Anna, il film di Monica Guerritore sulla grande Magnani alla Festa del Cinema di Roma

Cinema
Camilla Sernagiotto

Camilla Sernagiotto

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Alla kermesse cinematografica in scena nella Capitale arriva l’esordio alla regia dell’attrice, che porta sul grande schermo la figura potente e autentica di Nannarella, simbolo di indipendenza e passione

Dopo una lunga carriera vissuta sui palcoscenici italiani, l’attrice Monica Guerritore sceglie il cinema per raccontare la storia di una delle più grandi attrici del Novecento, ossia Anna Magnani. Con Anna, presentato in anteprima mondiale alla Festa del Cinema di Roma 2025 e in uscita nelle sale il 6 novembre 2025 con Notorious Pictures, l’artista affronta la sua prima prova da regista, firmando anche la sceneggiatura e interpretando la protagonista.
Guerritore e la sua Anna Magnani diventano non solo un film ma un vero e proprio viaggio nel cuore di una donna indomita.

 

Portare sul grande schermo la figura potente e autentica di Nannarella, simbolo di indipendenza e passione, non è facile, ma questa sfida è ciò che da anni infervora cuore e mente di Monica Guerritore.
In una recente intervista concessa all’AGI, Guerritore ha spiegato la genesi del progetto e il legame profondo che la unisce ad Anna Magnani, “una donna che non si lasciava corrompere, né cambiare o addomesticare”. La definisce un modello per tutte, “perché noi donne siamo spesso raccontate come statuette, ma lei non era così, era una donna non addomesticabile”.

Un dialogo ideale con Nannarella

Il film Anna è per Monica Guerritore un atto d’amore e insieme una ricerca personale. “Anna mi ha sorretto indicandomi la strada per fare il mio mestiere. E io in quella strada mi sono accucciata e ho trovato il mio riferimento femminile”. Con queste parole la regista riassume lo spirito dell’opera, dedicata alla memoria di Andrea Purgatori, che la affiancò nella prima revisione della sceneggiatura.
Guerritore racconta anche la complessità della lavorazione: due anni di difficoltà prima di riuscire a portare il progetto sul set, cinque settimane di riprese e un gruppo di attori che considera decisivo. “Senza di loro non avrei potuto girare. Mi sentivo sempre dire: ‘Vi andate a schiantare’”, ricorda, sottolineando la fiducia e la determinazione che l’hanno accompagnata in questa sfida.

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Roma, 21 marzo 1956: la notte dell’Oscar

La storia raccontata nel film Anna si apre in una data precisa, la notte del 21 marzo 1956, quando Anna Magnani vinse l’Oscar come miglior attrice per La rosa tatuata di Daniel Mann. Fu la prima interprete non anglofona a ottenere quel riconoscimento. Ma nella pellicola di Guerritore quella notte prende un’altra direzione: invece di trovarsi a Los Angeles, la protagonista attraversa Roma, immersa nei suoi ricordi, nelle emozioni e nei dolori che hanno segnato la sua vita.

 

Cammina tra le strade della città, incontrando le ombre del passato e le figure che hanno inciso nel suo percorso artistico e umano: Roberto Rossellini (nel film interpretato da Tommaso Ragno), Suso Cecchi D’Amico (Francesca Cellini), Carlo Ponti (Luca Lazzareschi), Alberto Moravia (Antonio Zavattieri), Federico Fellini (Matteo Cirillo), Sergio Amidei (Stefano Rossi Giordani) e Indro Montanelli (Massimiliano Vado).
È un viaggio notturno tra realtà e memoria, in cui si intrecciano la malattia del figlio, il dolore del tradimento e la voce interiore di una donna che ripercorre la propria esistenza con la forza di chi non si arrende.

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Una vita raccontata tra passioni e ferite

Nel film Anna, Magnani è ritratta come una figura intensa, istintiva, spinta da sentimenti assoluti. I rapporti familiari e affettivi, in particolare quello con il figlio affetto da poliomielite, emergono come centro emotivo della narrazione. Allo stesso tempo affiora la sua energia ribelle, il carattere irruente, quella voce che non accetta di tacere. “C’hai da rimette bocca su tutto”, le viene rimproverato, ma proprio da questa irrequietezza nasce la sua forza.

 

L’opera alterna i ricordi di Anna Magnani agli incontri con i personaggi che hanno attraversato la sua vita, ricostruendo un mosaico di relazioni e momenti che restituiscono il volto di una donna capace di sfidare convenzioni e limiti. Roma diventa la sua scena naturale: le strade, le piazze e i volti del popolo le fanno da cornice, trasformandosi in riflesso del suo mondo interiore.

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Tra cinema e teatro: la costruzione di Anna

Anna nasce da un percorso lungo, che affonda le radici nel lavoro teatrale di Monica Guerritore. Prima ancora del film, l’attrice aveva portato in scena letture pubbliche della sceneggiatura, esplorando la figura di Magnani come simbolo di autenticità. Questa origine teatrale segna profondamente la struttura del film, che conserva l’intensità e la concentrazione del palcoscenico pur trasportandole sul grande schermo.

 

Il racconto si sviluppa come una notte fuori dal tempo, in cui il linguaggio cinematografico si intreccia con quello della memoria. Ralenti, sovrimpressioni e cambi di tono visivo accompagnano il flusso dei pensieri della protagonista, creando un continuum tra passato e presente.

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Un film come specchio e riconoscimento

L’omaggio di Monica Guerritore alla sua Anna Magnani è anche un confronto tra due donne di temperamento forte, due interpreti che condividono la stessa idea di verità nell’arte. La regista non cerca di imitare la Magnani, ma di entrare nel suo mondo, di comprenderne la solitudine e la forza, trasformandole in racconto.
Ripetiamo le sue parole: “Anna mi ha indicato la strada”. Ciò che afferma Guerritore equivale a riconoscere in Anna Magnani la figura che le ha insegnato cosa significhi essere artista e donna. Con questo film, l’attrice restituisce alla sua maestra ideale la voce e la presenza di una notte che diventa emblema di libertà, passione e resistenza.

Anna è, così, il ritratto di una donna che non si è mai lasciata domare, e di un’altra che, raccontandola, ritrova se stessa.

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