Il mestiere del successo: Case discografiche. Lo Speciale
MusicaLo speciale andato in onda domenica 1 giugno alle 21.00 su Sky Tg24. Più di 100mila canzoni uploadate al giorno in tutto il mondo, l’arrivo del digitale e poi l’intelligenza artificiale, una società che corre e che cambia, così come cambiano la musica e le sue regole, per capire cosa significhi oggi lavorare nell’industria musicale abbiamo deciso di intraprendere un viaggio “off stage”.
Lo Speciale
Perché c’è chi ce la fa e chi no? E ancora, perché c’è chi raggiunge la notorietà grazie a una hit ma poi si perde tra le mille proposte, e chi invece gode dell’affetto del pubblico per decenni?
Oltre al talento e a una buona dose di fortuna, c’è di più? Conta esclusivamente essere dei bravi artisti, avere qualcosa da dire? Chi si occupa di tutto ciò che è creatività, ma non solo?
Qual è, se c’è, il confine tra business e arte? Il successo, dar vita al successo, far durare il successo: è un mestiere?
Per cercare di dare risposta a questi quesiti in ambito musicale, ci siamo messi sul tracciato di chi lavora dietro le quinte, di chi anticipa anche in modo visionario e costruisce un percorso artistico, una sorta di walk of fame a ritroso.
Prima tappa: le case discografiche, anche se c’è chi, giustamente, ci ha fatto notare che già la dicitura “case discografiche” può suonare un po’ obsoleta, quasi superata.
Noi, però, non vogliamo rinunciare a quel romanticismo, a quella storia che racconta anche di vinili, di musicassette, di sogni, di tanta passione e di una vera e propria magia che si chiama musica.
Case discografiche
Ci hanno aperto le porte dei loro quartier generali le major Sony Music Italy, Universal Music Italia, Warner Music Italy e poi due tra le più importanti case indipendenti: Carosello Records e Sugar Music.
Abbiamo parlato con i rispettivi Presidenti-CEO e Direttori Generali (Andrea Rosi, Alessandro Massara, Pico Cibelli, Dario Giovannini e Filippo Sugar) per capire di cosa si occupa oggi una casa discografica, quali e quanti aspetti vengano trattati e gestiti, e come il lavoro e l’approccio siano cambiati con l’avvento del digitale e dello streaming.
Tutti d’accordo nell’affermare che gli artisti e la loro creatività siano i protagonisti, mentre il loro è un lavoro da farsi a riflettori spenti, avendo sempre come obiettivo il meglio per la canzone, l’album e l’autore da loro assistito.
Fare un passo indietro rispetto alle luci della ribalta sembra essere quasi un mantra: quello, sottolineano, è il posto del cantante, del cantautore, del musicista. L’ego può essere un nemico per coloro che lavorano nelle retrovie.
Ovviamente non sono una Onlus: i numeri contano. Il campo su cui “giocare” non è più il negozio di dischi, ma il tempo delle persone che ascoltano musica. Così come il tempo è fondamentale sia nella produzione che nella creatività, con le sue sfaccettature e le sue sfumature.
Le cinque etichette, di cui siamo stati ospiti, hanno tutte una gloriosa storia alle spalle. Si occupano anche di cataloghi internazionali, ma soprattutto dei grandi nomi della musica italiana: quei nomi che svettano in classifica, vincono il Festival di Sanremo e riempiono gli stadi con i loro live.
In anni in cui sono tantissimi i giovani che vogliono fare musica e che, grazie alle nuove tecnologie, possono farla anche in autoproduzione, cosa fa la differenza?
Perché un talento ce la fa e un altro rimane tra le mura della cosiddetta “cameretta”? E soprattutto, qual è il ruolo delle case discografiche in questa nuova era, fatta — sembrerebbe — più di byte e mega che di genio umano?
Dopo la realizzazione di questo approfondimento, una cosa ci appare chiara: nulla ancora può e deve sostituire il talento e la creatività.
Abbiamo ragionato con i nostri interlocutori sul gap di genere, sulla ricerca della hit e su quali siano i principi cardine su cui si fonda il loro lavoro. All’unisono, la risposta è stata: passione.
Abbiamo chiesto se il loro sia il mestiere del successo e anche qui la risposta è stata una per tutti: “Noi costruiamo carriere”.