MaXXXine, dal porno all’horror sognando Hollywood. La recensione del film con Mia Goth

Cinema
Paolo Nizza

Paolo Nizza

Dopo X: A Sexy Horror Story e Pearl, arriva al cinema dal 28 agosto il nuovo capitolo della trilogia firmata da Ti West. Tra citazioni di Psycho e omaggi a Lucio Fulci e Dario Argento, un giallo dalle sfumature slasher ambientato nella Los Angeles degli anni 80. Straordinaria la prova dell’attrice protagonista affiancata da Elizabeth Debicki, Michelle Monaghan, Bobby Cannavale, Lily Collins, Halsey, Kevin Bacon e Giancarlo Esposito

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È nata una stella. Perché pure nel firmamento horror è sovente una trilogia a guidare il Grande Carro nella cinematografica volta celeste. Con MaXXXine (nelle sale italiane a partire da mercoledì 28 agosto), l'attrice, modella e sceneggiatrice britannica di origine brasiliana e canadese mette in bacheca il triplete. La costellazione del cinema della paura ha la sua nuova regina. Una volitiva Scream Queen pronta a frantumare le regole dello slasher movie parimenti a un frullatore che sminuzza il ghiaccio in un frozen margarita. Se alla regia c’è Ti West non c’è trippa per gatti. O se c’è è quella usata da Mario Bava per Caltiki il mostro immortale, diretto da Riccardo Freda con lo pseudonimo di Robert Hamton. Dopo i porcelloni e arrapati anni Settanta di A Sexy Horror Story, l’abbacinante technicolor di uno svalvolato Mago di Oz che mangia l’anima, la smisurata ambizione di Peark, il cineasta Ti West ci trasporta nella Los Angeles degli anni Ottanta. Ma gli angeli si trasfigurano in demoni, niente scaldamuscoli, i neon illuminano una metropoli in cui impazza The Nigh Stalker, serial killer in fissa per Satana, noto all’anagrafe come Richard Ramirez. Il Sunset Boulevard tramonta in compagnia delle atmosfere aggressive di Repo Man - Il recuperatore. I marciapiedi della città sono crepati e le erbacce che crescono lungo le strade.

she's got Bette Davis eyes

In MaXXXIne, Bette Davies vive e lotta insieme a noi, a partire dai titoli di testa che ci offrono questa perla di saggezza vergata dalla protagonista di Eva contro Eva: "In questo mondo, finché non sarà conosciuto come un mostro, non sarà mai una star". Però devi avere gli occhi folli e bistrati di Baby Jane per portare a casa il risultato. Non importa che fine hai fatto, se alla fine canti con Kim Carnes, She'll let you take her home, it whets her appetite/She'll lay you on the throne, she got Bette Davis eyes/She'll take a tumble on you, roll you like you were dice/Until you come up blue, she's got Bette Davis eyes. E quando Mia Goth cammina sicura e insolente con la sua vartisty jacket verde con la scritta "State Champs" il mondo è ai suoi piedi.

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Da pornostar a scream queen, ma sempre con l'X Factor

Sopravvissuta alla macelleria texana datata 1979, Maxine Minx continua a pippare cocaina e a salmodiare il mantra: non accetterò mai una vita che non merito. Al netto dell’euforia generata dalla bamba, la ragazza possiede davvero l’X Factor, compiuti i 33 anni, le donne nel cinema hard invecchiano come il pane non come il vino. Tocca, quindi reinventarsi magari con una parte in una pellicola grondante sangue e Jump scare, in fondo pure Jamie Lee Curtis, John Travolta e Demi Moore e Brooke Shield hanno iniziato con l’horror, sicché, la pornostar è decisa a spegnere le luci rosse e ad accogliere le ombre di The Puritan II, sequel dal coté demoniaco. Ma la vita, alla fine, parimenti a una prostituta non ti bacia mai sulla bocca e ti chiede sempre il conto. Sotto forma di un VHS il passato si manifesta più inquietante dello shakespeariano spettro di Banquo. E Maxine rischia di perdere la nuova carriera e financo la ghirba. Perché Hollywood può farti morire.

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Un calcio agli stereoripi

Il personaggio di Maxine e la lentigginosa nemesi del viscido produttore che sussurra nell’orecchio della giovane promessa: "Piccola farò di te una stella", una sorta di volitiva pretty Woman, sovente su di giri che non necessità di nessun maschio alfa milionario per cambiare vita e carriera. Novella amazzone, passeggia sulla walk of fame e schiaccia la sigaretta sulla stella a inque punte in ottone di Theda Bara (addio femme fatale: non ci rivedremo). Allo stesso modo calpesta l’apparato genitale di un molesto cosplayer di Buster Keaton. Dopo il trattamento, l’aspirante stupratore si trasformerà nell’uomo (meglio ex) che non ride mai. Ma il film Maxxxine prende a calci anche gli stereotipi della blonde bimba, sempre pronta ad aprire la porta sbaglia, a correre nella direzione errata, a pronunciare il malaugurante “andrà tutto bene". Perché i corrivi cliché del cinema horror nuocciono gravemente alla salute del genere.

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Contro l'america puritana

MaXXXiine sbertuccia Ronald Reagan, la moral majority e l’edonismo d’accatto, quell’America che già negli anni 80 sognava di tornare grande. Una nazione ipocrita che brama una gigantesca autodafé per la musica rock, l’heavy Metal e pure Prince, Madonna e Cindy Lauper Hollywood è una Sodoma destinata a scomparite in virtù del castigo divino. Ma il vizio alberga nel fanatismo religioso a qualsivoglia latitudine: senza salire in cattedra il film di Ti West è una fiammeggiante cartina di tornasole per comprendere certe derive sessuofobiche che impazzano pure negli anni duemila. Non a caso si cita Psychol nel Motel Bates continua ad albergare il male di ogni repressione del desiderio. E tra guanti e cappella usciti da Profondo rosso, Peep show degni di Hardcore di Paul Schrader. Ancora una volta il diavolo fa i coperchi ma non le pentole. Il successo può far perdere la testa, soprattutto se a romperti le uova nel paniere e un investigatore privato laido quanto l’infernale Quinlan.

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A star is born

Ma il film di Ti West non è un irrilevante citarsi addosso, anzi è un omaggio ai migliori horror della nostra vita. Con Elizabeth Debicki, nei panni di una regista con gli stivali, Giancarlo Esposito, in quelli di un agente cinematografico con licenza di uccidere, e un appetitoso cameo di Lily Collins, la star di Emily in Paris, Maxxxine è il travolgente capitolo finale di una trilogia originale e perturbante  Mia Goth è una stella polare e danzante (da antologia la scena in cui al ritmo di Welcome to the Pleasuredome dei Frankie Goes to Hollywood, balla acchittata come di Dale Bozzio sulla copertina dell’album Spring Session M dei Missing Persons). Un astro nascente che ci guida verso un genere che forse ha ritrovato l’isola che non c’è.

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