dietro costituisce un campanello d’allarme che non può essere sottovalutato. Forse – conclude - a quegli studenti farebbe bene qualche mese di servizio sociale in un centro antiviolenza, per capire qual è la realtà della sofferenza su cui scherzano”.