Nell'edizione più politica e attuale della rassegna, il dramma della Palestina è emerso più volte. La regista tunisina ha ricordato la bambina uccisa dall'esercito israeliano protagonista del suo film: "La sua voce continuerà a risuonare finché giustizia non sarà fatta". I registi Leone d'Oro e d'Argento hanno fatto appello all'empatia. E il presidente di giuria ha risposto alle domande sulla scelta controversa fatta per il premio più importante
Quella che si è chiusa sabato 6 settembre è stata forse l’edizione della Mostra del Cinema di Venezia più politica e legata all’attualità di sempre. Le manifestazioni pro Palestina, le chiamate al boicottaggio per gli attori filo israeliani, la grandissima rilevanza di un film, The Voice of Hind Rajab, che racconta l’uccisione per mano dell’IDF di una bambina di sei anni, colpita mentre attendeva in auto soccorsi che non sarebbero mai arrivati.
Benedetta Porcaroli e Toni Servillo
E anche nei discorsi con cui i vincitori hanno accolto i loro premi, non potevano mancare riferimenti alla situazione di Gaza e citazioni della Global Sumud Flotilla in viaggio per portare aiuti alla popolazione sempre più piegata dalla fame e dalle uccisioni dell’esercito israeliano. Benedetta Porcaroli, nel ricevere il suo premio come migliore attrice nella sezione Orizzonti e Toni Servillo per la Coppa Volpi, si sono rivolti ai volontari che hanno preso il mare, ma anche il Leone d’Oro Jim Jarmusch e il Leone d’Argento – Gran Premio della Giuria Kaouther Ben Hania, regista di The Voice of Hind Rajab, hanno parlato della situazione in Palestina.
Kaouther Ben Hania
"La voce di Hind continuerà a risuonare finché giustizia non sarà fatta - ha detto Kaouther Ben Hania - crediamo tutti nel potere del cinema è quello che ci ha portato qui e ci dà il coraggio per raccontare storie che altrimenti sarebbero sepolte. Dedico il premio alla Mezzaluna Rossa palestinese e a coloro che rischiano per salvare vite a Gaza, veri eroi, cercando di ascoltare le grida di persone cui nessuno dà risposta. Il cinema non ci ridarà Hind, né può oscurare le atrocità commesse, ma può conservare la sua voce, affinché risuoni oltre i confini: la sua storia è tragicamente la storia di un intero popolo che sta subendo un genocidio inflitto dal regime israeliano che agisce con impunità. È la storia di un'emergenza: la madre e il fratellino di Hind sono ancora a Gaza, ancora in pericolo così come sono in pericolo le vite di moltissime madri, padri, bambini sotto lo stesso cielo pieno di bombe e paura. La sua è la voce dei piccoli del mondo che devono essere salvati: è una questione di giustizia e umanità, il mondo glielo deve". Kaouther Ben Hania ha riportato anche un messaggio della madre di Hind Rajab: "Spero che non si dimentichi il fatto che la storia di Hind è la storia di moltissimi bambini che devono essere salvati. Chiedo che questa situazione termini", che "la sua anima riposti in pace mentre coloro che l'hanno uccisa non riescano a riposare. Liberiamo la Palestina, grazie".
Benny Safdie e Jim Jarmusch
Oltre a ringraziare i suoi attori Dwayne Johnson ed Emily Blunt e tutta la troupe, Benny Safdie, regista di The Smashing Machine premiato col Leone d’Argento per la miglior regia, ha anche fatto riferimento all’importanza dell’empatia: “Devo ringraziare Mark Kerr, perché mi ha affidato la sua storia e volevo che questo film fosse un esercizio di empatia radicale, perché se riusciamo a empatizzare con qualcuno che sembra invincibile significa che possiamo empatizzare con chiunque e in questo momento l’empatia è più importante che mai. Penso sia qualcosa che tutti dobbiamo sforzarci di fare”.
E Jim Jarmusch, Leone d’Oro con Father Mother Sister Brother, gli ha fatto eco: ''Ho apprezzato le parole di rispetto all'empatia del mio conterraneo americano Benny Safdie – ha detto - qualcosa di cui non abbiamo colpa. L'arte non deve per forza parlare di politica per essere politica ma l'empatia è uno dei primi modi per affrontare questo mondo che stiamo vivendo''. In conferenza stampa, a chi gli ha chiesto se avrebbe fatto distribuire il suo film in Israele, ha risposto: "Ci sono persone in Israele molto belle, dallo spirito molto forte. Mi piacciono le persone che non sono seguaci di Netanyahu ma non mi piace dare giudizi o fare generalizzazioni, altrimenti non dovrei mostrare il mio film neppure in America che fa soldi vendendo armi". Poi ha chiosato: “Ma non sono qui per parlare di questo, con i miei film cerco di creare empatia tra le persone in piccoli modi, è il primo passo per creare una connessione reciproca".
Alexander Payne risponde alle polemiche sul Leone d'Oro
La scelta di assegnare il Leone d’Oro a Father Mother Siter Brother di Jim Jarmusch e non a The Voice of Hind Rajab di Kaouther Ben Hania, da molti considerato il favorito e capace di ricevere una ovazione di 24 minuti dopo la sua proiezione, ha destato non poche polemiche. Alexander Payne, presidente di giuria, ha risposto a diverse domande su questa scelta in conferenza stampa: “È l’aspetto più ingiusto del trovarsi a un festival, dover decidere che questo film è meglio di quell’altro quando non lo è”, ha detto. “Come giuria abbiamo apprezzato entrambi i film allo stesso modo, ciascuno per le sue ragioni, e a entrambi auguriamo una vita lunga e importante, sperando che i premi che gli abbiamo assegnato possano aiutarli”.
Payne ha aggiunto: “Forse se avessimo votato il giorno prima o quello dopo ci sarebbe stato un risultato diverso… Entrambi i film sono entrati ugualmente nei nostri cuori, e se uno dei due ha dovuto ricevere un premio al posto dell’altro è stato per lo 0,000001%”. Payne ha poi smentito la voce secondo cui un membro della sua giuria avrebbe minacciato di dimettersi in disaccordo con le decisioni prese: “Uno dei miei giurati ha minacciato di andarsene? Io l’ho fatto? No, qualcuno lo ha fatto? No. Lo sappiamo bene che non bisogna credere a tutto ciò che si legge online”.